Nuova lettura dei miti

Risalendo indietro nel tempo troviamo che, circa 13 mila anni fa, ebbe inizio uno sviluppo culturale umano che diede origine a quelle civiltà da cui discendiamo.

Se tentiamo di passare quella barriera temporale e risalire oltre quella data troviamo un vuoto archeologico privo delle tracce dei popoli che possono aver vissuto in tale periodo, quindi diviene impossibile ricostruire ciò che è stato.
D’altra parte non possiamo neanche escludere categoricamente che si sia sviluppata una forma evoluta di civiltà.

Si stima che 200 mila anni fa l’Homo Sapiens iniziò a sfruttare la sua capacità mentale, ma non si può pensare veramente, come fa la scienza ufficiale, che per circa 190 mila anni l’uomo sia stato a trastullarsi con le pietre e con le clave, perché i reperti rinvenuti ci parlano di un passato non remoto; o perché qualche popolo insediatosi successivamente in un luogo ha fatto proprie le vestigia trovate nel luogo del suo stanziamento, costringendo i posteri ad errori di interpretazione. Sicuramente in un lasso così lungo di tempo possono essersi avvicendate molte civiltà progredite.

13 mila anni fa si verificò una catastrofe che il mondo conosce come il diluvio universale.

I segni lasciati da tale cataclisma sono presenti sul globo.
Nell’Alaska migliaia di animali, tipici delle regioni temperate, rimasero congelati; sono stati rinvenuti ammassati in una macabra catasta eretta da una forza poderosa insieme agli alberi e altri animali.
In Siberia gli animali, in particolare i mammut, rimasero congelati in modo repentino tanto da non aver avuto il tempo di digerire il cibo ingerito.
Nelle Ande sono state rilevate tracce di sedimenti marini a 3800 metri di altitudine. Alcune rovine di Tiahuanaco sono sommerse sotto due metri di fango di origine sconosciuta. A diciotto metri dalla superficie del lago Titicaca sono state rinvenute alcune rovine e nelle sue acque crostacei e pesci oceanici.
Quando parliamo di questi eventi citiamo i resti degli animali rinvenuti; nessun accenno agli uomini, sicuramente decimati e costretti a trasferirsi in altri luoghi. Saranno i pochi superstiti a tramandare verbalmente gli usi e i costumi e le conoscenze; ma ricominciare da zero in un altro luogo implica il fatto che trascorreranno anni durante i quali molto sarà andato perduto.

Molti eventi del passato sono stati trasformati dai popoli in miti, leggende, storie ritenute da insigni studiosi frutto di fantasie che nemmeno per pura ipotesi si possono avvicinare o affiancare alla realtà dei fatti.

Eventi classificati dagli esperti come forme religiose e metafisiche. Gli avvenimenti accaduti sono stati enfatizzati, ingigantiti, circondati da aloni di misticismo e mistero, rivestiti di metafore, stravolti dai popoli antichi, ma in molti di essi si cela una parte di verità.

Le risposte che mancano

MEGALITI

Per secoli, archeologi e paleontologi hanno studiato l’affascinante mistero delle costruzioni megalitiche, cercando di carpirne non solo il significato, ma anche la tecnica tramite la quale sono state realizzate. Il mistero a riguardo è grande, e resta sempre il dubbio di come abbiano fatto uomini preistorici, che non avevano ancora inventato la ruota, a spostare e disporre pietre così gigantesche.

La teoria più verosimile a riguardo ipotizza che queste venissero fatte rotolare giù per le colline sfruttandone i pendii, e issate perpendicolari al terreno con un sistema di corde e binari di legno, per il funzionamento dei quali era indispensabile la collaborazione di più persone.

Un altro problema, poi, ha impegnato storici e archeologi per lunghi anni. Si tratta della necessità di capire dove e come sia nata e poi diffusa la cultura megalitica. Infatti, sono molte le costruzioni di questo genere in Europa, presenti soprattutto sulle coste occidentali (Regno Unito, Francia, Spagna e Portogallo) e mediterranee (Puglia, Sicilia, Sardegna, Corsica). Si tratta di un fenomeno nato in un certo luogo, in seguito “esportato” e imitato altrove, o è nato spontaneamente in più posti, in seguito a circostanze analoghe?

Secondo alcuni studi la spiegazione si basa sulla teoria secondo la quale l’usanza sia stata diffusa da popoli che si spostavano via mare e diffondevano la loro tecnica di costruzione nei posti in cui approdavano.

Analisi al carbonio-14, o radiocarbonio fanno risalire alcuni megaliti come quelli nel nord della Francia, nella Bretagna a 6000 anni fa.

PIRAMIDI

Le piramidi di Giza (Egitto), Teotihuacan (Messico) e Xian (Cina) sembrano state edificate secondo un unico immenso progetto planetario.

Nella provincia dello Shanxi, nella Cina centrale, ci sono ben 250 piramidi, una dozzina si trovano al centro dell’oceano indiano, nell’isola di Mauritius, isole Canarie, Sudan settentrionale e solo in Egitto ne sono state individuate ben 155. Ci sono, inoltre ,300 piramidi in Perù, altre in Bolivia e più di 10.000 in America centrale.

Come è possibile che civiltà sparse in 5 continenti, costruiscano strutture piramidali cosi simili tra loro?
E’ impossibile pensare che secondo l’archeologia tradizionale stranamente ed inspiegabilmente è stato concesso solo ai faraoni Egizi la patente di costruttori di questi edifici.

Esistono sul nostro pianeta alcune piramidi colossali, ben più grandi di quelle di Giza. La prima è sicuramente quella di Cholùla, in Messico. Le dimensioni di questo edificio sono impressionanti, dato che ogni lato della base quadrata è lungo circa 450 metri, mentre l’altezza è di 66 metri circa. Il volume è stimato in 4.450.000 metri cubi; se consideriamo che la grande piramide di Cheope, a Giza in Egitto, ha un volume di 2.500.000 metri cubi, ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando.

Visoko, in Bosnia, nei pressi di Sarajevo, è stata scoperta la presenza, peraltro molto contestata dalla solita archeologia tradizionale, di diverse piramidi; una di esse, detta Piramide del Sole, è alta ben 213 metri, e quindi molto più della piramide di Cheope a Giza, ed è quindi la più alta del pianeta. Secondo alcuni esperti del settore, lo strato di terra che ricopre tale edificio lo fa risalire ad almeno 12.000 anni fa, e quindi all’epoca dell’ultima grande glaciazione. 

L’unica spiegazione a tutto ciò è che tutte queste culture abbiano imparato a costruire le piramidi dalla stessa fonte.

ANTICA ASTRONOMIA

La conoscenza astronomica in possesso delle grandi civiltà del passato è quasi sempre relegata, dagli studiosi, a bisogni inerenti il campo religioso e alla necessità di dare una datazione al tempo per ovviare ad alcune necessità strettamente di natura agricola.

Abbiamo accennato, prima, che l’agricoltura pare affermarsi contemporaneamente in tutto il mondo circa 12000 anni fa. Prima di allora l’uomo paleolitico aveva vissuto in uno stadio semi selvaggio, vivendo di caccia e nomadizia, in piccoli gruppi sparuti, la cui esiguità non avrebbe permesso la nascita delle varie specializzazioni di mestiere.

Lo studio dell’astronomia e del percorso nel cielo, durante l’anno, delle varie costellazioni, comporta una conoscenza appropriata di nozioni matematiche e persino di trigonometria sferica, nonché capacità di osservazione scientifica e una strumentazione ad essa inerente.

E’ abbastanza impensabile che l’uomo paleolitico, costretto ad una vita segnata dal fabbisogno di procurarsi cibo e riparo, e costretto a difendere il poco che aveva, oltre che se stesso, da altri suoi simili e dalle belve feroci, abbia avuto il tempo per concepire simili pensieri e idee, ne tanto meno possiamo pensare che uno o più individui, nel mondo, abbiano potuto avere la possibilità e la costanza di seguire, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, tutti i vari movimenti degli astri, grandi e piccoli nel cielo. Ancora oggi i nostri contadini ( e credo che fosse così anche in passato) traggono i loro modelli informativi su tutto ciò che attiene l’agricoltura dall’ambiente circostante.

Allora perché non pensare ad un’antica civiltà, altamente progredita rispetto al resto del mondo paleolitico di allora, in possesso di conoscenze marinaresche e quindi di astronomia, notevolmente evoluta sul piano agricolo, pastorizio, metallurgico, nonché sul piano strettamente sociale e politico: la mitica Atlantide, o Mu o Lemuria che dir si voglia?

Infatti non l’agricoltura ma la navigazione richiede la conoscenza della volta celeste. Chiunque mastichi un po’ di marineria sa benissimo che uno strumento indispensabile per la navigazione sono le cosiddette Effemeridi nautiche, un registro in cui vengono segnate, giorno per giorno, per tutto l’anno, la declinazione delle varie stelle, in modo da fornire un perfetto strumento di osservazione per i rilevamenti nautici.  Da quello che sappiamo è che né i Sumeri, né gli Egizi, né i Maya, o gli Aztechi o gli Incas erano certamente popoli di grandi navigatori.

Ipotesi

Una terribile catastrofe colpisce 12.000 anni fa il mondo intero (il mitico diluvio) e in principale modo questa grande civiltà, che scompare inopinatamente. Piccoli gruppi sparuti , capeggiati da uomini dalla grande sapienza approdano in varie parti del mondo, venendo a stretto contatto con le sparute rappresentanze di indigeni locali.

Purtroppo, a causa del numero non elevato di persone sopravvissute (di Atlantide?), e condizionato dal minor contributo intellettuale e conoscitivo delle popolazioni locali, non tutte le conoscenze poterono essere conservate.

La parentela comune

Si potrebbe spiegare il tutto ponendo come punto di principio l’esistenza di una civiltà che sia stata una base comune per tutte le altre, ipotesi certamente odiata e ripudiata dagli studiosi ortodossi, che reputano tale ipotesi solo frutta di alchimie immaginative.

Eppure ecco che al di là e al di qua dell’Atlantico, nelle Americhe, come in Europa, in Asia come in Africa, circa 12000 anni fa, succede qualcosa di meraviglioso. Qualcosa sembra impossessarsi di tutte le menti degli uomini di quel periodo, come se ad un certo tratto della storia paleolitica qualcuno avesse acceso una lampada la cui luce si fosse diffusa per tutto il mondo.

Popoli diversissimi fra di loro, distanti mari e montagne danno vita alla grande avventura culturale che li porterà ad inventare e migliorare la pastorizia e l’agricoltura,e , ad esse connessi ,nuovi attrezzi di lavoro. Come se non bastasse popoli lontanissimi fra di loro percepiscono ed elaborano miti ed eroi del tutto simili.

Possibile che si tratti solo di una coincidenza culturale?

Tutti questi popoli hanno in comune alcuni elementi:

A) sono costruttori di piramidi o pseudotali: le prime costruzioni a gradoni egizie, le ziggurat numeriche e i templi a gradoni dei Maya hanno in comune la forma piramidale, seppur, negli ultimi due casi, tronca.

B) tutti questi popoli sono amanti delle costruzioni megalitiche, ottenute cioè con l’utilizzo di pietre, di calcare, granito o altro, in blocchi dalle dimensioni gigantesche, comportando così un onere di lavoro in più inspiegabile, sfidando persino i normali canoni raziocinali se confrontate tali opere con i mezzi a disposizione di tali popoli.

C) Identiche conoscenze astronomiche, talmente evolute da permettere loro di conoscere il cielo sopra le loro teste in maniera tanto precisa come l’uomo non vi è più giunto sino all’inizio di questo secolo, con la scoperta, per mezzo di potenti telescopi degli ultimi pianeti. Conoscenze che portavano tali popoli a concepire calendari di eguale durata e persino più precisi di quello adottato da noi oggigiorno.

Chiudo con una semplice osservazione, dedicata agli amanti dell’ipotesi extraterrestre della genesi umana: l’astronomia non è solo un basamento della navigazione marina ma anche, e soprattutto di quella spaziale. Vi dice niente questo?

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