Squali Giganti del Cretaceo: Il Mistero di Ptychodus Svelato

Squali Giganti del Cretaceo: Il Mistero di Ptychodus Svelato
None (Frederik Spindler)

Fossili straordinariamente conservati di un gruppo estinto di squali giganti sono stati recentemente rinvenuti in Messico, aprendo la strada alla risoluzione di antichi enigmi riguardanti la loro morfologia, dieta e posizionamento nell’albero evolutivo degli squali.

Il genere Ptychodus, appartenente al periodo Albiano-Campaniano del Cretaceo (circa 105-75 milioni di anni fa), comprende almeno 16 specie di squali di dimensioni gigantesche, fino a 10 metri, diffusi in tutti i continenti tranne l’Antartide. Descritto per la prima volta nel lontano 1729, Ptychodus rimane uno dei più enigmatici elasmobranchi fossili, una categoria che include squali, razze e razze.

Sebbene siano stati rinvenuti numerosi denti singolari, i fossili più dettagliati, comprendenti parti craniche e post-craniche, sono estremamente rari, e esemplari completi non erano mai stati documentati fino ad ora.

Tuttavia, un recente studio ha portato alla luce esemplari completi e articolati del Cretaceo superiore in Messico, inclusa un’outline corporea conservata, fornendo preziose informazioni su Ptychodus e il suo enigmatico stile di vita.

Le analisi filogenetiche ed ecomorfologiche hanno confermato che Ptychodus era un gigante, con una lunghezza corporea massima stimata di 9,7 metri e una lunghezza della mascella di 1,9 metri, rendendolo probabilmente il più grande squalo durofago mai esistito.

Dente di Ptychodus
Dente di Ptychodus
Vullo et al., Atti B, 2024

Questo elasmobranco elusivo era anche un predatore veloce, appartenente al gruppo degli squali mako, noto per la sua velocità e agilità. Ptychodus occupava una nicchia predatoria specializzata precedentemente sconosciuta tra gli elasmobranchi fossili ed esistenti.

Esemplari completamente articolati di Ptychodus dal Cretaceo superiore precoce
Completamente articolato
Vullo et al., Atti B, 2024

La recente scoperta in Messico ha messo in discussione l’ipotesi diffusa che Ptychodus fosse un gruppo di squali che vivevano sul fondo marino e si nutrivano principalmente di invertebrati bentonici. Gli autori dello studio suggeriscono che Ptychodus preferisse prede con gusci duri come ammoniti e tartarughe marine.

Il team di ricerca ha anche avanzato ipotesi sulla possibile causa dell’estinzione di Ptychodus durante il Campaniano, 10 milioni di anni prima dell’evento di estinzione Cretaceo-Paleogene. Si ritiene che la competizione con i mosasauri emergenti, predatori con denti schiaccianti che si nutrivano delle stesse prede di Ptychodus, abbia potuto contribuire al suo declino e alla sua scomparsa.

Lo studio dettagliato su Ptychodus è stato pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, gettando nuova luce su uno degli enigmi più affascinanti della paleontologia marina.

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