La piramide dell’apprendimento: verso una didattica inclusiva 

La piramide dell’apprendimento può essere utilizzata in un’ottica di didattica inclusiva, che tenga conto delle difficoltà di apprendimento degli studenti con DSA. 

Valentina Secchi, Tecnico dell’Apprendimento di un Doposcuola specialistico, ci racconta il suo punto di vista. 

Didattica a distanza (DAD) o didattica in presenza?

Questo è il problema e il dubbio amletico che affligge la didattica in questo periodo. Causa pandemia, la didattica tradizionale è stata ed è tuttora messa a dura prova. Tuttavia, per gli studenti con disturbi specifici di apprendimento (DSA), la didattica è in discussione già da tempo a favore della cosiddetta didattica inclusiva.

Ma che cosa vuol dire didattica inclusiva?

A mio parere è quella didattica che non lascia indietro nessuno, che accoglie tutti e che permette a tutti di esprimere le proprie caratteristiche. In effetti non è una cosa semplice, io spesso mi immedesimo negli insegnanti e penso: “Ma come si fa a trasmettere un insegnamento in modo efficace e inclusivo?”. Dopo varie elucubrazioni in merito ho pensato che un insegnamento efficace, forse, deve tenere conto dell’alleanza con i ragazzi. Gli insegnanti non possono dimenticare questo aspetto. 

La piramide dell’apprendimento

Grande attenzione va inoltre data alla piramide dell’apprendimento. Oggi troppo spesso la scuola si concentra sulla sua base, ovvero la capacità di memorizzare e ricordare le informazioni. Questo significa che la scuola testa e giudica i ragazzi solamente sull’esecuzione degli apprendimenti elementari che possono essere gestiti anche dalle macchine, dai computer.

Tuttavia, poco o nulla si fa invece per stimolare gli studenti verso gli apprendimenti superiori della piramide: partire dalla capacità di comprendere, applicare e analizzare le informazioni per poi valutare, giudicare ed esprimere delle opinioni ragionate. Apprendimenti superiori in cui, guarda caso, i Decisamente Super Affascinanti eccellono.

Spesso sentiamo dire dagli insegnanti che non sanno valutare i nostri ragazzi con DSA perché con gli strumenti compensativi (ad esempio le mappe concettuali) non riescono a capire se hanno studiato o no. Ma se una verifica o un’interrogazione può essere messa in scacco da una mappa concettuale, io mi domando allora, che cosa sta valutando la verifica? Forse gli aspetti elementari? Gli apprendimenti alla base della piramide? 

E se la risposta è sì, perché la scuola continua a valutare in questo modo, a fronte di un uso della tecnologia ormai ben consolidato (a maggior ragione oggi che si parla tanto di DAD) che può risolvere tranquillamente questi quesiti?

Se vogliamo davvero “alzare l’asticella” e avere una scuola di qualità, perché non si cominciano a valutare gli apprendimenti più elevati quali l’analisi critica, il problem solving e la creatività?

Valentina Secchi 

Doposcuola D+ Decisamente Super Affascinante – Milano

Per approfondire il tema delle verifiche e interrogazioni per studenti con DSA leggi questo articolo!

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