L’asteroide più veloce mai scoperto

Subito dopo il tramonto o poco prima dell’alba: il cielo crepuscolare è l’unica occasione per scovare asteroidi che seguono un’orbita interna a quella terrestre. La ragione è che questi corpi, così come i pianeti interni Venere e Mercurio, non si allontanano mai molto dal Sole, risultando sempre nascosti dal suo bagliore. Lo sapevano gli astronomi che la sera del 13 agosto 2021 stavano osservando al Cerro Tololo Inter-American Observatory (Ctio), in Cile, in cerca di lontani ammassi di galassie con la Dark Energy Camera (DeCam) montata sul telescopio di 4 metri Víctor M. Blanco. Nelle immagini prese all’inizio delle osservazioni uno di loro, Scott S. Shepard della Carnegie Institution of science, nota la traccia di quello che potrebbe essere un asteroide che orbita vicino al Sole, e calcola che sarebbe stato visibile anche la sera successiva, il 14 agosto. E, com’è consueto fare quando si scopre un oggetto celeste potenzialmente unico e interessante, le osservazioni vengono riprogrammate: la sera successiva il nuovo oggetto viene osservato nuovamente con DeCam e con i telescopi Magellano, sempre in Cile, mentre la sera dopo, il 15 agosto, si uniscono alla ricerca anche i telescopi da 1 a 2 metri dell’Osservatorio Las Cumbres in Cile e in Sudafrica. “Anche se il tempo al telescopio per gli astronomi è molto prezioso – spiega Shepard – l’amore per l’ignoto rende gli astronomi propensi a mettere da parte la loro scienza e le loro osservazioni per seguire scoperte nuove e interessanti come questa”.

Il viaggio di 2021Ph2

Il nome provvisorio assegnato all’asteroide è 2021Ph27 (per quello definitivo bisognerà aspettare di conoscere precisamente la sua orbita) e potrebbe aver iniziato la sua vita nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove ed essere stato spostato vicino al Sole dalle perturbazioni gravitazionali dei pianeti interni. La sua elevata inclinazione orbitale di 32 gradi rispetto all’eclittica (il piano su cui giace l’orbita terrestre) potrebbe indicare anche che si tratti di una cometa ormai estinta, catturata in un’orbita più vicina durante il passaggio vicino ai pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Terra e Marte). Oggi, comunque, 2021Ph27 segue un’orbita ellittica allungata che interseca le orbite di Mercurio e Venere, con un periodo orbitale di 113 giorni: un record per gli asteroidi. Si tratta dell’asteroide con la più piccola distanza media (o semiasse maggiore) dal Sole fra quelli noti, appena 70 milioni di chilometri. Solo Mercurio ha un periodo più breve e un semiasse maggiore più piccolo. L’asteroide è così vicino al massiccio campo gravitazionale del Sole che sperimenta effetti di precessione dell’orbita di tipo general-relativistico più forti di qualsiasi oggetto del Sistema Solare, cosa che rende il suo destino estremamente incerto. Gli astronomi ipotizzano che possa scontrarsi, in pochi milioni di anni, con Mercurio, con Venere o con il Sole, o addirittura venire espulso dal Sistema solare in una sorta di effetto fionda generato dall’interazione gravitazionale con i pianeti più interni.

Rappresentazione schematica dell’orbita dell’asteroide rispetto alle orbite di Terra, Venere e Mercurio, in cui si può notare l’estrema elongazione e l’inclinazione rispetto ai pianeti del Sistema solare. Crediti: CTIO/NOIRLab/NSF/AURA/J. da Silva 

Un oggetto raro

L’unicità dell’orbita di 2021Ph27 e le incertezze sul suo destino sono dovute anche al fatto che fa parte di una famiglia di oggetti estremamente rari, sia perché difficili da osservare a causa della vicinanza al Sole, sia perché – proprio a causa di questa – le forze mareali a cui sono sottoposti potrebbero sgretolarli. Il confronto fra il numero di asteroidi interni alla Terra e a Venere e quelli esterni, infatti, dà informazioni anche sulla loro composizione: se gli asteroidi su orbite simili a 2021ph27 dovessero essere cumuli di macerie tenuti insieme solo debolmente dalla gravità e non solidi pezzi di roccia, ad esempio, essi risulterebbero meno numerosi e più inclini a sgretolarsi. Nel caso in cui risultassero pericolosi per la Terra, conoscere la loro composizione sarebbe fondamentale per studiare una strategia adeguata a deviarne la traiettoria Non solo, il fatto che 2021ph27 si avvicini così tanto al Sole fa sì che la sua temperatura superficiale arrivi a quasi 500 gradi nel punto di massimo avvicinamento, abbastanza alta da fondere il piombo.

Per saperne di più, comunque, bisognerà attendere il 2022, quando l’asteroide uscirà dalla fase di congiunzione solare (che lo vede, dal nostro punto di vista, muoversi dietro il Sole), e risulterà nuovamente visibile dalla Terra. Manca pochissimo.

Riferimenti: NOIRLab

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