Per l’Agenzia svedese per la protezione dell’ambiente, la soluzione per ridurre le emissioni di metano – uno dei gas direttamente collegati alla crisi climatica, oltre all’anidride carbonica – comporta cambiamenti nella dieta di mucche e bovini. La scommessa è che l’inclusione di alghe e altri additivi possa ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento del bestiame. Si tratta di una delle proposte descritte nel recente rapporto diffuso dall’agenzia per ridurre le emissioni di metano nel paese del 30% entro il 2030. Ma prima di rilasciare mangimi a base di alghe, i ricercatori del governo svedese sottolineano la necessità di ulteriori studi che possano confermare la sicurezza di questa nuova dieta. Il controllo delle emissioni di metano è da alcuni anni una delle maggiori preoccupazioni ambientali per la Svezia, un paese che vede la maggior parte delle emissioni prodotte dai settori dell’allevamento e dell’agricoltura. Se non si interviene, sottolineano gli esperti, il paese non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo globale per ridurre le emissioni di questo gas inquinante. Per misurare l’impatto, l’agenzia svedese ricorda che “il metano è un potente gas serra il cui impatto climatico, rispetto all’anidride carbonica, è 28 volte maggiore per chilogrammo di gas emesso in cento anni”. Come sottolineato nel rapporto, una possibilità è quella di migliorare la dieta delle mucche, includendo alghe marine, ricche di bromoformio. I dati preliminari indicano che il composto agisce impedendo ai microrganismi presenti nei primi due stomaci dell’animale di produrre metano (in totale la specie ha quattro stomaci).

Sviluppato dall’azienda Volta Greentech il nuovo mangime con alghe è in grado di ridurre fino all’80% in un giorno le emissioni di metano generate dalle mucche. Per convalidare la tecnologia, vengono implementati programmi pilota in Svezia e nel Regno Unito. La velocità di rilascio del gas viene misurata dai sensori. “Crediamo che questi [additivi alimentari] potrebbero essere una misura per ridurre il metano prodotto dal bestiame in Svezia”, afferma Emma Carlen, analista climatica presso l’agenzia. Oggi “non abbiamo altri strumenti che possano avere questo effetto nell’attuale livello di produzione. Ma comprendiamo anche che [la soluzione] è ancora abbastanza nuova e che sono necessari ulteriori studi prima di poter realmente presentare una nuova politica pubblica”, aggiunge.
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