Come spiegare la guerra ai bambini

È per loro che agiamo, che ci mettiamo in movimento, mosse da quel senso di protezione che attraversa il cuore, l’anima e tutti i muscoli del nostro corpo. Lo facciamo per i bambini, anche quando non sono nostri, perché sappiamo che quelle generazioni diventeranno protagoniste del futuro e siamo anche consapevoli che toccherà a loro portare addosso il peso delle nostre decisioni.

Proprio loro che, nonostante la tenera età, sanno trasformarsi in abili insegnanti di vita e con la loro forza e la loro tenacia darci grandi lezioni di vita. I bambini, per esempio, non fanno mai la guerra tra di loro. Non hanno bisogno di rivendicare chissà quale potere o di bramarlo al punto tale da distruggere gli altri. Non concepiscono il dolore, né vogliono vedere gli orrori della guerra. Gli uomini, quelli adulti, lo fanno.

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.

– Gianni Rodari Promemoria

Spiegare la guerra ai bambini: l’ascolto

Spiegare la guerra ai bambini è un diritto e un dovere che appartiene a noi, che appartiene a loro. Farli vivere in una bolla, seppur costruita con le migliori intenzioni, non li renderà immuni dalla sofferenza, dal dispiacere e dalla confusione che possono vivere in determinati momenti storici.

Il grande flusso di informazioni che viaggia da una parte all’altra del mondo, ogni giorno, è destinato ad arrivare anche a loro, ai più piccoli. Informazioni, queste, che non possono essere codificate da chi non ha ancora gli strumenti giusti per farlo.

Perché i bambini non conoscono la guerra, non sanno spiegare né comprendere gli orrori e la violenza. E hanno paura, anche quando si trovano al sicuro tra le braccia di mamme e papà.

Il nostro compito è quello di ascoltarli, anche quando vogliono parlare della guerra, mentre noi, invece, non vorremmo farlo affatto. Per indagarla, per provare a capirla, per riuscire a decifrare ciò che hanno visto o sentito. Quello che provano. Le domande saranno tante, le stesse alle quali dovremmo rispondere.

Dalle fiabe alle azioni

E allora facciamolo, con parole ben scandite e semplici, magari lasciandoci aiutare da poesie e da fiabe. Con loro non servono troppi dettagli, loro conoscono bene i confini netti tra il bene e il male e probabilmente hanno già imparato quanto la guerra sia ingiusta. Loro che non possono comprendere ancora tutte le sfumature che ci sono nel mezzo.

Probabilmente, però, quelle poche parole basteranno, a loro, per avere un quadro chiaro e completo nella loro mente. Lo stesso però potrebbe turbarli, farli sentire smarriti, pensierosi o timorosi. Quindi non dimentichiamoci di ascoltarli, i nostri bambini, di farli sentire al sicuro anche solo nel lasciarli esprimere i dubbi, le ansie e le paure. Non sottovalutiamo i loro sentimenti e le loro preoccupazioni, sono importanti quanto le nostre e anche di più.

Ed è giusto fargli capire che non è loro la colpa, che purtroppo determinate cose sfuggono al controllo degli altri. Ma se vogliono dare una mano, lasciamoglielo fare. Tutte quelle azioni positive come inviare lettere, creare disegni che celebrano la pace, o essere coinvolti in iniziative di raccolte fondi, li faranno sentire parte di qualcosa di grandioso, di una cultura della pace della quale un giorno saranno promotori.

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