Marte, la conferma dai meteoriti: nel sottosuolo ci sono le condizioni per la vita

Cosa si nasconde sotto la superficie di Marte? Secondo gli esperti che hanno analizzato la composizione dei meteoriti che si sono staccati dalla crosta del pianeta rosso e che sono caduti sulla Terra, vi sarebbero tutti i fondamentali ingredienti necessari per garantire la vita. Il gruppo internazionale guidato da Jesse Tarnas, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e dottorando alla Brown University negli Stati Uniti è riuscito a fare questa scoperta nell’ambito di uno studio pubblicato su Astrobiology che potrebbe presto essere aggiornato con le nuove informazioni che verranno raccolte su Marte da Perseverance, ed in particolare dei campioni che saranno riportati sulla Terra nel 2031.

Nella fattispecie lo studio dimostra che gli ingredienti per le reazioni chimiche sono presenti in abbondanza in diversi tipi di meteoriti marziani, ed in particolare nelle brecce di regolite, provenienti da rocce della crosta vecchie di più di 3,6 miliardi di anni. Messi a contatto con l’acqua infatti tali meteoriti danno vita a reazioni chimiche che producono l’energia che consente a microorganismi similari a quelli che vivono nelle profondità della crosta terrestre di sopravvivere. Peraltro nel 2022 la missione europea ExoMars si occuperà nella fattispecie di cercare la vita fino a due metri di profondità per conoscere ancora meglio il sottosuolo marziano.

Jesse Tarnas del Jpl della Nasa ha a tal proposito dichiarato: “Ovunque ci sia acqua di falda su Marte, c’è una buona possibilità di avere sufficiente energia chimica per sostenere vita microbica”. Mentre Roberto Orosei, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha commentato su Media Inaf: “Si tratta di un lavoro molto interessante per le sue implicazioni nella ricerca della vita su Marte”. Nel sottosuolo, ha aggiunto, “si arriva a un punto in cui l’acqua nel terreno è liquida e la vita potrebbe essere possibile. Il problema, per chi volesse prelevare campioni, è che la profondità a cui ciò avviene è, per quanto ne sappiamo, superiore al chilometro. Questo pone una sfida tecnologica difficile, ma la posta in gioco è così alta che spero che un giorno si possano trovare le risorse per affrontarla e vincerla”.

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