Scoperti il relitto di una nave corinzia e straordinari reperti a 800 metri di profondità nel Canale di Otranto

Un vero e proprio mondo sommerso è stato scoperto e portato alla luce negli abissi del canale di Otranto. A circa 800 metri di profondità sono state infatti trovate una grande quantità di brocche ed anfore, oltre a coppe di vino in ceramica alcune delle quali ancora impilate o imballate dentro a grandi vasi che venivano impiegati per proteggerle, nel corso del lungo viaggio in mare, dal rischio di incidenti. Merci destinate a finire sulla tavola delle elites ma evidentemente mai arrivate a destinazione, finite nelle profondità marine probabilmente a seguito di un naufragio. Quello trovato, insieme a resti di alimenti come le olive, è infatti l’antico carico di una nave corinzia del VII secolo a.C il cui relitto è stato localizzato a tali profondità, che gli esperti hanno recentemente studiato nei laboratori della Soprintendenza nazionale per il patrimonio subacqueo. E che potrebbe fornire nuovi preziosi dettagli in merito alla nascita del commercio tra Corinto e la Magna Grecia.

Per arrivare a 800 metri e fare tali scoperte è stato impiegato, come sottolineato dalla Soprintentenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, un mezzo sottomarino filoguidato dotato di strumentazioni ad alta tecnologia. Parte del carico, ben 22 reperti di ceramiche fini oltre ai contenitori di trasporto, è stato così riportato alla luce e studiato dagli archeologi del ministero della Cultura, che si sono occupati della loro datazione. Nei laboratori di restauro della Soprintendenza vengono conservati tali reperti che, come sottolineato dal direttore dei Musei Massimo Osanna, restituiscono “un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Gregia, meno documentate da rinvenimenti subacquei, e dei flussi di mobilità nel bacino del mediterraneo”.

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