La Russia non sta per lasciare la Stazione spaziale. Non ora

In questi giorni è rimbalzata la notizia che la Russia potrebbe decidere di lasciare la Stazione spaziale internazionale (Iss). Non è stata data una data esatta ed è stato detto che non succederà all’improvviso, come si ipotizzava nei mesi scorsi, ma con un anno di anticipo. A scatenare il tutto dopo le minacce dell’abbandono a inizio di aprile a seguito delle sanzioni economiche imposte dall’occidente, è stata un’intervista di Dmitry Rogozin, direttore generale della Roscosmos, all’agenzia di stampa Tass. Rogozin ha dichiarato che continuerà il lavoro fino al termine stabilito dal governo, cioè fino al 2024, e ciò dipenderà in larga misura da come si svilupperà la situazione qui sulla Terra. 

“La decisione è già stata presa, non siamo obbligati a parlarne pubblicamente”, ha spiegato Rogozin in un’intervista tv riportata dalle agenzie di stampa Tass e Ria Novosti. “Posso dire solo questo: in linea con i nostri obblighi informeremo i nostri partner della fine del nostro lavoro sulla Iss con un anno di anticipo”. La decisione sul destino della Iss, continua Rogozin, “dipenderà in gran parte dalla situazione che si svilupperà sia nel nostro Paese che intorno ad esso”.


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Detto dunque che la dichiarazione non è quella di un abbandono, possiamo provare ad immaginare che conseguenze avrebbe l’interruzione della collaborazione russa con le agenzie spaziali di Europa (Esa), Stati Uniti (Nasa), Canada (Csa) e Giappone (Jaxa): la risposta è che comporterebbe sicuramente diversi problemi. Primo fra tutti, il mal funzionamento della stazione spaziale internazionale stessa. Come vi avevamo raccontato, infatti, la Nasa, che prevede di far funzionare la Iss fino al 2030 e che ha continuato a utilizzare le navicelle russe Soyuz per trasportare gli astronauti verso la Iss, si affida alla Russia per mantenere la stazione in orbita (l’orientamento e la posizione nello Spazio), un’operazione che avviene diverse volte all’anno.

In una serie di tweet dei mesi scorsi, Rogozin aveva ribadito che senza le piccole correzioni dei moduli russi, la stazione sarebbe potuta lentamente deorbitare per attrito con l’atmosfera, cadendo così sulla superficie terrestre. In un suo “colorato” tweet, infatti aveva dichiarato: “Se bloccate la cooperazione con noi, chi salverà la Iss da un deorbit incontrollato che la faccia cadere negli Stati Uniti o in Europa?”.

Inoltre, anche sulla stazione stessa l’ambiente sembra non essere molto sereno. Infatti, la nostra astronauta Samantha Cristoforetti, appena arrivata sulla stazione insieme a tre cosmonauti americani, si è ritrovata fin da subito a fare i conti con tensioni politiche. Due astronauti russi, Oleg Artemyev e Denis Matveev, hanno deciso durante la loro missione extra-veicolare di far sventolare sull’esterno del modulo di laboratorio russo Nauka la replica dello Stendardo della Vittoria, la bandiera che fu issata il primo maggio del 1945 sul palazzo del Reichstag, allora il Parlamento tedesco, dai soldati sovietici.

Via: Wired.it

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