Alieni: dove sono tutti quanti?



| introduzione |
|questione di probabilità- equazione di Drake – la scala Kardashev |
| perché non li vediamo | come li stiamo cercando |
| cosa dice la scienza | sono tra noi?|
| conclusione |



Se l’universo brulica di alieni… dove sono tutti quanti? Se ci sono 400 miliardi di stelle nella sola Via Lattea, e forse 500 miliardi di galassie nell’Universo, è ragionevole pensare che là fuori – 14 miliardi di anni dopo il Big Bang – esistano o siano esistite altre civiltà, avanzate almeno quanto la nostra.

Allora perché non abbiamo mai incontrato, se non specie aliene in carne e ossa, almeno qualche loro messaggio, artefatto o traccia? E’ questa la domanda che il premio Nobel Enrico Fermi pose.

Sono tra noi? Si nascondono in qualche galassia lontana? Ci sono già venuti a trovare?

Ammesso che le eventuali civiltà extraterrestri abbiano più o meno le nostre conoscenze o conoscenze più avanzate, cercheranno di mandarci segni della loro esistenza usando le radioonde. Inoltre, poiché fra le radioonde una delle più studiate è la riga di 21 centimetri dell’idrogeno, potrebbero scegliere proprio questa lunghezza d’onda per avere una maggiore probabilità che un osservatore terrestre si accorga di segnali modulati.
Eppure nulla.

A questo punto non vi aspettate che io vi faccia la solita elencazione sugli avvistamenti, Roswell, area 51, rapimenti, testimonianze, ecc.ecc..



Questione di probabilità

La ricerca di intelligenze extraterrestri basata su argomenti scientifici è cominciata verso la fine degli anni ’50.
Si conoscevano ormai abbastanza bene i meccanismi di formazione ed evoluzione delle stelle, per poter affermare che la formazione di un sistema planetario doveva essere un fenomeno comune. Inoltre, la tecnica radioastronomica era già abbastanza sviluppata per poter captare eventuali segnali radio emessi da altre civiltà distanti qualche decina di anni luce.

Attualmente l’esistenza della vita nell’universo è garantita soltanto dall’immensità dell’Universo, per motivi strettamente probabilistici.

Con 10 miliardi di (presunti) pianeti abitabili soltanto nella Via lattea e miliardi di galassie nell’Universo, è mai possibile che la vita si sia sviluppata solo su questo insignificante puntino roccioso che è la Terra? Se così fosse, per dirla con Carl Sagan“sarebbe davvero un enorme spreco di spazio”.

Equazione di Drake

Se vogliamo davvero parlare di scienza, e non di fantascienza, bisogna farsi coraggio e cominciare dalla matematica. E in particolare dall’equazione di Drake, una formula di tipo probabilistico formulata nel 1961 dall’astronomo statunitense Frank Drake e usata per stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti e in grado di comunicare nella nostra galassia.

N = R fp ni fv fi fc D

Dove: (N) è il numero delle civiltà presenti oggi nella Via Lattea, (R) è il tasso medio di formazione delle stelle durante tutta la vita della Via Lattea, e che si ottiene dividendo il numero di stelle galattiche (circa 300 miliardi) per l’età della Galassia (circa 15 miliardi di anni), (fp)) rappresenta la frazione di stelle con un sistema planetario, (ni) il numero di pianeti, in ciascun sistema, in condizioni adatte allo sviluppo della vita, (fv) la frazione di pianeti adatti in cui la vita si sviluppa effettivamente e si evolve verso forme molto complesse, (fi) la frazione di questi pianeti su cui si sviluppano forme di vita intelligente, (fc) la frazione di questi in cui le forme di vita intelligente sviluppano interesse per le comunicazioni interstellari, (D) la durata media di una civiltà tecnologicamente avanzata.

Il fattore (fc) dipende estremamente dalla durata di vita di una civiltà nel rimanere comunicativa utilizzando radiazioni elettromagnetiche, ovvero la frazione di quelle civiltà che possono inviare segnali elettromagnetici nello spazio per comunicare per un periodo di vita abbastanza lungo.

Detta in parole povere la equazione di Drake è un calcolo basato sulla probabilità del numero di stelle nella Via Lattea, il numero di pianeti che può ospitare un sistema solare, se questi pianeti sono nelle condizioni di favorire la vita, l’intelligenza, la capacità di sviluppare tecnologia, quante civiltà si sono estinte, la durata media di una civiltà.

Le ultime scoperte di pianeti extrasolari hanno però rivelato che probabilmente i pianeti sono molto più diffusi di quanto si potesse immaginare 50 anni fa di cui bisogna tenere conto.

E’ evidente che si possono inserire dati solamente probabilistici, diciamo a casaccio o secondo l’ottimismo o pessimismo.
Per esempio con R=20, fp=0,2, ni=fv=fi=1, fc=0,01, D=10.000
Si ha N=600.
Cioè nella Galassia esisterebbero 600 civiltà in grado di comunicare con noi.
E’ altrettanto plausibile mettere i fattori fv=fi=0 per avere N=0 per dire che non esistono civiltà aliene nella nostra Galassia.

E’ anche altrettanto vero che l’inserimento dei dati possono essere ottimistici o pessimistici. Mettendoci nel mezzo si può tranquillamente passare da 1 milione a 600.000, da 50 a 1.

La scala Kardashev

Successivamente Kardashev, astronomo sovietico, formulò una scala, che porta il suo nome, basandosi sull’energia che ciascuna specie sarebbe stata teoricamente in grado di immagazzinare.

Kardashev I
Il primo livello di questa scala viene raggiunto quando una data civiltà riesce a massimizzare tutto il potenziale energetico presente sul proprio pianeta di origine. La civiltà umana sarebbe pertanto una civiltà ancora di “Tipo 0”, in quanto utilizzerebbe solo una frazione dell’energia totale disponibile sulla Terra.

Kardashev II
Passando al secondo livello della scala Kardashev, si trovano quelle civiltà che sono in grado di catturare interamente l’energia prodotta dalla stella del proprio sistema solare.

Kardashev III
L’ultimo grado della scala Kardashev è ottenuto da quelle civiltà che sono in grado di sfruttare appieno il livello di energia fornito dalla propria galassia.



Perchè non li vediamo, perché non li sentiamo?

La equazione di Drake in fin dei conti ci dice che comunque la pensiamo ci sono forti probabilità di vita nell’universo anche se non quantizzabile. Le condizioni fondamentali sono la presenza dei pianeti nella fascia orbitale non tanto calda e non tanto fredda. Se poi gli elementi sulla Terra sono gli stessi nell’universo è ragionevole pensare che la vita si sia sviluppata su altri pianeti.
Il problema sta nel capire se ci sono civiltà intelligenti e qual’è il loro grado di civiltà. La risposta al perchè non siamo riusciti ancora a scoprire la loro presenza sta proprio nei fattori della stessa equazione di Drake e nella prima scala di Kardashev .

  1. Pianeti in cui non si è ancora sviluppata la vita.
  2. La vita è in fase di evoluzione.
  3. La intelligenza si è bloccata al pari dei nostri animali.
  4. Basso grado di civiltà.
  5. Mancanza di risorse economiche.
  6. Interesse alle comunicazioni interstellari
  7. Sviluppo di tecnologie per comunicazioni interstellari.
  8. Potenza energetica necessaria ad inviare messaggi nell’universo.
  9. Tecnologia per intraprendere viaggi interstellari.
  10. Capacità a gestire viaggi intergalattici per migliaia, milioni di anni.
  11. Non sono mai partiti. Sono ancora per strada. Non sono ancora arrivati.
  12. Civiltà estintesi anzitempo per fattori interni.
  13. Civiltà estinta per esaurimento per la durata della vita media della specie.

Soffermiamoci un attimo su alcuni punti appena elencati.
9). Le astronavi devono possedere propulsori adatti per viaggi nello spazio per esempio ad antimateria. Le astronavi devono possedere quella energia per garantire velocità sufficientemente elevate ma nettamente inferiori alla velocità della luce (per andare alla velocita prossima alla luce viene richiesta energia infinita). Scordatevi i Wormhole, per ora è solo roba per la fantascienza. Conoscenza approfondita di mappe interstellari.
10). La prima domanda da porsi è qual’è il fine di questi viaggi? Un pianeta che ha esaurito le materie prime, le fonti di alimentazioni, la fine prossima della loro stella?
Questi viaggi che richiedono migliaia e forse milioni di anni luce richiedono un alto livello di organizzazione sociale. E’ necessario garantire le nascite di un numero inimmaginabile di generazioni, educazione, istruzione, compiti. Il mantenimento dell’ordine sociale e il benessere mentale, fisico e di salute per viaggi così lungi.
Va aggiunta la produzione dei generi alimentati. la generazione di aria per respirare. La necessità di disporre di materia prima nuova sfruttando le risorse dei pianeti di passaggio.

Ma la domanda regina è cosa vengono a fare sul nostro pianeta Terra?
Se sono tra noi una cosa è certa, non sono venuti per annientarci, lo avrebbero già fatto. Allora? Sono venuti per un tour turistico? Per approvvigionarsi di materie prime? E se si sono mescolarsi tra noi perché non li riconosciamo? Che noi siamo gli eredi degli alieni che stiamo cercando?

I dubbi
Se per un attimo consideriamo valide le testimonianze dei numerosi avvistamenti Ufo, ci domandiamo perché non escono allo scoperto? Non vogliono farsi notare, ma poi stupidamente se ne vanno in giro di notte con le quattro luci accese. Come è possibile che civiltà così tecnologicamente evolute vengono a schiantarsi sul nostro pianeta. Come mai non hanno recuperato i loro corpi morti e le navicelle precipitate sulla Terra (quelle che presumibilmente sono nella famigerata area 51). Perché si fanno fotografare accanto ai nostri aerei. Perché gli avvistamenti sono più numerosi in prossimità di siti nucleari? O sono solo frutto di nostre illusioni?

Dal momento che non è possibile viaggiare nello spazio per milioni di anni in piccole navicelle, ci domandiamo dove sono le astronavi madri. Né radar, telescopi, e satelliti in orbita le hanno individuate pur avendo scandagliato a fondo il nostro sistema solare. Ma si fanno notare nella nostra atmosfera.
A questo va aggiunto le innumerevoli flotte di astronavi avvistate, dalla più svariata e stravagante forma: a disco (quella classica), a sigaro cubano, piatti da dessert, siluro, a cappello dei preti, sferiche, palle infuocate. Questo farebbe pensare che c’è più di una civiltà aliena interessata al nostro pianeta, ma se ne stanno buone lì ad osservarci come se fossimo un giardino zoologico spaziale.
Poi ogni tanto rapiscono un essere vivente per studiarlo, e lo rilasciano inspiegabilmente, così lo raccontano in giro.

Qualcuno dice che sono tra noi per salvare il pianeta. A conti fatti mi pare che non ci sono riusciti. Altri dicono che sono in contatto con i nostri governanti. Allora perché non approfittare magari per insegnarci a viaggiare nello spazio mentre noi perdiamo tempo con i nostri rudimentali missili a propulsione, le rudimentali navicelle spaziali? Potrei continuare all’infinito, ma credo di aver reso bene l’idea.



Come li stiamo cercando?

Qualunque sia il numero di civiltà presenti nella nostra galassia, esse devono essere almeno del tipo Kardashev I capaci di avere abbastanza energia per fare arrivare messaggi fino a noi.

Sostanzialmente cerchiamo gli alieni in due modi. Il primo, quello più diretto, è quello che prevede di scandagliare il cielo nell’attesa (nella speranza) che ci giungano dei segnali radio.
L’altro metodo prende la questione più alla larga. Anziché sperare di intercettare messaggi degli alieni, si cerca di scovare i posti in cui la vita potrebbe svilupparsi e proliferare. Ovvero dei pianeti simili alla Terra, vicini a stelle simili al Sole e che si trovino in sistemi simili al Sistema solare. Per esempio, Proxima b, un corpo roccioso che orbita intorno alla stella più vicina al nostro Sole: Proxima Centauri. a soli 4,3 anni luce.


Cosa dice la scienza

A confondere le idee ci si è messo il presidente Obama che, pressato sull’argomento, in una intervista rilasca una inopportuna dichiarazione: “Oggetti volanti non identificati, esistono ma non sappiamo cosa siano” gettando nello sconcerto la opinione mondiale.

Questo ha costretto la ‘intelligence statunitense’ ad uscire allo scoperto che parla molto chiaro.

Non ci sono prove di tecnologia aliena nei fenomeni aerei non identificati registrati dai militari negli ultimi venti anni. Anche se senza spiegazione, potrebbero avere un’origine molto terrestre

Tanto che la definizione di UFO ( Unidentified Flying Object, oggetti volanti non identificati) viene mutata in Uap, (Unidentified Aerial Phenomena, fenomeni aerei non identificati)

In pratica. Nessuna evidenza di veicoli alieni a spasso per il nostro pianeta: i funzionari dell’intelligence statunitense non hanno trovato alcuna prova che gli almeno 120 fenomeni aerei non identificati testimoniati dai piloti militari negli ultimi vent’anni abbiano origine o provenienza extraterrestre, ma non sono ancora in grado di spiegarne le traiettorie, le accelerazioni o le dinamiche di volo.

Insomma, nessuno sbarco di marziani o altri visitatori extraterrestri, almeno a giudicare dalle prove raccolte finora. Il cui numero, a onore del vero, è aumentato negli anni più recenti favorito dalla risonanza data dai media che favorisce le visioni.

In Italia il Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) fa delle considerazioni più verosimili.

Dal punto di vista militare, la situazione è delicata: sarebbe un segno di debolezza ammettere, senza poter reagire, che droni di altre potenze sorveglino le proprie navi o violino uno spazio aereo di addestramento. Abbatterli innescherebbe invece un incidente diplomaticoMotivo per cui è sempre stato più conveniente far credere si trattasse di ufo*, o almeno non smentire chi ne fosse convinto. Da* Roswell in poi, c’è una ricca tradizione in questo senso. Spesso gli incidenti militari sono stati coperti lasciando credere si trattasse di qualche intrusione extraterrestre, in modo da evitare che indagini più approfondite scoprissero attività poco convenienti o semplicemente un’operazione segreta”.

Insomma, una ragione fin troppo terrestre e non extraterrestre.

Sono stati tra noi?

alieni2

Molte sono le testimonianze di presenze aliene nelle incisioni rupestri risalienti ad ere preistoriche, in civiltà come i Sumeri, Egizi, civiltà dell’India antica e civiltà precolombiane, ritrovamenti di oggetti raffiguranti presunti astronavi, racconti di presenze aliene nei poemi epici. Poi c’è tutta una letteratura su siti archeologici che ipotizzano la presenza di alieni (Mohenjo Daro, Tiahuanaco, Baalbek, GobekliTebe, Xochicalco). Perfino un’influenza aliena nello sviluppo della civiltà e della specie umana. E poi c’è la famosa area 51.

Queste teorie, diffusesi a partire dalla metà del XX secolo, non sono comunemente accettate dalla totalità della comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia.


Conclusione

La ricerca scientifica della vita extraterrestre è affidata al Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence – Ricerca di Intelligenza Extraterrestre) . Per mezzo secolo gli scienziati del SETI hanno fatto solo questo: ascoltare, in attesa di segnali dal profondo dello spazio, usando enormi radiotelescopi.

I risultati sono deprimenti.
L’astrofisico Michael Hart, nel 1975 ha pubblicato un lavoro intitolato “Spiegazione dell’assenza di extraterrestri sulla Terra”, e il matematico Frank Tipler, autore di un saggio dal titolo ancora più esplicativo, “La vita extraterrestre intelligente non esiste”

Il fatto che le ricerche SETI non abbiano prodotto nulla di molto interessante fino ad ora non è di per sé causa di disperazione.

Nei prossimi dieci anni la NASA avvierà almeno un paio di missioni e nuovi telescopi verranno messi in uso (l’ultimo in ordine di tempo è il telescopio Webb). Forse questo è un momento di svolta per le probabilità di poter assistere nell’arco della nostra vita alla scoperta di forme di vita extraterrestre

Ovviamente ognuno è libero di farsi una propria opinione. Non ci sono prove concrete alla presenza di alieni in epoca preistoria come in quella attuale, ma è altrettanto vero che non ci sono prove concrete che le smentiscono.

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