E se tutte le auto fossero elettriche?

Se tutte le auto italiane fossero elettriche non avremmo abbastanza energia per alimentarle.

2021-06-14_13h53_47Prima di cominciare diamo uno sguardo a questo grafico. E’ la ripartizione (fonte IEA, International Energy Agency, del 2014, un po’ vecchiotta ma significativa) che mostra la distribuzione della energia per settore. Come si può vedere l’energia assorbita dai trasporti (principalmente fossile) supera sia quella della industria che della edilizia. Ora se nel 2050 tutta questa energia deve provenire dal rinnovabile, è lecito domandarsi se ci sarà abbastata rinnovabile da metterla in rete per alimentate le automobili, i treni, oltre l’industria e l’edilizia.

Se tutte le auto fossero elettriche

Con una percorrenza di poco superiore ai 10 mila km all’anno, che è la media italiana, ogni auto elettrica ha un fabbisogno elettrico di circa 2 Megawattora (MWh). Un milione di auto di 2 Terawattora (TWh), 10 milioni di 20 TWh e così via porta a fino ai 76 TWh che sarebbero teoricamente necessari per alimentare tutto il nostro attuale parco circolante di 38 milioni di veicoli.

Per questo motivo la conversione dalla trazione termica a quella elettrica non potrà mai avvenire di botto. Con un tasso di sostituzione dei veicoli inferiore al 5% all’anno, ci vorrebbero almeno vent’anni anche se, per assurdo, da domani si vendessero solo auto elettriche. Ovviamente ce ne vorranno almeno 10 di più, arrivando così al 2050.

Restando con i piedi per terra, si prevede che nel 2030 circoleranno in Italia 4 milioni di veicoli a batteria (BEV) e 2 milioni di veicoli ibridi plug-in (PHEV, che consumano anche benzina). Terna (Rete Elettrica Nazionale) calcola perciò un fabbisogno elettrico aggiuntivo di circa 10 TWh all’anno. Rispetto al fabbisogno nazionale 2019 di 320 TWh, è poco più del 3%. Una percentuale che non arriverebbe nemmeno a coprire il calo della domanda dal picco storico.

Anno 2050, la sfida: 700 TWh di energia pulita.

Se però alziamo lo sguardo al 2050, data fissata dall’Unione europea per azzerare completamente le emissioni nette di gas serra e mettere al bando i carburanti fossili in tutti i settori dell’economia (oltre ai trasporti, anche gli usi civili, agricoli e industriali) i numeri cambiano radicalmente. L’Italia, infatti, consumerà, e dovrà produrre, una quantità doppia di energia elettrica (700 TWh circa) e tutta da fonti rinnovabili: eolico, idroelettrico, fotovoltaico, geotermico e biomasse.

Secondo l’Enel anche con un parco auto totalmente «alla spina», però, non sarà assolutamente necessario tempestare la Penisola di nuove centrali nucleari o a carbone. Basta installare circa 7,6 TWh di nuovi impianti da fonti rinnovabili ogni anno per raggiungere nel 2030 una quota di elettricità da fonti rinnovabili pari al 72% del fabbisogno, contro il 40% attuale.

Una impresa che onestamente appare difficile da realizzare. Mi pare più una esercitazione matematica che pratica. Infatti comunque la si vuole vedere, tale energia va comunque presa dai 700 TWh provenienti prevalentemente dalle pale eolici e fotovoltaico. Resta difficile immaginare pale eoliche in ogni luogo, in ogni dove, non risparmiando monti, valli a ridosso delle città, perfino nel mare. Senza trascurare che per produrre una quota parte di energia elettrica con i pannelli solari dovremmo occupare spazi grandi quanto le stesse città da alimentare.

Come al solito accanto a immaginari catastrofistici nello stesso tempo diamo scenari illusori.

Senza stoccaggio, niente rinnovabili

Poi c’è un secondo problema: lo stoccaggio dell’energia elettrica. Le fonti rinnovabili sono intermittenti e non programmabili: sole, vento, accumuli idrici negli invasi possono scarseggiare, o eccedere il fabbisogno. Oggi le centrali termiche funzionano da riserva di back up. Ma domani, quando le avremo smantellate?

Occorrerà garantire più flessibilità al sistema per non trovarci senza energia nei momenti di massima richiesta, In una prospettiva futura bisogna considerare l’accumulo del surplus di energia rinnovabile immagazzinabile, accumulata e conservata per giorni, settimane, mesi e anche per anni. L’Enel pensa all’idrogeno. ma la strada di tale tecnologia è ben lungi da essere realizzata nemmeno per il 2030.

Auto elettriche, le batterie 

Dopo questa ampia descrizione ritorniamo alla nostra cara automobile. E’ evidente che le auto non potendo essere in rete, come i treni, l’unica soluzione è la cosiddetta batteria “comune”. La Vehicle Grid Integration parla di una batteria comune: un dispositivi di stoccaggio decentralizzati e distribuiti ad interfaccia con la rete di cui sinceramente mi sfugge il senso. Secondo la VGI è una batteria che aiuterà il sistema elettrico a gestire gli squilibri con la sola alimentazione elettrica. Mi pare che stiamo andando oltre il senso pratico e molto verso l’immaginario.

Il 2030 è dietro l’angolo e soluzioni definitive non se ne vedono. Per ora siamo legati alla capacità di accumulo di energia della batteria a bordo degli stessi veicoli. Il futuro delle auto elettriche passerà dalle batterie allo stato solido. Con tale batteria un’auto elettrica avrà 500 chilometri di autonomia con una ricarica completa in circa quindici minuti.  Ma se non hai un garage sei nei guai. A meno che non fai la fila in una delle colonnine attrezzate dai comuni o nelle stazioni di servizio.

Conoscere in anticipo dove si trovano le colonnine elettriche per la ricarica è un aspetto fondamentale per un corretto utilizzo della vettura. Solo così, infatti, si potrà programmare correttamente un viaggio senza l’ansia di restare a secco di energia.

Per sapere dove sono posizionate le colonnine di ricarica elettrica si dovranno consultare sia i numerosi siti web o le app dedicate così da avere sempre a portata di mano ed in tempo reale tutte le informazioni. E’ stato previsto l’obbligo di installazione di colonnine di ricarica veloce ogni 50 Km sulla rete autostradale. Un progetto ancora lungi da essere realizzato, confidando in un numero sufficiente per evitare lunghe file di attesa per il proprio turno. Ciò comunque prevede che tali colonnine prelevino l’energia dalla rete. E torniamo al problema principale: ci sarà abbastanza energia in rete per alimentarle se le fonti alternative non coprono tutto il fabbisogno energetico del trasporto, del civile, delle industrie? Per ora è buio completo.

Insomma troppo poco per prevedere un parco auto completamente a trazione elettrica nei tempi programmati. Sembra più una operazione commerciale a favore delle case automobilistiche.

Un mio amico mi dice che si terrà la sua cara auto a combustione, fin quando non sarà bandita definitivamente, fin quando non sarà risolto il problema delle ricarica accessibile e veloce a tutti in ogni angolo delle città, strade, superstrade, autostrade.

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