Ecco lo straordinario metodo con cui alcuni pesci messicani impauriscono i predatori

Una serie di ”onde” consente ai Poecilia sulphuraria di sfuggire agli uccelli.

Proprio come nelle partite di calcio i tifosi creano “la ola” in alcune occasioni, i Poecilia sulphuraria, una particolare specie endemica del Messico, fanno qualcosa di molto simile per spaventare i loro predatori. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, questi pesci collaborano in gruppo, anche di centinaia di migliaia di esemplari, per creare ”onde di superficie” e spaventare potenziali aggressori. “La sorpresa è arrivata dopo che ci siamo resi conto di quanti pesci possono agire in onde ripetute nel tempo ed in particolari occasioni”, spiega Jens Krause, del Leibniz Institute for Freshwater Ecology and Inland Fisheries di Berlino e del Cluster of Excellence Science of Intelligence. “Ci sono fino a 4.000 pesci per metro quadrato e talvolta centinaia di migliaia di pesci sono coinvolti in una singola ondata”. I cosiddetti ”bagni di zolfo” sono sorgenti sulfuree che contengono alte concentrazioni tossiche di idrogeno solforato; condizioni estreme, alle quali questa specie si è adattata con l’evoluzione. “All’inizio non capivamo davvero cosa stessero facendo“, afferma David Bierbach, coautore con Carolina Doran e Juliane Lukas, anche lui del Leibniz Institute for Freshwater Ecology and Inland Fisheries. ”Una volta capito che erano onde – hanno continuato gli studiosi – ci siamo chiesti quale potesse essere la loro funzione”.

La prima cosa che hanno pensato gli esperti, ricordano, sono i movimenti che i tifosi creano alzando le braccia durante le partite di calcio. Tuttavia, la presenza di molti uccelli mangiatori di pesce intorno al fiume ha fatto pensare che questo comportamento fosse probabilmente una sorta di meccanismo di difesa. E da qui l’ipotesi che si trattasse di un modo per spaventare i predatori. E così è stato: gli scienziati hanno individuato schemi ritmici e ripetitivi che hanno la precisa funzione di spaventare i cacciatori, i quali, a causa di questa difesa, hanno impiegato il doppio del tempo per attaccare di nuovo. La probabilità di cattura è diminuita in proporzione con il numero di onde, e gli uccelli hanno cambiato obiettivo appena i pesci si avvicinavano. “Finora – concludono gli esperti – erano stati avvistati principalmente i modelli collettivi che sorgono, di solito, dalle interazioni degli individui, ma non era chiaro perché gli animali producessero questi modelli“, afferma Krause. ”Il nostro studio mostra che alcuni modelli di comportamento collettivo possono avere anche una funzione ben specifica ed essere efficaci nel fornire protezione contro i predatori.

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