La scienza non può essere democratica

Ci risiamo.
Di nuovo i filosofi all’attacco contro la scienza.

” La scienza è democratica. Dire il contrario va contro al dialogo democratico. La scienza è anti democratica perché non lascia spazio al dialogo.”

Questo attacco scomposto e astioso alla scienza non è nuovo, tanto quanto l’insofferenza dei filosofi verso i risultati scientifici che li hanno emarginati. Soprattutto per il fatto che nessuno impedisce alla filosofia di esprimere opinioni, anche critiche, ma non è tollerabile che la voglia influenzare, che deve essere la filosofia a dire cosa sia giusto fare e cosa non sia giusto fare, cosa è buono e cosa è cattivo.
Scienza e filosofia devono camminare su binari separati, ognuno per conto proprio, tanto più che la scienza non avverte la necessità di collaborazioni, di interferenze, di suggerimenti e guide etiche. Di badanti.

Molti di voi lo ricorderanno. Tutto è cominciato quando si era innescato un dibattito piuttosto acceso attorno all’affermazione «la scienza non è democratica».
Quello “slogan”, come è stato in seguito definito da chi l’ha proposto, nasceva nell’ambito di una discussione (sulla omeopatia) sulla pagina Facebook di Roberto Burioni, medico e docente di microbiologia e virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

Lo stesso Piero Angela, al quale tanto dobbiamo. che scienziato non è, diceva:

“La scienza è una e non è democratica. Occorre distinguere i fatti dalle opinioni. La velocità della luce non si decide per alzata di mano.”

“Per parlare di scienza è indispensabile studiare o, ancora meglio, trovare qualcuno più esperto di voi che ve lo insegni.”

Possono sembrare brutte affermazioni che i filosofi l’hanno intese come motivo per una loro esclusione a ragionare sugli argomenti trattati dalla scienza. Ma tant’è.
A quale dialogo si riferiscono gli scienziati sulla radiazione cosmica di fondo? Cosa c’è da dire di più sul bosone di Higgs, quale contributo possono dare sulle scoperte del Large Hadron Collider (LHC) e quali suggerimenti possono dare agli uomini che ci lavorano? Cosa c’è da ragionare democraticamente sulla matematica è difficile capirlo? Come per la velocità della luce, si accetta perché non è confutabile. C’è poco di religioso, di etico sui temi della scienza. Se poi i filosofi ne vogliono parlare, nessuno lo vieta, ma fuori dai laboratori, dai centri di ricerca, dai dottorati.

I social network danno voce proprio a tutti

E’ opinione diffusa, e non solo la mia, che internet abbia aperto le porte ad una gran massa di esperti, di filosofi fai da te, che litigano e si insultano democraticamente, ma che quasi sempre non conoscono l’argomento di cui parlano.

Facebook per esempio ha dato la parola a tutti, e alcuni hanno inteso quest’opportunità come un tassativo dovere di parlare anche di cose che non conoscono; immancabilmente lo fanno, non intuendo che, se è vero che tutti possono dire la loro sulla piacevolezza di una musica o sul colore del pelo del cane che più si gradisce, quando si parla di argomenti tecnici dell’opinione di uno che non sa nulla si può fare tranquillamente a meno.

Invece non lo capiscono, non avendo neppure l’idea della complessità delle cose e immaginandole semplicissime: quando incontrano qualcuno che svela la loro profonda ignoranza, lo apostrofano come superbo, borioso, non rispettoso delle opinioni altrui; questo in una stupefacente rappresentazione mentale in cui chi studia una materia con anni di sacrificio è arrogante, mentre chi pensa di poterla capire dopo un quarto d’ora su Google è invece un esempio di umiltà.

Lì puoi parlare di tutto: di calcio, del tempo, del tuo cane o gatto, ma anche di fisica, matematica, cosmologia, medicina – di vaccini.
Ognuno di loro dice l’esatto contrario di quello che dice la scienza e ognuno di loro si sente un nuovo Galileo, un esercito di scienziati/filosofi fai-da-te. Ma non basta dire il contrario di quello che dicono tutti per essere Galileo. Bisogna esserlo per davvero.

Chiunque voglia sostenere una teoria che ha a che fare con la scienza deve essere in possesso di dati certi: per scrivere su una rivista scientifica è necessario esibire la documentazione dei controlli che sono stati fatti, presentare la storia della ricerca e della sperimentazione. Questo è il metodo che ha permesso di distinguere i “fatti” dalle “opinioni”, non esiste par condicio nella scienza, come vorrebbero i filosofi.
Diversamente, ognuno di noi potrebbe dire quello che gli passa per la mente. In un programma scientifico devono parlare solo le persone che sono qualificate, non quelle che sono “inqualificate” o “squalificate.

La democrazia dei social network fa male alla scienza e all’opinione pubblica. Non si possono esprimere opinioni scientifiche senza basi, senza aver studiato, influenzando migliaia di persone su temi complessi.

E questo si addice perfettamente ai filosofi. Prima di parlare di scienza, prima di emettere giudizi sarebbe opportuno studiare per bene l’argomento. Magari consultare uno scienziato.

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