Nuove scoperte sulla formazione dei pianeti

Nuove scoperte sulla formazione dei pianeti
Una selezione dei dischi protoplanetari ingranditi per sembrare approssimativamente della stessa dimensione, anche se sono molto diversi. (ESO/C. Ginski, A. Garufi, P.-G. Valegård et al)

C’è ancora molto da scoprire riguardo alla formazione dei pianeti, nonostante abbiamo un’idea generale del processo. Si sa che attorno a una stella giovane si forma un disco di materiale, dove la polvere si aggrega in ciottoli che, col tempo, si accumulano formando pianeti. Tuttavia, i dettagli di questi processi rimangono ancora in gran parte sconosciuti.

Recentemente, osservazioni condotte dall’Osservatorio Europeo del Sud stanno rivelando nuove informazioni preziose su questo argomento affascinante. Grazie al potente Very Large Telescope (VLT), gli astronomi hanno individuato ben 86 sistemi in formazione planetaria all’interno di nebulose di formazione stellare relativamente vicine.

Le tre regioni principali studiate sono Toro, Chamaeleon I e Orione. Toro e Chamaeleon I si trovano a circa 600 anni luce dalla Terra e sono state plasmate da processi diversi, mentre Orione è una nube ricca di gas situata a circa 1.600 anni luce di distanza, nota per essere il luogo di nascita di stelle più massicce del Sole.

Un disco blu circolare con un disco giallo più piccolo all'interno. filamenti di entrambi il giallo e il blu (materiale a diverse temperature) sono visibili suggerendo la presenza di pianeti in formazione.
Una vista combinata di un disco protoplanetario con il contributo del VLT in giallo e la polvere più fredda in blu, come visto da ALMA.
ESO/A. Garufi et al.; R. Dong et al.; ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)

Questa vasta indagine condotta sui dischi in formazione planetaria rappresenta un importante passo avanti nel campo della ricerca. Christian Ginski, docente presso l’Università di Galway e autore principale di uno degli articoli sull’indagine, ha sottolineato l’importanza di passare dallo studio individuale dei sistemi stellari all’analisi delle intere regioni di formazione stellare.

Le osservazioni hanno rivelato interessanti dettagli, come ad esempio la presenza di dischi protopianetari più piccoli attorno a stelle binarie o gruppi stellari in Orione, con evidenze di formazione di pianeti massicci che causano deviazioni nel disco. In generale, si è osservata una notevole diversità nei dischi in formazione planetaria, sia all’interno delle regioni che tra di esse.

L’utilizzo combinato delle capacità del VLT e di osservatori come l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), che permette di osservare la polvere più fredda, ha fornito una visione più completa e dettagliata dei sistemi in formazione. Dai dischi rotti alle spirali disordinate, ogni struttura rivela nuovi dettagli e informazioni preziose.

Per-Gunnar Valegård, dottorando presso l’Università di Amsterdam e responsabile dello studio su Orione, ha sottolineato l’aspetto quasi poetico dei processi che portano alla formazione dei pianeti e, in ultima analisi, alla vita nel nostro Sistema Solare.

I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in tre articoli sulla rivista Astronomy & Astrophysics, ciascuno focalizzato su una delle regioni studiate: Chamaeleon, Toro e Orione.

43 scatole mostrano i diversi dischi osservati. sono sovrapposte su un'immagine infrarossa della nube
I dischi formativi pianeti nella nube del Toro, con la nube e la loro posizione al suo interno sullo sfondo.
ESO/A.Garufi et al.; IRAS
I dischi rimanenti sovrapposti alle rispettive nebulose. Ancora una volta strutture molto diverse
I dischi protoplanetari nelle nubi di Orione (sinistra) e Chamaeleon (destra).
ESO/C. Ginski et al.; ESA/Herschel e ESO/P.-G. Valegård et al.; IRAS

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