Apparecchi acustici moderni: i grandi passi avanti della scienza

In collaborazione con Starkey Hearing Technologies

I tentativi di correggere la perdita dell’udito grazie alla tecnologia, in evoluzione ancora oggi, sono progrediti di decennio in decennio. I grandi passi avanti della scienza sono innegabili: scopriamo insieme la storia degli apparecchi acustici e quali caratteristiche rendono quelli più recenti particolarmente adatti alle esigenze delle persone ipoudenti.

Com’è iniziato tutto: gli apparecchi acustici analogici

Il primo apparecchio acustico vero e proprio risale al XVIII secolo: si trattava di un dispositivo a forma di imbuto non in grado di amplificare il suono, ma capace di concentrarlo e incanalarlo nei condotti dell’orecchio. Fu Thomas Edison a inventare un trasmettitore di carbonio per telefoni in grado di amplificare il segnale elettrico e di aumentare il livello di decibel di circa 15 dB.  Anche se è necessaria un’amplificazione doppia per consentire di sentire meglio a chi ha perso l’udito, questa invenzione ha aperto la strada alla tecnologia degli apparecchi acustici con microfono a carbone, in uso dal 1902 fino all’avvento della valvola termoionica.


A partire dagli anni ’20 del Novecento, gli apparecchi acustici che utilizzavano le valvole termoioniche furono in grado di aumentare il livello sonoro fino a 70 dB. All’inizio, però, questi dispositivi erano molto grandi, dunque non portatili, finché nel 1924 vennero ridotti di dimensioni in modo che tutti i componenti potessero entrare in una piccola scatola di legno, con un ricevitore che l’utente teneva nell’orecchio.

Risale invece al 1938 il primo apparecchio acustico indossabile, che richiedeva però anche il collegamento a una batteria. Grazie alla tecnologia sviluppata durante la Seconda Guerra Mondiale, alla fine degli anni ‘40 si arrivò a produrre apparecchi acustici con schede elettroniche e batterie che permettevano di combinare amplificatori e microfoni in un’unica unità portatile tascabile. Tali apparecchi non erano però in grado di entrare completamente nell’orecchio e non erano, dunque, indossabili con discrezione.

Si susseguono poi le innovazioni e la miniaturizzazione dei componenti elettronici per rendere l’apparecchio acustico analogico sempre più indossabile.

L’avvento del digitale: i nuovi apparecchi acustici

Il primo apparecchio acustico digitale al mondo venne introdotto nel 1995 e rese subito chiaro che gli apparecchi acustici digitali sono più complessi rispetto a quelli analogici: dotati di un microfono che rileva il suono, esso viene poi convertito in segnali digitali, poi elaborato dal chip presente nell’apparecchio acustico e convertito infine in suono acustico.

Le differenze con gli apparecchi analogici, però, non si fermano qui. Sono, infatti, tantissime le caratteristiche degli apparecchi acustici digitali che li differenziano dai loro antenati:

  • invenzione dei “canali” e delle “bande”: i moderni apparecchi acustici sono in grado di separare i suoni in diversi “canali” e in diverse “bande” a seconda della loro frequenza. All’interno dei canali si elabora il suono, mentre con le bande lo si equalizza. Questa possibilità di equalizzazione fa sì che le persone ipoudenti possano intervenire autonomamente sul volume e sulla equalizzazione delle diverse frequenze.
  • inserimento dei microfoni direzionali: i microfoni direzionali servono a capire le conversazioni che avvengono in un ambiente rumoroso. Ogni apparecchio ha due microfoni, che captano le informazioni relative all’ambiente che circonda l’utilizzatore: questi microfoni sono in grado di amplificare maggiormente i suoni che provengono frontalmente, dove normalmente chi indossa l’apparecchio rivolge lo sguardo, riducendo i suoni che provengono dai lati e posteriormente, migliorando così il rapporto segnale-rumore.
  • riduzione del feedback acustico: il feedback acustico è quel suono acuto che è possibile sentire a volte negli apparecchi acustici e che si verifica quando il suono amplificato viene percepito dal microfono. Fortunatamente, al giorno d’oggi, il feedback acustico è molto meno diffuso perché gli apparecchi acustici digitali sono capaci di ridurlo autonomamente.
  • installazione di diversi programmi di ascolto: all’interno degli apparecchi acustici digitali è possibile inserire diversi programmi di ascolto che rispondono autonomamente a diversi ambienti e situazioni, in modo da garantire un ascolto ottimale. A seconda dell’apparecchio è possibile che si debba passare da un programma all’altro manualmente o che l’apparecchio acustico riconosca da solo che programma utilizzare a seconda del contesto.
  • salvataggio di statistiche e dati: molti degli apparecchi acustici digitali possono registrare tutta una serie di statistiche e dati riguardo al modo in cui vengono usati (il tempo di utilizzo, le volte in cui si alza o abbassa il volume, ecc.), utili per individuare e risolvere eventuali criticità.
  • uso del telefono: gli apparecchi acustici digitali riescono a reindirizzare le chiamate telefoniche all’apparecchio acustico. In questo senso, è stato particolarmente rivoluzionario il dispositivo ELI inventato da Starkey nel 2005, che valse all’azienda il riconoscimento della migliore invenzione dell’anno da parte del Time. La tecnologia in questa direzione si è molto sviluppata: oggi molti apparecchi acustici, grazie all’introduzione del Bluetooth Low Energy, hanno una connettività diretta con gli smartphone e con tutta una serie di accessori.
  • telecomando: in molti apparecchi acustici digitali è possibile cambiare programmi e volume senza intervenire direttamente sull’apparecchio, grazie a un telecomando. Nonostante di anno in anno gli apparecchi acustici diventino sempre più automatici, molte persone ipoudenti trovano ancora molto utile la possibilità di controllare il loro apparecchio.

Altre novità: gli ultimi dieci anni

Nonostante i grandi risultati già raggiunti, studiosi e ricercatori continuano a cercare nuove soluzioni per migliorare l’esperienza di ascolto delle persone ipoudenti.

Nel 2014, per esempio, Starkey e GN Resound hanno lanciato i primi apparecchi acustici per iPhone, che consentono lo streaming audio diretto dai prodotti Apple grazie al fatto che gli apparecchi fungono da cuffie wireless. Il 2016 con Oticon è poi la volta degli apparecchi acustici abilitati IOT (Internet of Things), in grado di collegarsi a campanelli, rilevatori di fumo, allarmi e così via, sfruttando la tecnologia IFTTT (If This Then That).

Infine, nel 2019 Starkey ha lanciato un sofisticato sistema AI di monitoraggio sanitario, che si serve di sensori integrati per monitorare la salute dell’utente. Questo dispositivo è ideale per anziani e persone fragili, dato che riesce a registrare le eventuali cadute, inviando poi un messaggio a tre contatti di emergenza. I sensori integrati, inoltre, sono in grado di monitorare l’attività fisica e cognitiva e di offrire un nuovo controllo gestuale basato sul semplice “tocco” dell’apparecchio, che si spegne automaticamente se non viene utilizzato per 15 minuti, in modo da preservare la carica di energia. Infatti, molti apparecchi acustici moderni non utilizzano più le tradizionali batterie, ma hanno un accumulatore agli ioni di litio ricaricabile, come moltissimi dispositivi di uso quotidiano, rendendo sempre più facile e più ecologico il loro utilizzo.

L’articolo Apparecchi acustici moderni: i grandi passi avanti della scienza sembra essere il primo su Scienze Notizie.

/ 5
Grazie per aver votato!

Scroll to Top