Gli esperti ritengono che la tecnica dell’intelligenza artificiale utilizzata con il delicato papiro possa aiutare a recuperare numerosi testi antichi.
Una sola parola, “porphyras“, che in greco antico significa viola, è stata decifrata da un team di ricercatori statunitensi in un rotolo di papiro di Pompei di quasi 2.000 anni fa, troppo fragile per essere srotolato. Ad annunciarlo, giovedì, è un team di esperti americani. Luke Farritor, una studentessa di informatica di 21 anni, è diventata la prima persona in due millenni a rilevare una parola completa all’interno di un rotolo non aperto; un traguardo per il quale ha ricevuto il premio di 40.000 dollari. Poco dopo Youssef Nader, laureato in biorobotica, ha scoperto in maniera indipendente la stessa parola nella stessa area, con risultati ancora più chiari, vincendo il secondo premio di 10.000 dollari.

Entrambi hanno usato una nuova tecnica di tomografia computerizzata e intelligenza artificiale per decifrare elettronicamente i rotoli, una tecnica è stata creata da Brent Seales, un informatico dell‘Università del Kentucky, negli Stati Uniti. Nel 1752, alcuni operai che scavavano in una villa scoprirono un nascondiglio contenente circa 800 pergamene, gran parte delle quali troppo fragili per essere srotolate. Ora la speranza è che la nuova tecnica permetta di ricostruire il contenuto completo dei numerosi rotoli carbonizzati con l’eruzione del vulcano Vesuvio nel 79 d.C. C., che seppellì Pompei e inondò Ercolano di gas caldi e fanghi vulcanici. “Possiamo vedere i danni all’interno della pergamena, ma gran parte di essi può essere riparata digitalmente “, spiega Seales. “L’impatto di tale tecnica potrebbe essere grande quanto la riscoperta dei manoscritti durante il Rinascimento“, afferma Robert Fowler, un esperto di papiro.
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