Qual è il ruolo del microbiota intestinale nell’infezione da coronavirus?

Non sottovalutate il ruolo dell’intestino nell’infezione da coronavirus. Sebbene le manifestazioni più spaventose di Covid-19 siano quelle respiratorie (negli adulti, ma la tendenza cambia nei bambini), l’intestino e in particolare il suo microbiota potrebbero avere un ruolo importante nella modulazione delle risposte infiammatorie e dunque sulla prognosi. Lo hanno sostenuto fin dalle prime fasi della pandemia i medici cinesi e diversi studi internazionali puntano in questa direzione. La ricerca più recente, appena pubblicata sulla rivista Gut, osserva una forte associazione tra alcuni ceppi batterici intestinali e i livelli di citochine e altre molecole infiammatorie, correlata alla gravità della malattia.

Lo studio

L’analisi svolta dall’Università di Pechino ha coinvolto 100 pazienti ricoverati per Covid-19 in due ospedali di Hong Kong tra febbraio e marzo 2020. I ricercatori hanno raccolto le cartelle cliniche, le analisi del sangue e i campioni di feci per l’analisi del microbiota intestinale e hanno confrontato i risultati con quelli di 78 persone sane facenti parte di uno studio del microbiota partito prima della pandemia.

Il microbiota dell’infiammazione

Gli scienziati hanno notato che rispetto al gruppo di controllo il microbiota dei pazienti Covid-19 aveva una composizione caratteristica: specie batteriche come Ruminococcus gnavus, Ruminococcus torques e Bacteroides dorei erano più presenti, mentre specie come Bifidobacterium adolescentis, Faecalibacterium prausnitzii ed Eubacterium rectale erano meno rappresentate.

Questa configurazione, inoltre, sembrava estremizzarsi in relazione alla gravità della malattia, e quindi all’aumentare di biomarcatori dell’infiammazione come citochine e interferoni, e di proteina C reattiva.

Dal momento che è noto che il microbiota intestinale svolga un ruolo significativo nella modulazione delle risposte infiammatorie e che disbiosi (cioè alterazioni della composizione del microbiota intestinale) simili si associano ad altri tipi di infezioni anche respiratorie, secondo gli autori “questi risultati suggeriscono che la composizione del microbiota intestinale possa essere associata all’entità della risposta immunitaria a Covid-19 e al conseguente danno tissutale, e quindi potrebbe svolgere un ruolo nella regolazione della gravità della malattia“.

Attenzione, però, quella dei ricercatori rimane per il momento un’ipotesi. Lo studio infatti è di tipo osservazionale e non può stabilire un nesso di causa-effetto. Gli scienziati non hanno avuto a disposizione informazioni sulla composizione del microbiota intestinale dei pazienti Covid precedenti all’infezione e pertanto non è ancora possibile dire se una determinata composizione del microbiota predisponga a una forma più grave di Covid-19 o se la disbiosi sia conseguenza dell’infezione.

Microbiota e Long Covid

Gli autori, tuttavia, hanno notato anche che la disbiosi dei alcuni pazienti Covid coinvolti nella ricerca si è protratta per almeno un mese dopo l’eliminazione di Sars-Cov-2 dall’organismo, il che potrebbe essere una spiegazione del perché certi sintomi  (come affaticamento, dispnea  dolore articolare) possano persistere per lungo tempo nelle persone considerate guarite.

Fonte: Gut

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