Come tutelare la salute dei neonati prematuri? Nel nostro paese, un neonato su 10 nasce pretermine. È tempo che anche per la ricerca la prematurità diventi una priorità.
Quanti sono i neonati prematuri in Italia
In tal senso si è già espressa anche la Fondazione Veronesi, la quale ha recentemente sottolineato come ogni anno siano almeno 24.000 i neonati prematuri, corrispondenti a circa il 6,3% delle nascite complessive. Questi numeri rendono il fenomeno un vero e proprio problema di salute pubblica perché vi è il bisogno di poter dare a questi piccoli tutta l’assistenza sanitaria specialistica necessaria. Soprattutto affinché possano svilupparsi adeguatamente dal punto di vista neurologico.
È ovvio che a seconda di quanto pretermine sia la nascita differenti saranno le esigenze. Ciò non toglie che sia necessario fare prevenzione e ricerca. Questo perché agire in anticipo consente di poter tutelare la salute dei neonati prematuri. Dando loro modo di poter avere uno sviluppo fisico e neurologico che li porti al pari dei “colleghi” nati a termine.
Tra le altre cose, muoversi nel modo giusto in questa condizione particolare consente anche di favorire una corretta relazione genitori bambino e di diminuire lo stress dei primi. La maggior parte dei parti dei bambini prematuri avviene tra la trentaquattresima e la trentaseiesima settimana di gestazione: solo lo 0,9%-1% sono bambini nati in casi di cosiddetta prematurità estrema o grave prima della trentaduesima settimana di età gestazionale.
Le problematiche che li colpiscono
I neonati prematuri rischiano di avere problemi di sviluppo delle funzioni del sistema nervoso centrale. Purtroppo, come sottolineano gli esperti, all’aumento della possibilità di sopravvivenza non corrisponde la diminuzione del rischio di problematiche. E sebbene la medicina abbia fatto dei passi da gigante nel prendersi cura dei neonati prematuri, riuscire a mettere a punto dei programmi di prevenzione dei parti pretermine, consentirebbe anche di eliminare il rischio di problemi di neurosviluppo.
Bisogna inoltre lavorare su interventi abilitativi mirati. E la ragione sta nel fatto che il cervello del neonato è caratterizzato da una forte neuroplasticità. Ciò significa che il cervello è in grado di modificare la propria struttura e funzione in base all’esperienza, grazie a meccanismi epigenetici e influenze ambientali.
Riuscire a trovare la giusta formula per dar modo al cervello del neonato prematuro di accendere o spegnere alcuni geni capaci di influenzarne lo sviluppo rappresenterebbe un punto di svolta. Come d’altronde anche la capacità di poter mettere a punto una sorta di utero artificiale, al posto delle attuali incubatrici. Un dispositivo capace di poter fornire al neonato prematuro lo stesso ambiente e le stesse opportunità offerte dall’utero materno.