La plastica arriva da lontano nelle Galapagos di Darwin

Eccezionale ormai sarebbe trovare dei luoghi vergini, incontaminati dalla plastica. E invece continua ad allungarsi lista dei posti inquinati, con la sensazione che basti cercare. L’ultima notizia in tal senso è quella che arriva da alcuni ricercatori dell’Università di Exeter che hanno misurato l’inquinamento di plastica nel paradiso di Charles Darwin, le Galapagos, patrimonio Unesco. E l’hanno trovata, raccontano sulle pagine di Science of the Total Environment, praticamente in tutti gli habitat marini dell’isola di San Cristobal: sulla sabbia, negli animali, sul fondo del mare, dove più, dove meno, arrivando da vicino quanto da più lontano.

Nelle isole di Darwin negli ultimi anni la pressione antropogenica è cresciuta, spiegano gli autori, complice il turismo che richiama visitatori sul posto e tutte le sfide ambientali a esso correlate. Lo stesso turismo però, continua il team guidato da Jen Jones, a capo dello studio, è in pericolo se l’inquinamento mette a rischio l’ambiente. E il primo passo per conoscere il rischio è, come sempre, cercare di misurarlo: è quanto hanno fatto i ricercatori, campionando aree più turistiche e più remote dell’isola di San Cristobal. Sabbia, sedimenti, acque superficiali, invertebrati, sono stati raccolti e analizzati, sia per quel che riguarda macroplastica che microplastica (frammenti inferiori ai 5 mm di diametro).

I risultati sono stati questi: la plastica è praticamente ovunque, ma in alcuni punti in particolare. Le spiagge delle zone ad est, per esempio, sono particolarmente ricche sia di macroplastiche che di microplastiche: sono quelle più esposte alla corrente di Humboldt, spiegano gli autori. E per quanto sia difficile stabilire la fonte dell’inquinamento, solo un 2% di quello da macroplastiche sembra essere di origine locale: il restante probabilmente arriva da lontano. Ridotto invece, se non altro rispetto ad altre zone del mondo scrivono gli autori, sembra essere l’inquinamento di microplastiche nelle acque di superficie (soprattutto in prossimità del porto) e nei sedimenti.

Plastica è stata trovata anche in tutte le sette specie di invertebrati analizzate, in più di metà degli animali (come cetrioli e ricci di mare).

(Foto: Adam Porter)

Ma combinando insieme anche i dati di prevalenza dei vertebrati nella zona e i dati della letteratura, i ricercatori hanno anche stilato una possibile lista di quelli a rischio per colpa del plastica, identificando 27 specie bisognose di particolare attenzione. Si tratta di animali in pericolo a causa di ingestione o di rimanere impigliati nei rifiuti di plastica, compresi uccelli marini, iguana marini, squali e tartarughe.

“Considerato il livello di inquinamento che abbiamo trovato in queste località remote, è chiaro che l’inquinamento della plastica deve essere fermato alla fonte. Non si può pensare di risolvere il problema solo ripulendo le spiagge”, ha ammonito Jones. Tanto più tenendo a mente che quanto visto nel loro studio è probabilmente solo una parte del problema, che andrebbe studiato, conludono i ricercatori, più a fondo, per preservare le isole di Darwin.

Riferimenti: Science of the Total Environment

Credits immagine: Dustin Haney on Unsplash

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