Sarà capitato a tutti da bambini, soprattutto in contesti familiari assai numerosi o in circostanze legate a compleanni ed altre festività, la richiesta di un adulto di dare un bacio o di farsi baciare. Una richiesta certamente mossa da tenerezza e da ingenuità, ma che in quanto fatta ad un bambino/bambina, può essere interpretata dai minori come un’imposizione, un obbligo, qualcosa a cui non si possa facilmente sottrassi.
A volte dimentichiamo che i bambini, i nostri figli e le nostre figlie, sono soggetti dotati di una specifica volontà, di proprie intenzioni ed anche di personali preferenze ed inclinazioni. Forzare un bambino, anche piccolo, a dare un bacino o a farselo dare, come forma di saluto o di ringraziamento, per accontentare il desiderio di un adulto, è quello che non dovremmo mai fare ed in questo articolo vedremo il perché. Al contrario, possiamo aiutare i bambini a relazionarsi con gli altri in modo sano, senza imposizioni o accettazioni incondizionate.
La dottoressa Clara Lapi, psicologa, ha esplorato per noi questo tema, facendoci capire perché non è bene insistere nella richiesta di un bacio anche se l’adulto è un familiare stretto.
Perché non chiedere ad un bambino di dare un bacio
Pensiamoci un po’ su: quante volte diamo un bacio sulla guancia, come forma di saluto verso un nostro pari, anche se non ci andrebbe affatto. Nonostante ciò, pur potendo scegliere di farlo come di non farlo, ci capita di non riuscire a sottrattaci ad uno schema ormai socialmente accettato, di cui faremmo volentieri a meno. Quando capita ai bambini e alle bambine di ritrovarsi in situazioni simili, il nostro compito sarebbe quello di tutelarli, di rispettare le loro inclinazioni come la loro volontà, di insegnare loro che sebbene alcune norme sociali possano essere comuni ed innocue, possono essere messe in discussione se e quando si avverte un disagio.
“Baciare o abbracciare qualcuno al momento dei saluti è una pratica comune della nostra cultura, spesso associata e percepita come buona educazione o utilizzata come mezzo di scambio per ottenere qualcosa. Pensiamo al classico: ti do una caramella se mi dai un bacino.
Lo sviluppo affettivo del bambino è un processo e in quanto tale ha bisogno di tempo prima di raggiungere quelle tipiche conformazioni formali che riconosciamo nell’età adulta.
Nello specifico, dagli 0 ai 2 anni di età, i bambini non hanno bisogno di socializzare con tutte le persone indiscriminatamente ma bensì hanno bisogno di essere protetti e rassicurati dai volti familiari della mamma e del papà o al massimo dai propri nonni. In tenerissima età si ha bisogno di riconoscere le figure che si prendono cura di lui abitualmente, in modo da riuscire a preservare le energie necessarie per l’esplorazione dell’ambiente circostante e per il gioco, e non investirne troppe per interpretare e riconoscere ogni volta volti e persone nuove. Nel momento in cui le figure si moltiplicano, per il bambino diventa difficile ritrovare i propri caregivers e i propri punti di riferimento, minando così la possibilità di sperimentarsi e conoscersi.
Va inoltre tenuta in considerazione l’attitudine all’affettività di ogni bambino, unica e personale. Non tutti saranno socievoli da bambini come da adulti, per cui non tutti e non tutte gradiscono il contatto fisico e affettuoso con l’altro. Sarà di fondamentale importanza, nel caso essi non gradiscano troppo la prossimità fisica con persone a loro non familiari, rispettare questa loro inclinazione e soprattutto non forzarli”.
Inoltre si può creare un’ulteriore confusione, accompagnata da un grande senso di disagio quando il bacio dato o chiesto sulla bocca. Molto genitori lo fanno ingenuamente, ma ormai gli esperti sono concordi nell’affermare che sia un comportamento da evitare.
Baci ai bambini: l’importanza del consenso
In questo momento, nella nostra società è caduto un grande velo, scoprendo il tema importantissimo e delicatissimo dell’importanza del consenso nell’approccio sessuale ed intimo fra due persone.
Sebbene per la prima volta si parli di educazione al consenso, la strada è molto lunga ed impervia, affinché in special modo le donne comprendano pienamente il loro diritto ad essere rispettate in relazioni amorose tossiche, violente, mentre al contempo gli uomini devono imparare che ci sono limiti invalicabili senza alcun dubbio o giustificazione.
Educare al consenso è un processo difficile in una società che, a volte, offre ai giovanissimi ed alle giovanissime modello sbagliati, lancia imput confusi e contrastanti. Per cui non può che partire da noi genitori educare i bambini e le bambine al rispetto di se stessi come degli altri. È in questo contesto che si inserisce la riflessione sul perché è sbagliato chiedere, imporre, forzare, ad un bambino/a di baciare o di farsi baciare.
Ecco cosa ci dice la dottoressa Clara Lapi.
“Non dovrebbe essere difficile per noi adulti mettersi nei panni dei più piccoli e cercare di capire quello che provano e sentono in occasioni del genere. Soprattutto in questo particolare periodo storico e culturale, dove la questione del consenso e del rispetto della volontà propria e altrui e del corpo nei rapporti e nelle relazioni sociali è sempre più spesso centrale e portata alla nostra attenzione.
È a partire dai tre anni che gli esseri umani iniziano a sviluppare il proprio senso di autonomia e la propria percezione corporea: non rispettare il bisogno personale di vicinanza o meno, equivale a minare il loro senso di sicurezza, andando a invalidare successivamente la percezione futura del rispetto del consenso altrui.
Quando un gesto viene imposto e non è spontaneo, genera nel bambino un forte senso di disagio, di obbligo e ciò potrebbe andare a condizionare la percezione e il significato personale associato ai gesti di affetto. C’è il rischio che certi gesti, apparentemente innocui, possano essere associati a sentimenti di intrusività, obbligo, dovere e imposizione invece che a calore e amore come sarebbe auspicabile.
È importante riflettere anche sulla questione genitoriale: con tale imposizione c’è la possibilità che si possa rimandare indirettamente l’idea inconscia di decidere sul corpo del proprio figlio perché tale. Il proprio bambino è un’entità separata e diversa dai suoi genitori e ciò comporta anche accettarlo nelle proprie peculiarità, comporta distaccarsi dal prototipo o dall’immagine di ciò che si può sperare di avere come figlio o di avere un figlio tale e quale ai suoi genitori, che si comporti come loro nelle situazioni, che condivida le stesse regole educative e di socialità. Anche e sin da piccoli/piccole bisogna rispettare e accettare i figli senza condizionamenti, completamente nelle loro attitudini, nei loro limiti e nei loro confini personali. Per cui è sbagliato decidere per loro, anche nella misura di imporre o insistere sulla manifestazione di una forma di affetto”.