Scoperte due gigantesche ‘macchie’ nel mantello terrestre

Per gli esperti: ”Potrebbero spiegare la strana geologia dell’Africa”.

Nelle profondità del mantello terrestre, ci sono due chiazze giganti: una si trova sotto l’Africa, mentre l’altra è quasi esattamente di fronte alla prima, al di sotto dell’Oceano Pacifico. Questi due ”blob” non sono esattamente simili. Una nuova ricerca ha rilevato che la macchia al di sotto dell’Africa si estenda molto più vicino alla superficie, ed è più instabile, rispetto alla macchia del Pacifico. Questa differenza potrebbe aiutare a spiegare perché la crosta al sotto dell’Africa è stata sollevata verso l’alto e perché il continente abbia registrato così tante eruzioni di supervulcani nel corso di centinaia di milioni di anni. “Questa instabilità può avere molte implicazioni per la tettonica di superficie, ma anche per terremoti ed eruzioni supervulcaniche“, ha affermato Qian Yuan, geologo presso l’Arizona State University (ASU) che ha guidato la ricerca. I blob del mantello sono noti come “grandi aree a bassa velocità d’onda di taglio” o LLSVP. Ciò significa che le onde sismiche, generate dai terremoti, quando viaggiano attraverso queste zone del mantello profondo, rallentano. Questa decelerazione indica che c’è ‘‘qualcosa di diverso” nel mantello in questo punto, come la densità o la temperatura, o entrambe. Gli scienziati non sono sicuri dell’origine di queste due macchie del mantello, ma ci sono due ipotesi, attualmente più popolari. Uno è che sono costituite da accumuli di crosta che sono stati subdotti dalla superficie terrestre alle profondità del mantello, un’altra è che si tratti di resti di un oceano di magma che potrebbe essere esistito nel mantello inferiore durante la prima parte dell’evoluzione della Terra. Quando questo oceano di magma, che si è raffreddato e cristallizzato, potrebbe aver lasciato aree più dense del resto del mantello. Studi precedenti avevano suggerito che questi due blob potrebbero non essere nati allo stesso modo, ha spiegato Yuan, ma nessuna di questa ricerca aveva utilizzato set di dati globali che potessero facilmente confrontare le due formazioni. Grazie a 17 set di dati di onde sismiche, gli studiosi hanno determinato l’altezza di ciascun blob scoprendo come quello africano si estenda per circa 1.000 chilometri più in alto del blob del Pacifico, una differenza pari a 113 Everest messi l’uno sull’altro.

Meet 'The Blobs': Two Continent-Size Mountains in Earth's Deep Mantle That  Nobody Understands | Live Science

I ricercatori hanno quindi utilizzato la modellazione al computer per capire quali caratteristiche di queste strane formazioni potrebbero spiegarne le differenze. La densità delle macchie stesse e la viscosità del mantello circostante rappresentano gli elementi di maggiore difformità. È molto probabile che la macchia del Pacifico risulti meno densa, secondo Yuan. “Perché è anche instabile“, ha detto. Il blob africano è ancora lontano dalla crosta terrestre – il mantello è spesso 2.900 chilometri in totale, ma l’instabilità di questa struttura profonda potrebbe avere implicazioni per la superficie del pianeta. Gli LLSVP possono essere una fonte di pennacchi caldi di materiale che dal mantello salgono verso l’alto. Questi pennacchi, a loro volta, potrebbero causare eruzioni di supervulcani, sconvolgimenti tettonici e forse anche disgregazione continentali. Il blob africano “è molto vicino alla superficie, quindi c’è la possibilità che un grande pennacchio di mantello possa sollevarsi provocare più terremoti ed eruzioni di supervulcani“, ha spiegato Yuan. Questi processi si verificano nel corso di molti milioni di anni e sono in corso in Africa. E sembra esserci una connessione tra il blob africano e le grandi eruzioni, un articolo del 2010, pubblicato sulla rivista Nature, ha rilevato come, negli ultimi 320 milioni di anni, l’80% delle kimberliti, o enormi eruzioni di roccia del mantello che portano i diamanti in superficie, si sono verificate proprio oltre il confine del blob africano. Ora l’obbiettivo degli esperti è capire le origini delle due formazioni. Sebbene questi risultati non siano stati ancora pubblicati in una rivista sottoposta a revisione paritaria, i ricercatori hanno presentato i risultati alla 52esima conferenza di Scienze Lunari e Planetarie nel marzo 2021. Nella ricerca gli esperti hanno suggerito che le macchie potrebbero essere i resti dell’oggetto, delle dimensioni di un pianeta, che si è schiantato sulla Terra circa 4,5 miliardi di anni fa portando alla formazione della Luna.

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