La rabbia scatenata dall’italiana Angela Carini al ritiro anticipato da un combattimento con l’algerina Imane Khelif ai Giochi Olimpici di pugilato femminile è stata oggetto di accese discussioni. Molti commenti sull’ammissibilità di Khelif nel pugilato femminile hanno sollevato questioni genetiche rilevanti. IFLScience ha intervistato la Professoressa Jenny Graves dell’Università di Latrobe, esperta di cromosomi sessuali, per ottenere il suo parere sulla situazione.
Alcuni oppositori dell’inclusione di Khelif e Lin Yu-ting nel pugilato femminile alle Olimpiadi hanno erroneamente sostenuto che entrambe fossero transgender. Tuttavia, entrambe le pugili sono considerate femminili fin dalla nascita, senza alcuna prova che ciò sia stato contestato in passato.
Le obiezioni successive si basavano sull’idea che entrambe le pugili avessero cromosomi XY, suggerendo la sindrome di Swyer. Questa condizione, un Disturbo dello Sviluppo Sessuale (DSD), porta a genitali femminili nonostante i cromosomi XY tipicamente associati al sesso maschile. Tuttavia, l’Associazione Internazionale di Pugilato (IBA) ha squalificato Khelif e Yu-ting dai Campionati Mondiali di Pugilato Femminile del 2023 senza rendere pubblici i risultati dei test.
La controversia, sebbene legata alla genetica, solleva anche questioni sociali. Conor MacDonald dell’Università del Sud Australia ha evidenziato come lo sport spesso rifletta un pensiero binario, con conseguenze sulla diversità e l’inclusione.
La Professoressa Jenny Graves, esperta di cromosomi sessuali, ha sottolineato la complessità della variazione genetica umana e la limitatezza di test singoli nel categorizzare atleti in categorie maschili e femminili in modo inequivocabile. La regolamentazione equa delle competizioni sportive in base alle caratteristiche genetiche rimane un dilemma irrisolvibile.
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