Un progetto per salvare l’aragosta nel Mediterraneo

Nella lista rossa delle specie minacciate dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn) l’aragosta, conosciuta comunemente come aragosta mediterranea, è una specie vulnerabile. Oggi un team di ricerca del laboratorio Stella Mare dell’Università della Corsica e del Centro Nazionale della ricerca scientifica francese (Cnrs) è riuscito a controllare la riproduzione di questa specie. Nell’immagine un’aragosta appena nata.

aragosta
Crediti: Laboratorio Stella Mare Università della Corsica/Cnrs Pasquale Paoli

Aragosta, costosa e rara

Famosa per essere costosa, l’aragosta ha un prezzo elevato proprio a causa della sua relativa scarsità, confermata dai dati della pesca. Sulla costa atlantica della Francia, la pesca è scesa da 1000 tonnellate all’anno negli anni ’50 a 25 nel 2010. In Scozia, da 271 tonnellate nel 1959 a 20 nel 2010; in Portogallo, da 400 tonnellate anno nel 1990-1992 a 12 tonnellate nel 2006-2007. Un calo drastico, cui gli scienziati hanno provato a rispondere monitorando la crescita e lo sviluppo di una popolazione.

Nel progetto, lanciato all’inizio del 2021 i ricercatori hanno già ottenuto sei esemplari di aragosta, 83 giorni dopo la schiusa delle uova, con un dato incoraggiante. I tassi di sopravvivenza all’ultimo stadio larvale (43 giorni dopo la schiusa), infatti, sono del 50%. La ricerca potrebbe aprire nuove strade di studio per preservare l’aragosta e difendere la biodiversità, con un danno sia per l’economia sia per l’ecosistema. Il controllo della riproduzione, infatti, potrebbe proteggerla dalla pesca eccessiva, una delle minacce per molte specie. Gli scienziati stanno valutando anche una ridistribuzione degli esemplari per favorire l’aumento della loro presenza. Il laboratorio Stella Mare sta anche studiando le possibilità di utilizzo industriale del guscio dei crostacei attraverso le biotecnologie, ad esempio per la produzione di chitosano, utilizzato in ambito medico.

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