Petra

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| Petra | un po’ di storia | il tour |
| La tomba degli obelischi – case del Djin | il Siq |
| il Tesoro del Faraone – la leggenda |
| il Teatro – Tombe Reali | il Monastero |
| Trekking da Little Petra a Petra | Wadi Rum, la valle della Luna |
| conclusione |

 Ad Deir – il Monastero

Lo so che sapete tutto di Petra, forse l’avete anche visitata.  Ma forse qualcosa vi è sfuggito.

Seminascosta nel paesaggio spazzato dal vento della Giordania meridionale, è uno dei più celebri siti dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Proclamata una delle ‘Sette Nuove Meraviglie del Mondo’.

Tanto per cominciare diciamo subito che Petra non pone i problemi sui misteri che circondano i siti megalitici in merito alla loro tecnica di costruzione e il trasporto per migliaia di chilometri di massi pesanti oltre 200 tonnellate.

Le tombe di Petra sono scavate nei canaloni e sui fronti rocciosi delle montagne, mentre l’area urbana, a causa della mancanza di vegetazione, è caratterizzata da un vasto affioramento di pietrame derivante dal crollo degli alzati degli edifici, sicché roccia e pietre sono visibili in ogni punto.
Le costruzioni funerarie sono in gran parte ricavate nell’arenaria policroma di età paleozoica, una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall’accumulo di piccoli granelli di sabbia. Il risultato di questo processo è una roccia coerente e resistente, ma al contempo facile da scavare.
Una caratteristica particolare di queste arenarie è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di consolidamento.
L’ingresso della città è un antico letto fluviale, una profonda gola tagliata nelle alte pareti di arenaria che venne trasformata in trincea viaria deviando altrove il corso del torrente.

Un po’ di storia

Le radici storiche dell’area di Petra sono ancora oggi oggetto di dibattito.
Alcune ceramiche rinvenute fanno risalire la costruzione al secondo secolo avanti Cristo, quando l’area era la capitale dei Nabatei (mercanti dell’antica Arabia), che iniziarono la costruzione degli edifici che hanno reso famosa Petra in tutto il mondo, per arrivare poi al suo abbandono nel VII secolo d.C.
Gli unici scrittori che documentano la condizione di Petra in questo periodo sono Diodoro Siculo e Strabone, le cui narrazioni testimoniano la grande ricchezza che questo popolo ricavava dal commercio carovaniero tra Asia ed Europa, ma non concordano sul loro modo di vivere, descrivendoli sia come sedentari sia come nomadi, ora come cittadini ora come contadini.

Provenienti dall’Arabia antica, i Nabatei furono un popolo all’avanguardia dal punto di vista dell’intelligenza tecnologica.
Ancor oggi sono visibili impianti destinati a raccogliere e a distribuire l’acqua superando i forti dislivelli del terreno, in particolare sbarramenti, tunnel e cisterne, a cielo aperto e sotterranee, con cui costruirono un vero e proprio acquedotto: raccogliendo le poche piogge stagionali che davano tregua alla costante siccità, riuscirono a ridistribuire le risorse idriche alla città prosperando a lungo.

Petra fu soggetta per un certo periodo al dominio romano: le tracce di questo passaggio si leggono oggi soprattutto nella strada delle colonne, la via principale della città, costruita dopo la conquista del 106 d.C. secondo il modello urbanistico romano, scandita da grandi colonne di arenaria. In fondo della strada la Porta traiana indicava la fine del quartiere commerciale e l’inizio dell’area destinata ai culti.

Il tour

Se avete intenzione di visitare Petra mettetevi in testa due cose: un giorno non basta e non vi stancate nel camminare: c’è tanta roba da vedere sparpagliata lungo un lungo percorso.
A Petra si accede dal Visitor Center pagando il biglietto. Una volta entrati, ci si incammina lungo la strada che si insinua fra le alte rocce del Siq, il canyon che conduce nel cuore di Petra, e che si fa ad ogni passo più stretta: in alcuni punti non vi sono più di 2 metri fra una parete e l’altra. Si può procedere a piedi, ma anche con cammelli e somari.
All’uscita dal Siq vi troverete di fronte la facciata della Tesoreria. Proseguendo lungo la via delle Facciate vi imbattete nel Teatro, e le Tombe dei Reali, quindi la via del Colonnato. Proseguendo lungo il sentiero del Monastero siete arrivati al maestoso Monastero col fiatone e il cuore in gola, ma con almeno 500 foto scattate.

La tomba degli obelischi – case del Djin

Prima di arrivare al Siq, alcune rocce sparse introducono la monumentale città dei Nabatei. Enormi forme cubiche tagliate con i vivaci colori dell’arenaria, scolpite con motivi in bassorilievo. Vi sono quelle che vengono chiamate Case del Djinn, ovvero case dello spirito: tre monumenti massicci che potrebbero essere tombe o templi dedicati alla divinità nabatea Dushara.

La tomba degli obelischi con il Triclinio di Bab as-Siq è la prima vera bellezza che si incontra, il primo monumento che caratterizza Petra. Scolpita nella roccia, che qui è chiara, ha quattro obelischi che decorano la parte superiore della facciata. Al centro vi è rappresentata una figura antropomorfa, oggi erosa dalle intemperie, attorniata dai quattro obelischi, che nell’insieme rappresentano le cinque persone sepolte nella tomba. I Nabatei adottarono l’obelisco dagli Egizi e lo utilizzarono come simbolo funerario.

Il Siq

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Il Siq ed è una gola di oltre un chilometro con pareti di roccia alte più di 200 metri che termina con lo scorcio mozzafiato sulla facciata.

È un viaggio serpeggiante nel cuore della montagna, una processione mistica e rigorosamente lenta attraverso secoli di storia che porta dritti alla fonte dello stupore.
Un viaggio in una fessura che contiene tombe e templi scavati nelle pareti di arenaria rosa, da cui deriva il suo nome “Città rosa”.

Lungo il Siq vi è un certo numero di locali sotterranei la cui funzione non è stata ancora chiarita. La possibilità che siano state tombe è stata esclusa e gli archeologi trovano difficile credere che fossero abitazioni. Secondo la maggioranza sarebbero stati dei rifugi delle guardie che difendevano l’ingresso principale di Petra

Il Tesoro del Faraone

Alla fine di questo incredibile percorso, che oltre che a piedi si può percorrere a cavallo o a dorso di asinelli, si sbuca in un ampio spiazzo dove improvvisamente ci si trova davanti uno dei più bei monumenti dell’intero sito di Petra, il Khasneh al Faroun o Tesoro del Faraone, la cui facciata è incisa nella roccia e che presenta l’ingresso di un’unica stanza, vuota.

La leggenda.
Secondo la leggenda, un faraone egizio, impegnato in una dura guerra con gli israeliti, nascose qui le sue ricchezze, precisamente nell’urna che vedi al centro della facciata.
In realtà la facciata della Tesoreria è “solo” la tomba del re nabateo Aretas III e anche al suo interno non aspettare di trovarci granché. Alla faccia di tutte le leggende, però, il vero tesoro sta tutto lì, nella perfezione della roccia scolpita dalla mano dell’uomo.

Il Teatrotombe dei Reali

Passato il Siq, e visitato il monumento del Tesoro c’è il Teatro . Il Teatro di Petra fu edificato dai Nabatei oltre due millenni fa, nel classico intaglio in pietra che caratterizza la maggior parte delle attrazioni monumentali che rendono famosa Petra a livello mondiale.
Dopo la conquista romana, nel 106 a.C, il teatro fu ampliato per un’accoglienza di circa 8000 spettatori. Questo ha comportato la distruzione delle tombe preesistenti su cui era stato edificata l’opera sin dall’epoca nabatea.

La strada si allarga e ai lati si allungano più di quaranta Tombe Reali di architettura assira e scavate nella roccia rossa. Di queste tombe, una ha la caratteristica di avere la camera mortuaria al piano superiore, mentre una seconda non è scavata nella roccia, ma è sormontata da una struttura simile ad un ziggurat, ovvero è caratterizzata da sette gradini che simboleggiano i sette livelli per raggiungere il più alto paradiso. 
È bello entrare nelle tombe e osservare il panorama sulla città. Si vede la zona centrale di Petra: immensa. Con un po’ di fantasia si può davvero immaginare cosa doveva essere questa città: le bancarelle, gli asinari ed i cammelli simbolo del commercio di oggi posso aiutare in questa ricostruzione di fantasia.

Il Monastero

Se alzi lo sguardo verso le colline di Petra, trovi il Monastero, un edificio anch’esso cesellato nella montagna, molto più grande della “facciata” e costruito tra il II e il I secolo a.C. per ospitare le spoglie del re nabateo Obotas. In lontananza su di un piccolo altopiano si intravede un modesto santuario. Lì si dice sia sepolto Arum, il fratello di Mosè.

Per arrivare al Monastero bisogna percorrere un lungo sentiero tutto in salita. il sentiero del Monastero.
Sono 800 gli scalini per arrivare al Monastero. Gradini scavati nella roccia, a volte consumati e un po’ sconnessi, altre ben riparati.  
Il Monastero è grandissimo, bello e impressionante
.

Quarantacinque metri di larghezza per cinquanta di altezza. Era un tempio per fedeli e sacerdoti, ma fu anche una tomba.
Le persone che sono davanti, da lontano, appaiono così piccine.

Avvicinatisi, è impressionante guardarlo dal basso mentre ancora ben conservato si erge verso l’alto. Il Monastero è piuttosto lontano da raggiungere, ma ne vale la pena a leggere chi ci è stato.
Per arrivare in cima occorrono circa 45 minuti, percorrendo salite e scalinate. Quindi gambe in spalla e non perdetevi d’animo.!

Trekking da Little Petra a Petra: l’ingresso a Petra dalla porta sul retro.

Visitare Petra significa immergersi nella storia di un luogo straordinario, fatto di incredibili monumenti scavate nelle gole di roccia.
Ma significa anche entrare in un luogo estremamente affollato, ovviamente pieno di turisti e di venditori ambulanti con le loro bancarelle. Se volete evitare tutto ciò, il sentiero di trekking da Little Petra a al Monastero vi permetterà di raggiungere questo splendido sito archeologico in splendida solitudine e lontani dalla folla.

Solitamente, infatti, l’ingresso principale a Petra al centro visitatori di Wadi Musa la città edificata vicino al sito. Da qui si raggiunge a piedi il Tesoro tramite l’affollato sentiero del Siq.

Piccola Petra invece situata a circa un quarto d’ora da Wadi Musa costituisce la porta d’accesso al sentiero del Siq fino al Tesoro.

Circa 8 chilometri a nord di Wadi Musa, una breve strada a ovest conduce al piccolo parcheggio non asfaltato dal quale si apre un canyon nella facciata rocciosa a sud-ovest ovest. Ci potete andare con un’auto noleggiata.
Il suo nome, letteralmente “canyon freddo” perchè non ci batte mai il sole. Il canyon si allarga dopo 400 metri per poi ristringersi di nuovo per altri 50 m, portando ad un’altra area aperta più piccola con numerose aree scoprite.

All’estremità occidentale del canyon una serie di gradini conducono alla cima della roccia da cui si vede l’intera regione di Petra. Un sentiero a piedi poco frequentato porta da lì ad Ad-Deir a Petra a 6 km a sud-ovest.

Tempo di percorrenza 4-5 ore per arrivare fino all’ingresso di Petra a Wadi Musa considerando varie soste e pranzo al sacco. Difficoltà medio/moderato. Il sentiero non presenta molte difficoltà. Si snoda tra strade sterrate nella prima parte e un sentiero scavato nella roccia nel tratto per arrivare al Monastero. Da qui in poi un tratto tutto in salita agevolato però da numerose scalinate fatte di gradini scavati nella roccia per una pendenza di circa 200 metri.
Per sicurezza conviene scaricare una applicazione per visualizzare la traccia Gps.

Wadi Rum, la valle della Luna

Al sud della Giordania, a 2 ore da Petra e a 1 ora da Aqaba, il deserto del Wadi Rum 

Il deserto del Wadi Rum è uno dei più belli del pianeta, fidatevi. Persino Lawrence d’Arabia lo definì “echeggiante e simile ad una divinità”. E in effetti, maestosi altopiani, ampie vallate sabbiose e rocce verticali dai colori cangianti rendono questo luogo un vero gioiello da scoprire. Non solo per i paesaggi: il Wadi Rum (che significa “valle alta”) accoglie un ecosistema fragilissimo e unico al mondo, inoltre è l’ultimo baluardo dove sopravvive ancora come un tempo la tradizione culturale dei beduini, le antiche tribù arabe di pastori nomadi.

Conclusione

Di Petra non si può non ricordare la sua gente. Forse è proprio questa a renderla così colorata. Sono parte stessa del sito, come i Nabatei lo erano in passato, anche se conviene sempre non dare troppa confidenza e stare attenti. Ma non si può mettere certo in dubbio il loro fascino.

E poi ci sono un sacco di animali sempre bellissimi. In particolare i dromedari, così carini quando avvicini la mano e loro ti annusano delicatamente con quel musetto tenero.

A questo punto potrei dire tante altre cose, tu però potresti farne una, la più importante: andarci.

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