Uno stormo di pesci zebra è formato da tre individui, un numero che garantisce loro la sicurezza grazie al comportamento di scuola che li protegge dai predatori. Questo è il risultato di uno studio condotto da ricercatori che hanno esaminato da vicino il modo in cui questi pesci interagiscono tra loro.
Contrariamente a quanto si possa pensare, due pesci zebra non riescono a formare lo stesso tipo di coordinazione e protezione che caratterizza un gruppo di tre. Questo perché il pesce individuale che conta è uno dei tre, mentre due pesci agiscono in modo più disordinato.
La sicurezza per i pesci zebra risiede nella folla, dove il comportamento di scuola rende difficile ai predatori catturarli. Gli esseri umani, ad esempio, possono riuscire a catturarli con le reti, ma per altri predatori è molto più complicato.
Lo studio ha coinvolto l’utilizzo di telecamere sincronizzate in un acquario per tracciare i movimenti dei pesci in tre dimensioni. Con 50 pesci zebra nel serbatoio, è emerso che la formazione di scuola è una strategia di sopravvivenza efficace.
Il team di ricerca ha scoperto che anche gruppi più piccoli, come quelli composti da quattro o tre pesci zebra, mostrano la stessa coordinazione di un gruppo più grande. Tuttavia, due pesci da soli non riescono a replicare lo stesso livello di interazione.
Studiando da vicino il comportamento di sottopopolazioni di pesci contrassegnati all’interno di un gruppo più ampio, i ricercatori hanno osservato che i pesci interagiscono principalmente con i loro vicini più prossimi. Questo suggerisce che la percezione del gruppo come un’entità coesa è fondamentale per la coordinazione.
Il professor C. Patrick Royall, autore principale dello studio, ha sottolineato l’importanza di comprendere i numeri minimi necessari per la formazione di scuole di pesci. Ha anche suggerito che altre specie, come i pesci rossi e le sardine, potrebbero essere oggetto di studi simili.
Il team di ricerca ha notato che i movimenti di gruppo dei pesci zebra assomigliano a quelli dei moscerini, ma sono diversi da quelli delle stornellate, dove un cambiamento individuale può propagarsi attraverso lo stormo. Queste differenze potrebbero rivelare informazioni preziose sul comportamento sociale degli animali.
Il progetto di ricerca si propone di estendere queste analisi anche ad altri animali, come gli uccelli e gli insetti, per individuare eventuali modelli comuni di comportamento di gruppo. Questo potrebbe portare a una maggiore comprensione delle dinamiche sociali animali e, potenzialmente, umane.
Il professor Hartmut Löwen, co-autore dello studio, ha sottolineato l’importanza di queste ricerche anche per prevenire situazioni di sovraffollamento potenzialmente pericolose, come quelle che si verificano durante raduni di massa.
Lo studio completo è disponibile su Nature Communications e potrebbe aprire nuove prospettive sulla comprensione del comportamento sociale degli animali, inclusi gli esseri umani.
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