Mummie, uno studio farà luce sui bambini sepolti dai Cappuccini a Palermo

La più grande collezione di mummie in Europa si trova a Palermo: oltre 1.284 corpi mummificati in 300 mq di gallerie costruite dai Cappuccini dalla metà del Cinquecento e utilizzate fino agli inizi del XX secolo. Un luogo di mestizia divenuto una macabra attrattiva turistico-culturale della città che ora si inizia finalmente a studiare, e a pensare di preservare. Finanziato dall’Arts and Humanities Research Council e supervisionato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali palermitana, parte a dicembre uno studio che esaminerà le 41 mummie conservate nella cosiddetta Cappella dei Bambini, le più accessibili. Obiettivo principale della ricerca, guidata da Kirsty Squires, bioarcheologa esperta di etica per l’approccio ai resti umani, è riuscire ad ampliare la conoscenza su questo gruppo di mummie. Nonostante la notorietà di questo luogo di sepoltura, che conta ospiti illustri come il pittore Velasquez, sono pochissime le prove documentali e le informazioni contenute nei registri di morte del periodo.

Il cimitero dei Cappuccini e le mummie “naturali”

Il convento dei Cappuccini si trova nel quartiere Cuba a Palermo ed è annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace dove i frati si stabilirono nel 1534. Qui, sotto l’altare, scavarono una fossa comune dove seppellire i confratelli, avvolti in un lenzuolo. Sul fine del XVI secolo, divenuta insufficiente, i frati decisero di dotarsi di un cimitero più grande. Iniziò quindi lo scavo delle Catacombe dietro l’altare maggiore, sfruttando probabilmente la presenza di antiche grotte di tufo. E fu così che, in occasione della traslazione delle reliquie dall’antica fossa, i frati si accorsero che 45 corpi erano rimasti intatti, si erano cioè mummificati naturalmente. La notizia suscitò grande interesse: i frati iniziarono ad accogliere un numero sempre maggiore di salme. Nel 1783 decisero di concedere sepoltura a chiunque potesse permettersi i costi dell’imbalsamazione e dal 1787 iniziarono ad accettare anche bambini.

Le mummie dei bambini

Chi erano questi bambini? Gli studiosi pensano che a Palermo il rito della mummificazione, solitamente riservato agli adulti, riguardasse fanciulli provenienti dai ranghi più alti della società. Particolarmente nota è la mummia della piccola Rosalia Lombardo, morta all’età di due anni nel 1920. La mummificazione fu affidata al celebre imbalsamatore palermitano Alfredo Salafia. Grazie all’uso del “fluido della perfezione”, una miscela dalla formula segreta da poco svelata, il corpo della bambina si è conservato alla perfezione guadagnandosi l’appellativo di “mummia più bella del mondo” e di “bella addormentata di Palermo”. Nel 2020, in occasione del centenario della morte di Rosalia, Dario Piombino-Mascali, antropologo e conservatore scientifico delle catacombe dal 2010, ha pubblicato “Lo spazio di un mattino” , che racconta della piccola Lombardo sotto il profilo antropologico e medico e delle tradizioni popolari legate alla morte dei bambini.

Il progetto inglese

Quello di Rosalia Lombardo è però un caso unico: degli altri 162 infanti inumati nelle catacombe dei Cappuccini, infatti, non si sa praticamente nulla, nemmeno l’identità. L’obiettivo principale della ricerca è ampliare la conoscenza su questo gruppo di mummie e definire una metodologia standardizzata non invasiva, che consenta di studiare le mummie rispettandone l’integrità, evitando cioè tecniche distruttive come l’autopsia. Grazie a un apparato portatile, il prossimo dicembre nell’arco di una settimana saranno eseguite 574 radiografie total body per poter stimare età e sesso delle mummie, identificare eventuali patologie e lesioni traumatiche.

La ricerca avrà poi una durata complessiva di due anni durante i quali i ricercatori sperano di riuscire a delineare un profilo biologico dei bambini, lo stato di salute al momento del decesso, indicatore delle condizioni di vita e di salute nella Palermo tardo-moderna, per poi confrontarle con quelle di bambini sepolti in altre zone della città, senza il rito della mummificazione.

Le prime immagini

Non essendo consentito fotografare le mummie, il progetto sarà documentato dall’illustratore Eduardo Hernandez, che produrrà un apparato iconografico utile anche alla fruizione del pubblico. “Con questo progetto intendiamo migliorare la comprensione del sito ai visitatori di tutto il mondo già molto numerosi”, spiega Dario Piombino-Mascali. “Pur mantenendo la sobrietà del sito, che è innanzitutto un luogo di sepoltura e non un museo, è necessario produrre materiali informativi, nuovi poster e un depliant completo delle informazioni in nostro possesso”, osserva lo studioso, che negli anni ha catalogato tutte le mummie e ricopiato gli antichi registri.

Un luogo da preservare

Ora Piombino-Mascali sta collaborando con l’Istituto Centrale di Roma e la Soprintendenza alla definizione di un progetto di conservazione e restauro delle Catacombe dei Cappuccini. “Finora nessuna delle mummie ha subito un intervento di restauro. Da anni sono evidenti molteplici problemi conservativi: i volti risultano scuriti, i capelli e i tessuti sbiaditi per un processo di fotossidazione causato dalla luce. Per questo sarà necessario migliorare le condizioni espositive dei corpi. Per tenere sotto controllo i parametri di temperatura e umidità e contenere l’inquinamento atmosferico, sarà fondamentale progettare un impianto di climatizzazione generale e regolare gli accessi ad un sito complesso”.

Illustrazione: Calcedonio ReinaAmore e morte (1883).

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