Neo genitori e sonno: quando si ritorna a dormire bene?

È nato un bebè, una lieta notizia che entusiasma mamma e papà e tutta la famiglia. Ma le cose, quando c’è un figlio da crescere e da educare, cambiano di molto, nelle abitudini e nella gestione del tempo, soprattutto nei primi mesi e anni di vita.

E non abbiamo certo bisogno di spiegarlo alle neo mamme e ai neo papà neo che da soli sentono il peso dello stress e della stanchezza che affligge il corpo e la mente. Non è strano, quindi, da parte di un genitore, porsi il quesito sulla tempistica di un ritrovato benessere psicofisico che, come sappiamo, passa anche per il sonno mancato e frammentario durante il primo anno di vita del bambino.

La risposta non è confortante: secondo la scienza, infatti, ci vogliono sei anni per tornare a dormire bene dopo la nascita di un figlio. A confermalo è una ricerca canadese fatta dalla McGill University che ha analizzato e studiato le abitudini di sonno delle coppie dopo la gravidanza.

Il risultato dello studio, che ha preso in considerazione il sonno delle coppie nelle due settimane successive alla nascita di un bebè, è stato pubblicato sul Journal of Sleep Research e conferma che i genitori recupereranno il sonno perso in circa sei anni.

Le motivazioni sono dovute, ovviamente, al fatto che i bambini piccoli dormono solitamente a intervalli brevi di due o tre ore. raramente, infatti, ci troviamo davanti a neonati che riescono a dormire per più ore di fila senza svegliarsi e interrompere, quindi, il sonno di mamma e papà.

Ma attenzione però, perché le conseguenze peggiori, come potete immaginare, sono ai danni delle mamme. Sia che si tratti di confortare il bambino durante i pianti notturni, o per l’allattamento, sono le neo mamme a svolgere, per gran parte, il lavoro anche di notte. La conseguenza è quindi di un sonno più frammentato che incide, inevitabilmente sul benessere psicofisico.

Se è vero però che la mamma deve occuparsi dell’allattamento, è altrettanto vero che il papà, come in ogni buona coppia che si rispetti, può confortare i pianti del bambino e occuparsi di lui nelle altre occasioni. In questo modo tutta la stanchezza sarà ripartita per due e graverà di meno sul benessere delle mamme.

Ancora una volta, quindi, la chiave di lettura per l’equilibrio familiare è da ritrovare nella ripartizione dei compiti e nella gestione del tempo diurno e notturno.

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