Neomamme e lavoro: come presentare le dimissioni e beneficiare della Naspi

Per moltissime mamme e neomamme lavoratrici subordinate, la scelta tra rientrare al lavoro dopo la nascita ed il dedicarsi al proprio figlio/a, in prima persona, senza usufruire di tate, nonni e asili nido può essere davvero molto frustrante e dolorosa, soprattutto oggi: con la pandemia, il problema ha assunto un aspetto di natura economico-finanziario forse ancora più importante rispetto agli anni passati.

Per quanto triste alla fine, demoralizzate, molte mamme preferiscono dimettersi e usufruire dell’indennità di disoccupazione, la NasPi, l’assicurazione sociale per l’impiego, che spetta loro per legge. 

“In questo modo, una quasi-mamma o una già mamma può dimettersi, dall’oggi al domani, e rimanere a casa con il proprio bimbo” racconta Carolina Casolo, founder di Sportellomamme.com. “Nel 2022, le pratiche di domanda relative alle dimissioni volontarie entro l’anno di vita del minore sono quadruplicate rispetto all’inizio del 2021, come confermano le email che tutti i giorni ricevono le consulenti del team del servizio con oggetto la richiesta di consulenza circa l’opportunità, i requisiti, l’iter burocratico, i pareri legali nella gestione della domanda stessa”. 

Vediamo allora insieme tutto quello che c’è da sapere e rispondiamo con l’aiuto delle consulenti alle domande più comuni sul tema dimissioni volontarie delle mamme.

Dimissioni volontarie per neomamme: cosa c’è da sapere 

Quando si possono presentare le dimissioni volontarie? 

La data di decorrenza delle dimissioni deve essere anteriore al compimento dell’anno del bambino.

Iter per dimettersi: quali sono i passi?

Per dimettersi, si deve:

  1. Inviare lettera di dimissioni (anche via mail) al datore di lavoro (non si è tenuti a rispettare i termini del preavviso previsti dal CCNL di pertinenza  e i giorni di preavviso indennizzabili dovranno essere corrisposti dal datore di lavoro).
  2. richiedere la ratifica delle dimissioni all’ispettorato del lavoro di competenza per il tuo territorio (Ispettorato Territoriale del Lavoro).
  3. Una volta convalidate le dimissioni da parte dell’ ITL si può procedere con l’istruzione della domanda di NASpI (la pratica può essere istruita a partire dall’ultimo giorno di lavoro indicato nelle dimissioni).

NASpI per mamme dipendenti

Cos’è la NASpI e come funziona

La NASpINuova Assicurazione Sociale per l’Impiego – è una indennità mensile di disoccupazione, istituita dall’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, che sostituisce le precedenti prestazioni di disoccupazione ASpI e MiniASpI in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati a decorrere dal 1° maggio 2015.

Grazie alla legge Fornero, per le mamme lavoratrici subordinate in gravidanza e fino al compimento dell’anno di vita del minore è possibile beneficiare di questo ammortizzatore. Infatti, nella Circolare INPS n.94/2015 viene indicato che  possono accedere alla NASpI anche le lavoratrici madri che si dimettono volontariamente durante il “periodo tutelato” di maternità che inizia trecento giorni prima della data presunta del parto e si conclude al compimento del primo anno di vita del figlio.

Per quale periodo viene riconosciuta

L’indennizzo viene riconosciuto per una durata massima pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 48 mesi. Di fatto se si ha sempre lavorato nei 48 mesi precedenti la domanda, spettano 24 mesi di indennizzo. Oltre alla perdita involontaria di lavoro è necessario vantare 13 settimane contributive negli ultimi 48 mesi e 30 giorni lavorati nei 12 mesi precedenti la domanda. E’ molto importante compilare correttamente la domanda stessa per evitare che venga respinta.

Come viene calcolato l’importo NASpI

La NASpI è pari al 75% della media della paga base lorda degli ultimi 48 mesi, per un periodo pari al 50% delle settimane lavorate negli ultimi 48 mesi.

NASpI per mamme con Partita IVA

Le mamme con partita iva possono richiedere la NASpI?

La NASpI non è rivolta ai lavoratori autonomi con Partita IVA, ma ci sono alcune eccezioni. Se la mamma lavoratrice subordinata è anche titolare di Partita IVA e si trova nelle condizioni di dimettersi dal datore di lavoro entro l’anno di vita del minore maturando quindi il requisito per accedere alla NASpI, la stessa può essere compatibile con la Partita IVA.

La mamma infatti potrà scegliere di ricevere la NASpI mensilmente: 

  • Per  redditi  annui tra 1 euro e 4.800 euro lordi si dovrà comunicare a INPS che provvederà a decurtare così dalla Naspi spettante l’80% dei ricavi dall’attività in questione.
  • Per redditi annui superiori a 4800 euro lordi, si dovrà comunicare a INPS e la NASpI decadrà.
  • Per redditi annui pari a 0, si dovrà comunicare a INPS e si percepirà l’assegno pieno.

oppure 

  • Scegliere di richiedere la NASpI in unica soluzione anticipatamente senza dover considerare limitazioni di reddito per la Partita Iva, ma consapevole di non poter essere riassunta per un periodo legato ai giorni di effettiva NASpI che sarebbero spettati. Limite massimo 24 mesi.

Ci sono quasi-mamme e/o neomamme che hanno usufruito di questa agevolazione che ha permesso al tempo stesso di crescere il minore dedicandosi a lui/lei a tempo pieno, e insieme di godere di un sussidio mensile dignitoso. Trattandosi di procedure delicate il consiglio è quello di informarsi sempre molto bene e, se necessario, rivolgersi ad un professionista del settore, così da non compiere passi falsi e godere sempre di un supporto esperto.

Se anche tu hai diritto alla NASpI puoi richiedere la consulenza e il supporto per la presentazione della domanda registrandoti gratis su https://sportellomamme.com/: riceverai responso immediato e approfondimento gratuito via call con un consulente specializzato.

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