Svelata l’origine degli Avari, i barbari che fecero cadere l’Impero Romano

Il loro nome era Avari, con l’accento sulla prima a. Un popolo nomade che, sbucando apparentemente dal nulla, circa 1500 anni fa si palesò nell’Europa orientale, fece razzia di quel che restava dell’Impero Romano e restò al potere per due secoli. Un popolo di cui, fino a oggi, sapevamo molto poco. Un nuovo studio però, appena pubblicato sulla rivista Cell, fa finalmente luce sulle caratteristiche e sugli spostamenti degli Avari: si tratterebbe, spiegano gli autori – tra cui figura anche un italiano, Guido Alberto Gnecchi Ruscone, archeogenetista al Max Planck Institute for Science of Human History di Jena, in Germania – di un popolo proveniente dalle steppe dell’Asia, dalle caratteristiche simili a quelle dei Mongoli di Gengis Khan, in grado di spostarsi molto velocemente a cavallo, tanto da riuscire a sconfinare, nel giro di pochi anni, dall’Asia nordoccidentale agli altopiani dell’Europa occidentale.

Fino a questo momento, tutto quello che sapevamo sugli Avari si doveva alle testimonianze di alcuni documenti di età bizantina, i cui contenuti, tra l’altro, probabilmente sono viziati dall’odio o dalla paura. Se i testi possono mentire, tuttavia, lo stesso non può dirsi del DNA: gli autori dello studio appena pubblicato hanno analizzato i resti di 66 individui sepolti in diverse tombe avare, sequenziandone il genoma ed evidenziandone le affinità con quello dei popoli asiatici. Un risultato che rappresenta la prima evidenza solida della migrazione degli Avari dall’estremo Oriente all’Europa, una migrazione avvenuta tra l’altro in tempo record. “Hanno percorso oltre 5 mila chilometri in pochi anni, arrivando dalla Mongolia al Caucaso”, spiega Choongwon Jeong, un altro degli autori del lavoro, esperto in genetica delle popolazioni alla Seoul National University, “per poi raggiungere, dopo altri dieci anni, la moderna Ungheria. È la migrazione su lunga distanza più veloce della storia”.

Combinando i risultati dell’analisi genetica con i (pochi) resoconti storici, sembra, in particolare, che gli Avari siano nati in seno ai Rouran, una confederazione di tribù nomadi stabilitasi al confine tra Cina e Mongolia verso la fine del quarto secolo dopo Cristo. Circa quindici anni dopo il collasso dei Rouran, schiacciati dalle tribù turche, i diplomatici della città romana di Bisanzio cominciarono a registrare testimonianze dell’esistenza di un popolo, che si faceva chiamare Avari e che, per sfuggire ai turchi, era scappato dalla Mongolia fino a raggiungere il bacino dei Carpazi.

“Oltre alle prove della chiara affinità degli Avari con le tribù del nordest asiatico”, spiega Gnecchi Ruscone, “abbiamo notato anche che i resti delle persone appartenenti alle élite del periodo avaro del settimo secolo dopo Cristo hanno una certa affinità genetica – circa il 20-30 percento – con altre ascendenze, probabilmente associate al Caucaso settentrionale e alla steppa dell’Asia occidentale, il che potrebbe suggerire un’ulteriore migrazione dalla steppa dopo il loro arrivo nel settimo secolo”. La fine è arrivata cento anni più tardi, quando gli Avari furono attaccati dalle truppe di Carlo Magno e, non riuscendosi a difendere, si volsero di nuovo verso Oriente, mescolandosi probabilmente con altri popoli asiatici.

Immagine: La distruzione dell’Impero Romano, Thomas Cole (pubblico dominio)
Riferimenti: Cell

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