Covid-19, cosa fare se si è entrati in contatto con una persona positiva

I casi di Covid-19 aumentano e, anche se si adottano tutte le precauzioni del caso, entrare in contatto con una persona contagiata non è un evento così improbabile. Ma cosa bisogna fare qualora un familiare, un amico o un conoscente che abbiamo visto recentemente ci informino di essere positivi al coronavirus Sars-Cov-2? Destreggiarsi tra le indicazioni ufficiali e ufficiose e capire come comportarsi non è sempre semplice. In primo luogo si deve stabilire se e quanto siamo a rischio, cioè capire che tipo di incontro abbiamo avuto con questa persona, in quali condizioni e con quali precauzioni. La definizione di “contatto stretto” è infatti precisa e indica un’esposizione ad alto rischio. Ma non è sempre così semplice stabilire in maniera netta il rischio di esposizione, ecco perché anche nei casi dubbi è bene sempre rivolgersi al proprio medico. Ecco alcune indicazioni su come comportarsi.

Stabilire cosa è un contatto stretto

Le autorità, incluso il ministero della Salute italiano, hanno fornito una definizione precisa di contatto stretto, un’esposizione ad alto rischio. Si ha un contatto stretto quando si è stati faccia a faccia con una persona positiva, a distanza di meno di 2 metri e per almeno 15 minuti, oppure anche meno di 15 minuti ma al chiuso e senza mascherina. Anche se si vive nella stessa casa, si stringe la mano o si fornisce assistenza sanitaria ad una persona contagiata sono situazioni in cui si parla di contatto stretto. Altro caso: viaggiare entro due posti di distanza, in treno, in auto o in aereo, da una persona con Covid-19 è un’esposizione a rischio.

Nel caso di persone sintomatiche l’incontro, per essere considerato a rischio, deve essere avvenuto nei due giorni precedenti la comparsa del primo sintomo oppure quando la persona aveva già sintomi. Più problematica è la questione nel caso in cui il contatto stretto sia stato con persone asintomatiche, le quali però possono essere contagiose anche se non è chiaro per quanto tempo.

La definizione della situazione e le misure da adottare possono variare dunque a seconda delle circostanze – ad esempio se ci sono sintomi o meno e come è avvenuto il contatto – e anche in base ai regolamenti delle singole regioni. Per questo è opportuno rivolgersi al medico di famiglia, che farà le valutazioni del caso e indicherà come comportarsi, oppure chiamare il numero verde nazionale 1500 o ancora i numeri regionali, riportati qui di seguito.

  • Abruzzo 800 595 459
  • Basilicata: 800 99 66 88
  • Calabria: 800 76 76 76
  • Campania: 800 90 96 99
  • Emilia-Romagna: 800 033 033
  • Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
  • Lazio: 800 11 88 00
  • Lombardia: 800 89 45 45
  • Molise 0874 313000 e 0874 409000
  • Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24
    800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
  • Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
  • Puglia: 800 713 931
  • Sardegna: 800 311 377 (per info sanitarie) oppure 800 894 530 (protezione civile)
  • Sicilia: 800 45 87 87
  • Toscana: 055 4385850 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13
    800 556060 per informazioni relative ai tamponi
  • Umbria: 800 63 63 63
  • Valle d’Aosta: 800 122 121 attivo dalle ore 9 alle 12 e dalle 13 alle 17
  • Veneto: 800 462 340.

Va osservato inoltre, che sebbene esistano dichiarazioni ufficiali su cosa sia un contatto stretto, le definizioni possono essere variabili, e riflettere anche l’esperienza sul campo e la difficoltà di stabilire in maniera fissa il rischio di esposizione. Per esempio, la definizione ufficiale di contatto stretto è stata appena aggiornata negli Usa. I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) statunitensi, infatti, hanno dichiarato che contatto stretto non è soltanto chi sta per almeno un quarto d’ora consecutivo e a meno di 2 metri a distanza dal contagiato, ma anche chi trascorre un totale di 15 minuti a contatto, anche se l’intervallo di tempo è spezzettato durante la giornata. Gli esperti hanno modificato la definizione a causa di un caso particolare accaduto nel Vermont, negli Stati Uniti, il 28 luglio 2020. Un ufficiale ha avuto più incontri, ma molto brevi (al massimo di un minuto), con alcuni detenuti positivi, per un totale complessivo, durante la giornata, di circa 17 minuti.

Cosa fare se si è avuto un contatto stretto

La regola ufficiale è di non uscire e stare in quarantena per 14 giorni a casa, facendosi aiutare da qualcuno per la spesa e per altre necessità – ma sempre senza entrarci in contatto. Dopo 14 giorni, se non sono comparsi sintomi, si è liberi di uscire. L’alternativa, leggermente accorciata, è di rimanere in quarantena per 10 giorni e al 10° giorno fare un tampone (molecolare o rapido antigenico) che deve essere negativo.

Se invece compaiono dei sintomi si deve fare il tampone e se è positivo si inizia il monitoraggio o le cure. In questo caso dopo 10 giorni si può fare il tampone e, se negativo, si è liberi di uscire (purché gli ultimi tre giorni siano stati in assenza di sintomi). Viceversa si deve attendere. La norma aggiornata prevede che la quarantena non sia lunghissima, come in passato. Se si continua a essere positivi, dopo 21 giorni si può tornare alla vita normale qualora non ci siano sintomi da almeno 7 giorni.

La notifica di Immuni

Anche la app Immuni può avvisarci di un contatto stretto. La notifica, infatti, arriva se ci si è trovati a contatto con una persona positiva a Sars-Cov-2 per almeno 15 minuti e a meno di 2 metri di distanza (non copre dunque tutti i casi di contatto stretto). La segnalazione arriva se entrambe le persone hanno l’applicazione e se tutto nella catena della gestione del funzionamento della app – tutt’altro che scontato, dai problemi delle notifiche a quelli di registrazione da parte delle Asl segnalati nelle ultime settimane – è andato bene.

Chi non ha avuto un “contatto stretto” ma ha dubbi

Attualmente siamo nello scenario 3 o 4 (in molte regioni nel 4) e ormai la capacità di tracciamento delle catene di contagio è fortemente ridotta. Chi ha sintomi anche lievi, ma non sa se potrebbe aver avuto un incontro con un positivo deve contattare il proprio medico di famiglia. Sulla base dei sintomi riferiti, il medico attiverà una segnalazione alla Asl e la procedura per il tampone, come prevedono le indicazioni del ministero della Salute.

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