Gli scienziati hanno recentemente sviluppato piccoli robot biologici fatti di cellule umane vive, aprendo nuove possibilità per la medicina rigenerativa. Questi robot auto-assemblanti, chiamati anthrobot, sono stati creati a partire da una singola cellula umana adulta prelevata dalla trachea. Le cellule sono state manipolate in laboratorio per replicarsi in organoidi multicellulari con ciglia rivolte verso l’esterno, che permettono loro di muoversi. Gli anthrobot presentano diverse varianti con forme e dimensioni diverse, e possono sopravvivere in laboratorio fino a 60 giorni prima di degradarsi naturalmente.
Una delle caratteristiche distintive degli anthrobot è la loro capacità di formare spontaneamente la propria forma, senza la necessità di strumenti esterni. A differenza dei Xenobot, che richiedono pinzette o bisturi per essere modellati, gli anthrobot possono essere creati utilizzando cellule adulte, comprese quelle di pazienti anziani. Questa caratteristica rende gli anthrobot completamente scalabili e potenzialmente utilizzabili come strumenti terapeutici.
Uno dei potenziali utilizzi terapeutici degli anthrobot è nella guarigione. Gli scienziati hanno osservato che quando un gruppo di anthrobot è stato aggiunto a neuroni danneggiati in laboratorio, hanno incoraggiato la crescita di nuove cellule per riempire il vuoto. Questa scoperta apre la strada a possibili applicazioni nella cura delle malattie neurologiche, nel ripristino dei tessuti danneggiati e nella somministrazione di farmaci.
Le cellule che compongono gli anthrobot sono in grado di comunicare tra loro e creare strutture dinamiche. Ogni cellula è programmata con molte funzioni, come il movimento, la secrezione di molecole e la rilevazione di segnali. Gli scienziati stanno cercando di comprendere come combinare queste funzioni per creare nuovi piani corporei e funzioni biologiche, diverse da quelle presenti in natura.
È interessante notare che le normali cellule tracheali dei pazienti, senza modifiche al loro DNA, possono muoversi autonomamente e incoraggiare la crescita dei neuroni in una regione danneggiata. Questa scoperta solleva molte domande sulla capacità di guarigione degli anthrobot e sulle loro potenziali applicazioni future. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Science.
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