Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Il mesotelioma è un tumore raro, molto aggressivo. A parlarne durante la trasmissione “Che tempo che fa” è stato Franco Di Mare, ex conduttore tv e inviato di guerra, che ha annunciato di essere affetto da questa malattia. Una neoplasia maligna molto spesso associata all’esposizione di amianto. Ecco di cosa si tratta esattamente.

Cos’è il mesotelioma maligno

È un tumore raro che colpisce prevalentemente il sesso maschile: secondo le stime dell’Airc, rappresenta lo 0,8% di tutte le neoplasie diagnosticate negli uomini e lo 0,3 di quelle nelle donne. Come suggerisce il nome, questo tumore nasce dalle cellule del mesotelio, ossia le membrane che rivestono gli organi interni, tra cui cuore e polmoni. Tra le diverse tipologie di mesotelioma, quello che si sviluppa nella cavità toracica è chiamato pleurico ed è il tipo più diffuso. In questo caso la sintomatologia è legata all’accumulo di liquido nella cavità pleurica (versamento pleurico) e caratterizzata da fiato corto, tosse, dolore al torace. Ad oggi, tuttavia, non esistono test di screening per effettuare una diagnosi precoce in chi non presenta ancora sintomi. “Spesso la diagnosi di questo tumore arriva quando la malattia ha già superato gli stadi iniziali ed è ormai difficile da trattare (la terapia standard è la chemioterapia, ndr), perciò è uno dei tumori con prognosi raramente positiva”, aggiungono gli esperti. Basta pensare che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di solo l’8% degli uomini e il 10% delle donne.

Il legame con l’amianto

Il principale fattore di rischio per questa neoplasia è l’esposizione d’amianto, ritenuta responsabile del 90% dei casi. Ricordiamo che l’amianto è un materiale utilizzato soprattutto negli anni ’70/’80, molto resistente al calore e composto da fibre sottilissime, oltre mille volte più di un capello. Queste fibre, quindi, possono essere facilmente inalate e diventare cancerogene, danneggiando le cellule del nostro organismo. Se raggiungono i polmoni possono provocare l’asbestosi, impedendo l’adeguata espansione dell’organo, il tumore del polmone e, appunto, il mesotelioma. “Il periodo di latenza, ossia il tempo che intercorre tra l’esposizione all’amianto e la comparsa del mesotelioma, è molto lungo, circa 40-50 anni”, precisano dall’Airc. “Il rischio aumenta all’aumentare della durata dell’esposizione e della quantità di fibre di amianto inalata”.

Prevenzione, lavoro e leggi

La misura più efficace per prevenire il mesotelioma è quella di evitare l’esposizione all’amianto. La maggior parte dei casi, come ricorda l’Istituto superiore di sanità (Iss), riguarda le persone che sono entrate in contatto con questo materiale per motivi lavorativi (miniere o fabbriche) ed è per questo che viene identificata come malattia da esposizione professionale. La pericolosità di questo materiale è riconosciuta dalla legge del 27 marzo 1992, nella quale è stato stabilito il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto. Altre leggi, inoltre, riguardano l’inquinamento ambientale, obbligano a verificarne la presenza nei luoghi pubblici e regolamentano la sua rimozione. Anche l’esposizione ambientale e domestica (non professionale), infatti, può aumentare il rischio di mesotelioma. Per esempio, spiegano dall’Airc, “i familiari dei lavoratori esposti all’amianto sono anch’essi a rischio, dal momento che le fibre di amianto si possono depositare sui vestiti ed essere trasportate dal posto di lavoro a casa, e in tal caso si parla di esposizione passiva”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Flickr CC

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