Qual è il limite di amici che possiamo avere?

Secondo l’antropologo evoluzionista Robin Dunbar il numero magico è 150. Non possiamo avere più amici di così (Facebook non conta: parliamo di relazioni stabili). Eppure, anche se è affascinante – o quanto meno curioso – credere che ci sia un limite, le cose sarebbero molto più complicate. Non ci sarebbe di fatto nessun numero magico: calcolarlo non si può. Troppe le variabili in gioco e la biologia c’entra poco. A raccontare tutto questo, rimettendo in discussione la teoria di Dunbar, è un nuovo studio dell’Università di Stoccolma pubblicato sulla rivista Biology Letters, secondo cui un limite cognitivo sulle dimensioni dei gruppi umani non può essere derivato in questo modo.

Ma di quale modo parliamo? Da dove viene questo numero? L’antropologo Dunbar l’ha calcolato mettendo in relazione le dimensioni della neocrteccia dei primati con la grandezza dei loro gruppi di appartenenza ed estrapolando i risultati per l’essere umano. Centoocinquanta sarebbe così un numero limite per mantenere relazioni di qualità. Costituirebbe un limite per l’abilità degli esseri umani di riconoscersi e di tenere traccia degli avvenimenti emotivi di tutte le persone che ne fanno parte. Considera solo le persone che un individuo conosce e con cui è a contatto, anche se è stato utilizzato negli studi sui social network e le aziende lo tengono presente per il dimensionamento dei propri uffici. Ma secondo il nuovo studio non è sarebbe affatto così.

“I cervelli di altri primati non gestiscono le informazioni esattamente come fanno i cervelli umani, e la loro socialità è spiegata principalmente da altri fattori oltre al cervello, come ciò che mangiano e chi sono i loro predatori” ha spiegato Patrik Lindenfors dell’Università di Stoccolma, uno degli autori. “Gli esseri umani sonno piuttosto variabili nelle dimensioni dei loro social network”.

Il team di scienziati ha verificato se esiste un supporto statistico al numero magico, con quale precisione. Quando hanno ripetuto le analisi di Dunbar, stimando le dimensioni dei gruppi umani utilizzando l’analisi bayesiana e studi filogenetici comparativi sui cervelli dei primati, i risultati ottenuti erano in media molto inferiori a 150, con valori compresi tra 69–109 e 16–42 a seconda del modello usato. Ma il punto era un altro:i grandissimi intervalli di confidenza al 95% (4–520 e 2–336, rispettivamente) rendendo di fatto inutile specificare qualsiasi numero.

Secondo gli autori sarebbe dunque riduttivo dedurre il numero di relazioni sociali stabili solo dalle dimensioni del cervello, in quanto esistono molte più variabili che lo influenzano come i fattori socio-ecologici e culturali, concludendo che “l’unicità del pensiero umano e le osservazioni empiriche indicano che non esiste un limite cognitivo rigido alla socialità umana”.

Riferimenti: Biology Letters

Credis immagine: Chang Duong on Unsplash

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