La distruzione di Thera fra mito e storia.

L’esplosione che sconvolse Thera, secondo una teoria, può essere anche all’origine del mito di Atlantide.

A Nord di Creta, tra le coste frastagliate della Grecia e quelle della Turchia, si situa l’isola di Santorino – chiamata Thera in lingua greca – nell’arcipelago delle Cicladi. Nella zona si trova una delle maggiori linee di faglia, in cui si incontrano la zolla africana e i segmenti che compongono la placca eurasiatica. Sulla baia di Santorino si affacciano imponenti faraglioni a picco sul mare, caratterizzati da striature di svariati colori, che testimoniano ancora oggi uno degli sconvolgimenti della natura, verificatosi in un’epoca remota.

Fu fondata da coloni dorici di Sparta , che riconobbero il valore strategico della sua posizione su un costone roccioso. Questo insediamento ebbe un tale successo che Thera godette a lungo di una buona reputazione come città madre di Cirene, nonostante la sua relativa scarsa importanza. È stata trovata una collezione di 760 monete risalenti al VI secolo a.C., che testimoniano una modesta quantità di legami commerciali con Atene e Corinto a ovest e Ionia e Rodi a est.

Intorno al 1627 a.C. e il 1600 a.C, il vulcano che sorgeva al centro dell’isola provocò una delle eruzioni più devastanti della storia.

Inizialmente, alla base della montagna si aprirono alcune fenditure, nelle quali l’acqua fredda del mare riuscì a penetrarvi venendo così in contatto con la lava ardente. Ciò generò una pressione di vapore e gas tale da provocare l’esplosione della vetta del vulcano.

Il boato è tanto forte da raggiungere persino l’Egitto: con il cono vulcanico in frantumi, un’immensa nube ardente si riversa fuori dalla terra, un fronte di gas la cui temperatura oscilla tra i 500 e i 1200° e che schizza fuori a una velocità di circa 300 km/h.

La nube ardente ricopre tutto con uno strato di fango e lava spesso parecchi metri, cancellando ogni cosa sull’isola e incenerendo le eventuali navi che in quel momento stavano transitando nelle sue vicinanze.

E mentre il fuoco sotterraneo esaurisce le sue ultime spinte, tocca all’acqua portare avanti l’ultima fase di questa tragedia, sotto forma di una serie di grandi tsunami (gli studiosi sono discordi: c’è chi parla solo di un’onda, chi di due, chi, invece, di diverse onde che si susseguirono per ore o addirittura per giorni) alti fino a 30 metri che in breve tempo spazzano via ogni cosa sul loro cammino, lasciandosi dietro decine di migliaia di morti e le rovine di intere città distrutte dalla loro violenza.

Tracce di quest’ultimo cataclisma sono state trovate fino in Tracia (a Nord), a Creta (a Sud), sulle coste della Turchia e della Palestina (ad Est) e persino sulle coste orientali della Sicilia (a Ovest), segno inequivocabile di una potenza distruttiva che non verrà mai più incontrata dai popoli del Mediterraneo.

Il cataclisma è durato solo quattro giorni, ma sono bastati per portare la morte a decine di migliaia di persone, per distruggere un’intera civiltà e per stravolgere per sempre la Cultura Occidentale.

Una volta diminuita la forza dell’eruzione, il cratere crollò formando una profonda depressione o caldera.

La catastrofe ebbe ripercussioni anche a livello storico. Accelerò infatti il crollo della civiltà minoica, una delle più raffinate ed evolute del periodo compreso fra il 3000 a.C. e il 1400 a.C. Aveva infatti raggiunto un alto livello di sviluppo a livello politico, commerciale e artistico. Proprio al culmine del suo splendore, questa fiorente civiltà scomparve all’improvviso.

Gli scavi archeologici hanno rivelato che le città minoiche subirono un improvviso declino contemporaneamente. Grazie a numerosi studi  si ritiene che la scomparsa della civiltà minoica sia stata causata proprio dall’eruzione che non solo modificò la fisionomia di Santorino, ma che sconvolse molte zone del Mediterraneo. I maremoti e le ceneri vulcaniche che caddero sulle fertili vallate di Creta e di altri centri ebbero un impatto devastante sull’economia della civiltà minoica, provocandone un declino.

C’è chi individua in Thera la famosa Atlantide.

Verso gli anni 50 diversi archeologici si convinsero che Atlantide poteva trovarsi in un contesto pienamente greco. La cercarono nel Mare Egeo individuandola nella piccola isola vulcanica di Santorino.

Identificare Thera con il continente perduto risulta però complicato dalla differente datazione degli eventi: secondo la narrazione di Platone, la distruzione di Atlantide avvenne 9 mila anni prima del tempo di Solone, epoca che non coincide con l’eruzione di Santorino. Per aggirare il problema, alcuni archeologi sostengono che le date del racconto platonico siano state erroneamente calcolate per uno sbaglio nel decifrare il simbolo egizio. Se così fosse, la scomparsa di Atlantide risalirebbe a 900 anni prima di Solone, cioè al XV secolo a.C. e in questo caso le date sarebbero le stesse. Ma questa ipotesi deve essere ancora effettivamente dimostrata.

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