La bella favola del biologico

Biologico, secondo la definizione dell’AIAB, è un metodo di coltivazione e allevamento che ammette l’impego di sole sostanze presenti in natura e vieta l’uso di sostanze chimiche come pesticidi, concimi, diserbanti.

Il Bio nasce con l’illusione di creare i migliori prodotti biologici mantenendo come obiettivo principale la qualità e la sostenibilità della sua produzione.

Io e Luigi

Un giorno passeggiavo con il mio amico Luigi, quando mi chiede di accompagnarlo in un negozio Bio per comprare alcune cose.

Banane vecchie annerite, pomodori “fracichi” e poi olio bio di olive e perfino cibo per cani bio. I prezzi? Raddoppiati, in alcuni casi triplicati.

Io: “Non ti pare un po’ strano che potresti comprare le stesse cose a prezzi più bassi in un normale supermercato e di gran lunga più freschi?”
Luigi: “Sì, ma i prodotti Bio mi garantiscono che sono genuini”
Io: “Ma i prezzi non dovrebbero essere più bassi visto che il Bio non adopera concimi e prodotti chimici. E come fai a fidarti che siano Bio?”
Luigi: “Io mi fido delle certificazioni di qualità”

Ecco l’idea che il Bio vuole fare passare: i prodotti Bio sono naturali e genuini e il prezzo ne è una garanzia.

I prodotti Bio sono più genuini?

Effettivamente gli slogan che ci vengono proposti dai produttori di prodotti BIO ci inducono senza dubbio a pensare che il cibo convenzionale sia inferiore al biologico dal punto di vista nutrizionale, meno salutare. In definitiva, biologico sembrerebbe indiscutibilmente garanzia di qualità.
I numerosi studi scientifici svolti sull’argomento (non ultima la rassegna sistematica del 2012 dell’Università di Stanford) mostrano chiaramente che non ci sono prove che dimostrino sostanziali differenze nutrizionali tra alimenti biologici e convenzionali. Infatti i risultati ottenuti evidenziano che “in più del 95% dei prodotti agroalimentari analizzati non è stata rilevata alcuna  differenza nel contenuto di nutrienti tra convenzionale e biologico”.

Il consumatore di cibi biologici inoltre non si aspetta di trovare residui di pesticidi e di prodotti di sintesi nel prodotto che acquista, per tale motivo considera questi alimenti “più sicuri”.
È vero, l’agricoltura biologica non può fare uso di pesticidi di sintesi, ma ne utilizza alcuni di origine naturale. D’altra parte il fatto che una sostanza sia “naturale” non garantisce di per sé che sia innocua per l’uomo e per l’ambiente, quindi una precisazione appare necessaria. Alcune piante per esempio producono per la loro difesa sostanze con effetto cancerogeno. Queste stesse sostanze spesso entrano a far parte dell’alimentazione umana. 

Tuttavia alcune sostanze non naturali sono ammesse nella coltivazione BIO. Sono per esempio le sostanze “chimiche” quali lo zolfo o i prodotti contenenti rame. I sali di rame vengono utilizzati da oltre un secolo come fungicidi nella coltivazione delle viti. Il rame a suo tempo è un metallo pesante e come tale non è soggetto a ulteriore degradazione nell’ambiente. Il suo accumulo progressivo nel terreno è diventato con gli anni un reale problema. Ma per il Bio è del tutto “normale”.

Fitofarmaci e nitrati

Anche sui pesticidi le analisi hanno riservato delle sorprese. Nei prodotti convenzionali, effettivamente, c’è una maggiore presenza di residui di fitofarmaci, ma in quantità di gran lunga inferiori ai limiti tollerati dalla legge. Un altro risultato imprevedibile proviene dalla analisi della quantità di nitrati nelle carote, risultata per due volte maggiore in quelle bio rispetto a quelle tradizionali.

I miei ricordi

Mi ricordo quando ero bambino e l’agricoltura non usava ancora i pesticidi e fertilizzanti sintetici. Le mele erano piccole e bacate, ciliegie, pesche, albicocche, pere piene di vermi, arance che sembrava avessero la peste. Per non parlare della verdura mangiucchiata dagli insetti e flagellata dai parassiti. Ora se vai in un negozio Bio vedi mele grandi lucidate a nuovo, senza vermi, così come le ciliegie, pesche, albicocche, arance grosse come meloni e senza semi. Vedi la verdura come non l’hai mai vista prima, pomodori e patate che non giustificano solo l’uso dell’acqua, i concimi di origine animale, l’assenza di pesticidi.

Il mio amico Luigi mi dice che oggi sia la frutta che la verdura è geneticamente modificata con un patrimonio genetico mutato con tecniche di ingegneria genetica, che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici e quindi il miglioramento dell’aspetto, della grandezza e del tempo di maturazione del prodotto.
Giustificazione che non ha senso dal momento che Bio significa una agricoltura puramente “naturale” e non geneticamente modificata.

I certificati

Vale la pena ricordare che i “Certificati Bio” vengono emessi dagli organi di certificazione delle nazioni di produzione. E non è così difficile immaginare, come nel caso delle banane, fare certificare un prodotto “tradizionale” per prodotto Bio. E la Ue non esercita alcun controllo.

La certificazione di “biologico” non viene rilasciata sulle proprietà del prodotto finale, ma sul metodo di produzione. In altre parole, il pomodoro è certificato BIO non perché sia più sano e nutriente, ma perché durante la sua coltivazione non è stato fatto uso di pesticidi di sintesi. Ma nessun organo di controllo dell’Ue va in questi paesi produttori (vedi Africa, Sud America) a verificarlo. Salvo i casi di frode denunciati in fase di consumo Bisogna fidarsi.

E’ ancora vivo il disastro provocato dalla Xylella in Puglia sugli alberi di ulivo. Almeno 4 milioni di alberi sono già stati abbattuti e altri 30 milioni potrebbero essere eradicati per cercare di fermare la xylella fastidiosa. Disastro che poteva essere evitato se si fosse ricorso a trattamenti insetticidi ritenuti dalla Ue incompatibili con il metodo biologico. Ma si può esser più sciocchi?

Per finire nessuno è in grado di stabilire se le crocchette del cane del mio amico siano Bio.

Gli unici prodotti Bio sono quelli coltivati dal contadino “fidato” sotto casa che sai che non ti sta imbrogliando. Si racconta che una contadina vendeva uova Bio, poi si è scoperto che le comprava al negozio accanto. Un fruttivendolo della mia città vende prodotti dichiarati “naturali di produzione locale” con la consapevolezza che le persone associno il “naturale” a Bio.

La impossibile narrazione

In Italia è in approvazione la legge 988, dedicata all’agricoltura biologica. Il testo, così come è uscito dalla Camera, ha suscitato le critiche di molti membri della comunità scientifica italiana. Agronomi, ricercatori, docenti universitari: più di 400 hanno firmato la lettera che il 9 gennaio scorso è stata indirizzata a tutti i senatori della Repubblica e che della legge chiede il ritiro. Per la prima volta viene demolita la “bella ma impossibile” narrazione del biologico spiegando, dati alla mano, le falle di una comunicazione a senso unico e, a mio parere, ingannevole. 

Per giustificare prezzi fino al 100% superiori, è stata promossa l’illusione che il bio fosse l’unico metodo in grado di salvare il mondo e farci vivere meglio e di più. Ma non esistono prove scientifiche a confermarlo, anzi le analisi dicono che i prodotti biologici non sono qualitativamente migliori e che il Bio su larga scala è insostenibile in quanto per le principali colture produce fino al 50% in meno, richiedendo il doppio della terra. Per convertire il mondo a biologico quindi dovremmo rendere coltivabili altre centinaia di milioni di ettari sottraendoli a foreste e praterie.

Nonostante però la consapevolezza di Bruxelles e della comunità scientifica, la domanda di cibo sano associata all’idea del biologico è in continua crescita.

L’inganno

Per anni i consumatori hanno subito inermi questo inganno. La “favola” del “naturale=buono” ha contribuito, poi, ad etichettare come “inquinatori del pianeta” oltre un milione di imprenditori agricoli che si affidano ogni giorno alle migliori tecnologie disponibili nel rispetto delle normative per garantire al consumatore prodotti sani e sicuri, all’ambiente il metodo che inquina meno e a sé stessi la soluzione più efficiente in termini di resa. Sono le stesse associazioni e lobby del “biologico di massa” a muovere accuse che non reggono a un’analisi scientifica.

Si disconosce, di fatto, quel 97% dell’agricoltura che rende unici i nostri prodotti Dop che tutelano l’ambiente con l’innovazione e garantisce cibo accessibile e di qualità a tutti. Peraltro, viene ignorato completamente il sistema dei controlli, elemento che, a leggere le tante notizie sul “falso bio”, avrebbe meritato ben altra attenzione. E colmo della ironia, i produttori Bio accederanno a sovvenzionamenti di sostegno al Bio. La politica agricola comune (PAC) sarà pienamente mobilitata a sostenere l’attuazione del piano d’azione ad una completa produzione Bio. Il sostegno finanziario per i prodotti biologici prevede almeno il 30% del bilancio ad azioni di ricerca e innovazione nel campo dell’agricoltura biologica.

Insomma non solo aumentano i prezzi, non solo non siamo certi che i prodotti siano garantiti Bio, non solo si gioca sull’inganno Bio, ma fiumi di soldi scorreranno nelle tasche dei produttori senza avere certezza della loro destinazione.

In conclusione

Chi sceglie il bio per motivi salutistici sappia che spende di più per una ragione infondata. Infatti, come abbiamo visto, questi prodotti NON hanno un’influenza positiva sulla salute di chi li consuma. Se invece la preoccupazione sono i pesticidi bastano pochi semplici accorgimenti in più, come variare, lavare, sbucciare per eliminare la maggior parte dei pesticidi.

In sostanza il mondo dei prodotti biologici nasce da una bellissima idea di amore per l’ambiente, ma è anche un settore dove ci sono ottime prospettive di guadagnò, perciò il consumatore deve sapersi muovere e informare per evitare inganni.

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