Un’immagine non vale più di mille parole e anche i grafici mentono

Cosa ci dicono i grafici che sempre più spesso appaiono sugli articoli di giornale, sui telefonini, sui libri? Basta una semplice occhiata per capirne il significato? Alberto Cairo, esperto di giornalismo visuale, ci stimola a diventare più attenti, scettici e meticolosi nella lettura e nella interpretazione dei tanti grafici e mappe che vengono quotidianamente proposti come rappresentazioni che rendono “più evidenti” certi aspetti di realtà. Se non la si sa leggere, non è vero che “una immagine vale mille parole” come spesso si dice. I numeri e i grafici sembrano oggettivi e quindi convincono facilmente; quelli ben progettati ci arricchiscono e permettono di considerare una gran mole di dati in breve tempo, ci rendono più consapevoli di eventi complessi. Tuttavia, basandosi sul “colpo d’occhio” si possono fare errori madornali. Infatti, spesso utilizziamo le informazioni non per capire la realtà ma per rendere più solide le nostre convinzioni, cioè preferiamo trovare nei grafici i dati che ci fanno comodo, senza occuparci troppo di quello che effettivamente stanno cercando di dire. In più, ci sono grafici progettati con cattive intenzioni, cioè grafici che mentono presentando in modo tendenzioso aspetti di ciò che succede, al fine di indurre il lettore ad opinioni non veritiere; ci sono grafici mal fatti o grafici fatti in modo superficiale che comunque distorcono il significato dei dati. Non è facile accorgersene, soprattutto se il lettore è fiducioso e ingenuo, poco esperto dei trucchi della comunicazione visuale.

Proprio alcuni di questi trucchi, almeno i più comuni, sono visivamente presentati nei numerosi (e interessanti) esempi portati da Cairo, e ci stimolano a guardarli con attenzione, distinguendo quello che il grafico effettivamente dice da quello che noi (o chi lo ha progettato) vorremmo che dicesse. Basta un po’ di disattenzione per sbagliarsi, ed è invece necessario sapere che le varie visualizzazioni (grafici e mappe) si basano su una codificazione visiva ben definita, formata da una grammatica, da un vocabolario di simboli e da un sistema di convenzioni ben preciso.

Come si legge un grafico

Alberto Cairo
Come i grafici mentono. Capire meglio le informazioni visive.
Raffaello Cortina Editore, 2020
pp. 253, € 22.00

La lettura di ogni grafico comincia individuando l’impalcatura, cioè il titolo, le didascalie, le scale, le fonti, le firme di chi lo ha realizzato, si riconoscono i simboli delle codificazioni e se ne guardano le proprietà: lunghezza o altezza, dimensioni o area, posizione, angolo, colore o sfumatura… eventualmente si leggono le note. Tutto questo non basta, perché il modo stesso di disporre i dati su un grafico può indurre modi diversi di interpretarli e di interpretare la realtà.

Per aiutarci a capire, Cairo analizza ben cinque possibili modi di mentire riscontrati nella rappresentazione visuale di differenti situazioni: i grafici mentono perché progettati in maniera inadeguata, perché mostrano dubbi, perché presentano dati insufficienti, perché nascondono i margini di incertezza o perché suggeriscono situazioni fuorvianti. Gli esempi portati per ogni caso sono molto stimolanti ed il lettore può impegnarsi a scoprirne i trucchi prima di leggere il commento esplicativo dell’autore. Il confronto di una stessa situazione espressa da un grafico fatto bene e veritiero o da uno fatto male o tendenzioso è particolarmente illuminante e fa capire quanto sia semplice lasciarsi abbindolare da un comunicatore spregiudicato.

Trucchetti nascosti nei grafici

Le manipolazioni della scala sono relativamente facili da individuare ma per esempio, nei grafici a bolle, può essere difficile accorgersi se la rappresentazione delle differenze tra i dati è espressa dall’area delle bolle oppure dal loro diametro. Questo trucchetto è spesso usato da chi vuole esagerare le differenze tra i numeri, così come negli istogrammi si ricorre alla spesso poco visibile modificazione degli intervalli nella scala verticale. Modificando le scale in modo appropriato si può rendere praticamente invisibile l’aumento della temperatura media globale, o si può rinfocolare il rancore razziale distorcendo le rappresentazioni dei dati sulla criminalità della gente bianca o di colore.

I grafici possono mentire mostrando dati insufficienti o presentandoli in modo tendenzioso, e per accorgersene bisogna leggere con attenzione l’impalcatura. Per esempio, alcuni danno numeri assoluti invece che percentuali, usano linguaggi emotivamente carichi innescando reazioni che influenzeranno la nostra lettura, enfatizzano graficamente dati “ad effetto” senza esplicitarne il significato, mostrano valori nominali (non rettificati da altri parametri) invece di valori reali (rettificati). Così in ogni confronto, per comprendere un numeratore, è indispensabile conoscere il denominatore, in particolare se si paragonano gruppi di eventi con denominatori diversi.

Serve imparare a “verificare” i grafici

Cairo si riferisce – ovviamente- ad informazioni rivolte al grande pubblico, presentate da giornali o da altri mezzi di comunicazione di massa, e invita a riflettere sulle conseguenze a livello sociale di una divulgazione tendenziosa di notizie. Le rappresentazioni scorrette, i grafici e gli articoli che possono fuorviare i lettori (o i followers) implicano una responsabilità morale da parte degli autori ma anche di chi condivide queste informazioni con migliaia di persone che possono a loro volta condividerla con altri. Sarebbe dovere di ciascuno che riceve un grafico o una informazione garantirsi sulla fonte, prima di condividerlo, per non diffondere contenuti fasulli: la trasparenza è un segnale di onestà intellettuale. Spesso i giornalisti pubblicano grafici menzogneri per mancanza di controlli appropriati, per la fretta di uscire con la notizia, per ignoranza, per superficialità… raramente perseguendo il preciso intento di fuorviare i lettori. Il controllo sociale tra gente che fa lo stesso mestiere potrebbe aiutare a correggere gli errori, e potrebbe essere considerato un aiuto invece che una aggressione o una forma di diffamazione.

Nel maggio 2020, Cairo è stato invitato a scrivere una postfazione al suo libro a commento della diffusione della pandemia da Covid-19. Da esperto, commenta come i grafici hanno influenzato e continueranno ad influenzare la percezione della pandemia, riconoscendo margini di incertezza nelle estrapolazioni grafiche di eventi futuri. Per esempio, si può guardare l’evoluzione della pandemia confrontando la rappresentazione in scala aritmetica con quella in scala logaritmica. Solo la seconda mostra come negli stati iniziali il numero di decessi si decuplichi ogni cinque o sei giorni per diminuire poi gradualmente; la proporzione tra le persone colpite dal morbo e i morti cresce in maniera non lineare, anche se i dati pubblicati sono probabilmente basati su frazioni di cui sono incerti sia numeratore che denominatore. Nonostante il desiderio di rassicurazione delle autorità responsabili, Cairo fa notare come le statistiche siano per loro natura incerte: i dati riflettono delle stime transitorie e approssimate (molto è quello che non si sa rispetto a quello che si sa) ma, non mostrando i margini di incertezza, danno una falsa sensazione di accuratezza. Ogni modello previsionale è costruito su proiezioni ricavate da molti numeri e da molte curve che descrivono distribuzioni di probabilità basate su statistiche, ciascuna con i suoi margini di incertezza. Questa incertezza vale anche per i dati e per le previsioni che si raccolgono oggi (settembre 2020) e cosa effettivamente succederà è ancora imprevedibile. Il crescente numero di morti, conclude Cairo, significa che singole vite sono state spezzate, vite di persone che soffrivano, amavano, erano amate… Non dovrebbero essere ricordate come numeri. O come punti in un grafico.

Credits immagine di copertina: Morgan Housel on Unsplash

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