La Piramide di Yonaguni

Scoperta nel 1997 nei pressi di Okinawa, (piccola isola dell’arcipelago delle Ryukyu a Sud del Giappone) una struttura sottomarina di aspetto regolare potrebbe confermare l’esistenza di un’antica civiltà prediluviana. Secondo alcuni, questa sarebbe addirittura la prova dell’esistenza di Mu, continente che secondo una leggenda si inabissò nell’Oceano Pacifico migliaia di anni fà.

Al largo della piccola isola giapponese di Yonaguni, a sud-ovest di Okinawa, si erge immersa nel silenzio delle profondità marine una misteriosa e imponente struttura di pietra. La forma è rettangolare e ricorda quella delle ziggurat, le torri templari della Mesopotamia antica, costruite a gradini su larghe piattaforme, con un santuario in cima e una scalinata d’accesso esterna.

Il sito.

La costruzione è lunga circa 20 metri di profondità, è alta una trentina. Una costruzione a gradini. Forse risale a 10 mila anni fa.
Se così fosse, significherebbe che la più grande piramide di Egitto, quella di Cheope a Giza, è stata costruita 5 mila anni dopo e che in questa parte del mondo è esistita una civiltà sconosciuta agli archeologi.

Ad avvistare quella singolare struttura, erano stati una decina di anni fa subacquei locali. Pensarono a un fenomeno naturale, una struttura creata dall’erosione del mare e dal tempo.

 “La prima struttura anomala che fu scoperta a Yonaguni…una profondità di 20 metri circa, è un’area a gradoni con ampie superfici orizzontali e angoli squadrati. Due immensi blocchi paralleli del peso approssimativo di circa 30 tonnellate ciascuno, e separati da un interstizio di meno di 10 centimetri si trovano collocati a fianco a fianco in posizione verticale.
A circa 5 metri sotto la  superficie del mare si trova una “pozza” a forma di rene e vicino una figura che molti ritengono l’immagine di una tartaruga scolpita nella nuda roccia.
Alla base del monumento, a 27 metri di profondità, c’è una strada pavimentata chiaramente delineata, orientata verso est. Seguendo questa “strada” si arriva in poche centinaia di metri al “megalito”, un macigno di 2 tonnellate, di forma circolare, che sembra sia stato volutamente situato su una sporgenza scolpita al centro di un’immensa piattaforma di pietra.” 

Quella appena descritta è solamente la principale zona di monumenti: due chilometri più a ovest si trova l’area del “Palazzo”, dove la presenza di corridoi sottomarini e spaziose camere con muri e soffitti megalitici, architravi, condotti e tunnel, lastre e solchi con margini dal taglio netto, massicce strutture rettilinee, un particolare macigno scavato a parallelepipedo conosciuto come il “palco di pietra” ed un pinnacolo gigantesco con due solchi paralleli nettamente simile ad un volto umano contribuiscono a rendere quantomeno unica la zona.

Ed ancora. Durante un’immersione in prossimità dell’isola di Hsichi, che fa parte del arcipelago di Pen-hu, i ricercatori sono incappati, alla profondità di 28 metri, in una costruzione che misura 100 metri di lunghezza, possiede una larghezza di circa mezzo metro e un’altezza di circa 1 metro. L’orientamento di questa struttura rettilinea, molto simile a un muro, è posto su un asse est-ovest, il che le conferisce un allineamento di tipo solare, non ancora confermato, in grado di calcolare i solstizi. La datazione proposta per questo sito, in considerazione dei dati sopra esposti, riferiti all’innalzamento del mare, si attesta intorno al 10-11.000 a.C.

Ma chi eresse questa struttura?

L’ipotesi più verosimile  è che si tratti di una struttura costruita su un terreno poi sommerso alla fine dell’ultima era glaciale o di uno sprofondamento del terreno,

Nel settembre del 2000, con l’aiuto di robots per esplorazioni sottomarine ROV muniti di sonar ed ecoscandagli guidati da un gruppo di sub, vengono analizzate la struttura a terrazze  ed il canale, il monolito a forma di testa umana, l’area delle caverne sottomarine detta del “Palazzo” ed i blocchi paralleli. Vengono quindi riportate le seguenti conclusioni: “La struttura a terrazze ed il canale sono senza alcun dubbio di natura umana e sono stati ricavati intagliando un immenso affioramento monolitico esistente…La presunta testa  poggia su una vasta piattaforma, chiaramente intagliata dall’uomo…[che] poteva servire da area di culto o da zona d’incontro di una comunità umana… graffiti [delle caverne sottomarine] sembrano opera dell’uomo…Un tempo le caverne si trovavano probabilmente sulla terraferma…La forma, le dimensioni e la posizione di questi megaliti suggeriscono che siano opera dell’uomo.”

Ma le prime tracce di civiltà in Giappone risalgono al neolitico, circa 9 mila anni a.C., e gli uomini primitivi di quell’epoca erano cacciatori-raccoglitori. E non esistono testimonianze di un popolo sufficientemente intelligente per costruire un simile monumento 10 mila anni fa. Una costruzione così prevede un popolo con un alto grado di tecnologia, che forse proveniva dal continente asiatico, culla delle più antiche forme di civilizzazione.
Mancano reperti che provino la presenza a quel tempo di una cultura così evoluta da costruire una struttura simile a una ziggurat. Dal momento che il «templio» di Yonaguni somiglia ai monumenti più antichi del Sud America, forse ciò spiega perché i siti archeologici più antichi del Nuovo mondo siano in Cile e non nel Nord America.

Sembra quasi che una civiltà in un lontano passato dovette esercitare una grossa influenza su tutto il globo terracqueo.

Le piramidi e i templi egiziani, la piattaforma del tempio di Baalbek in Libano, le fondamenta del tempio di Gerusalemme, oggi visitabili dalla parte cristiana della città sacra presentano la stesse caratteristiche, da molti ricercatori addebitabili ad una cultura antecedente il diluvio, in un periodo compreso tra il 10.000 e il 15.000 a.C.. Peculiarità incredibilmente presenti nelle mura di cinta del palazzo imperiale di Tokio, anch’esse formate da blocchi monolitici perfettamente incastrati l’uno nell’altro, come per le costruzioni inca e caratterizzate dalla medesima tecnica ingegneristica. Tra i resti del palazzo è stata inoltre trovata una piccola porta, versione in scala ridotta della Porta del Sole di Tiahuanaco in Bolivia, e come quest’ultima sovrastata da un idolo il cui originale è stato distrutto dai bulldozer durante gli scavi. È una statua, per stile, assimilabile agli idoli a tutto tondo peruviani. Il sistema con cui è assemblata la porta, caratterizzato da tre blocchi monolitici, sembra collegarla ai Dolmen europei e soprattutto ai Triliti che formano l’intero complesso di Stonehenge.

Una cultura sviluppata ha agito da impronta a livello planetario in un lontano passato, per poi sparire improvvisamente.

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