Perù: scoperta maschera d’oro dipinta con sangue umano

L’utilizzo del sangue umano era molto comune in una cultura, come quella del Sicán, in cui i sacrifici umani erano ricorrenti.

Ha circa mille anni la maschera d’oro, dipinta con sangue umano, scoperta sulla testa di uno scheletro da un team di archeologi del Sicán Archaeological Project in Perù. Risalente al 1000 d.C., la maschera apparteneva a un uomo ricco, di mezza età, dell’antica cultura Sicán che popolò la costa nord dell’odierno Perù dal IX al XIV secolo. Lo scheletro, anch’esso dipinto di rosso vivo, è stato scoperto in posizione seduta, senza testa e capovolto al centro di una sepoltura a forma quadrata a 12 metri di profondità. Il cranio, intenzionalmente staccato dal corpo, è stato posizionato con il lato destro rivolto verso l’alto ed è stata coperto con la maschera dipinta di rosso. All’interno della tomba, gli esperti hanno portato alla luce ben 1,2 tonnellate di corredo funerario ed altri quattro scheletri: due giovani donne e due bambini. Ad incuriosire gli esperti è stato il colore rosso vivo che ricopriva la maschera, ancora molto forte, e composto da un misto di mercurio, zolfo e sangue umano. Ed è stato proprio il sangue umano a rappresentare l’ingrediente ”segreto” per gli esperti, perché in grado di creare un legame efficace tra gli elementi. Individuato grazie ad un tecnica spettroscopica ad infrarossi, gli esperti hanno scoperto le proteine di origine umana ​​presenti nella vernice di colore rosso, oltre alle proteine contenute negli albumi d’uovo, probabilmente di anatra muta (Cairina moschata).

Perù: scoperta maschera d’oro dipinta con sangue umano

“Le vernici contenenti alte quantità di cinabro erano tipiche delle élite sociali e nell’ambito di riti religiosi”, hanno spiegato gli esperti nello studio. ”Le due donne, una in posizione di ostetrica, hanno spinto gli esperti ad ipotizzare ad un desiderio di “rinascita” da parte del defunto, come anche la vernice insanguinata. In un recente studio, gli scienziati hanno scoperto come i Sicán fossero soliti effettuare sacrifici umani incidendo il collo e la parte superiore del torace per aumentare al massimo la quantità di sangue pertanto “dal punto di vista archeologico, la presenza del sangue nella pittura non è una sorpresa”. I risultati della ricerca stati pubblicati su Journal of Proteome Research dell’American Chemical Society.

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