Intossicazione alimentare in gravidanza: cause, sintomi e prevenzione

Che cosa sono le tossinfezioni alimentari

Sono state identificate oltre 250 tossinfezioni alimentari causate soprattutto da batteri o dalle loro tossine, da virus e da parassiti. Derivano dall’ingestione di alimenti contaminati da virus, germi, parassiti e sostanze chimiche tossiche introdotte, ad esempio, dal consumo di alcune specie di funghi. È importante ricordare che esistono anche gravissime forme di avvelenamento causato da funghi o dal botulismo (tossina botulinica).

Solitamente, le intossicazioni alimentari causate da batteri rappresentano più dell’80% dei casi. Nell’epoca contemporanea, la possibilità di contaminazione degli alimenti è aumentata a causa della crescita della produzione alimentare e dall’incremento degli scambi commerciali. Diversamente, prima della globalizzazione eventuali focolai di malattie di origine alimentare rimanevano contenuti all’interno di piccole comunità. Perciò, le intossicazioni alimentari erano più facilmente gestibili perché interessavano un numero limitato di persone ed erano circoscritte ad alcune aree geografiche. Quindi, la sicurezza alimentare è una questione di interesse globale.

Come si verificano le intossicazioni alimentari

Sarebbe semplicistico e superficiale affermare che per non contrarre una tossinfezione alimentare sarebbe sufficiente non ingerire alimenti contaminati dai microrganismi e/o dalle loro tossine. Infatti, si stima che ogni anno nonostante tutte le precauzioni e le norme esistenti in tema di sicurezza alimentare, circa il 30% della popolazione dei paesi industrializzati contrae un’infezione di origine alimentare.

Tutti gli alimenti prima di essere immessi in commercio sono sottoposti a controlli accurati e devono rispettare delle norme specifiche al fine di garantire la sicurezza dei consumatori. Tuttavia, se le intossicazioni alimentari si verificano con una certa incidenza, allora significa che ci sono degli errori che continuano ad essere commessi dalla produzione di un alimento fino al consumo dell’alimento stesso. Identificare gli errori più comuni può aiutarci e ridurre il rischio di esporci ai patogeni. Infatti, la contaminazione potrebbe verificarsi sia all’origine che durante le fasi di lavorazione, trasformazione, trasporto o conservazione degli alimenti. Ad esempio, le mani degli operatori o gli utensili impiegati per la lavorazione o il confezionamento dei cibi potrebbero essere un vettore di contagio. Altrettanto delicata è la fase di distribuzione del cibo che necessita del mantenimento della catena del freddo, necessaria ad evitare un’eccessiva moltiplicazione microbica.

Solitamente, i microrganismi patogeni colonizzano le mucose intestinali. La stessa acqua che utilizziamo per lavare la frutta o la verdura, o che viene usata per irrigare i campi, potrebbe essere fonte di contagio qualora fosse stata precedentemente contaminata da patogeni presenti nelle feci umane o animali. Le falde acquifere potrebbero essere la causa. I frutti di mare come le vongole, le cozze o le ostriche sono organismi filtratori e se consumati crudi potrebbero veicolare virus dell’epatite A, l’Escherichia coli e i batteri del genere vibro. Inoltre, durante la macellazione degli animali alcuni microrganismi presenti negli intestini potrebbero venire accidentalmente a contatto con le carni, in modo tale da contaminarle.

Scopriamo quali sono le più comuni malattie di origine alimentare

Una donna in gravidanza necessita di una dieta specifica che la accompagni nel corso delle settimane di gestazione. Tuttavia, fornire il corretto fabbisogno nutrizionale e variare il più possibile le scelte alimentari in modo da garantire il corretto apporto dei nutrienti fino al momento del parto non è sufficiente. Infatti, gli alimenti che ingeriamo possono essere vettori di agenti patogeni responsabili di infezioni o di tossinfezioni alimentari che possono causare potenziali danni al feto in via di sviluppo. Solitamente, gli agenti patogeni sono più pericolosi per il feto se i cibi contaminati sono consumati durante il primo trimestre di gravidanza.

La listeriosi è causata dal batterio Listeria Monocytogenes. Può causare aborto spontaneo, “nati morti” o malattie molto gravi nel neonato. Sono diversi gli alimenti che posso essere contaminati. In particolare, da evitare è il latte non pastorizzato e i prodotti lattiero-caseari prodotti a partire da latte non pastorizzato. Anche i paté e i formaggi “a crosta fiorita”, ad esempio, il brie e il Camembert e i formaggi erborinati quali il gorgonzola non possono essere consumati. Inoltre, i pasti già pronti, in particolare se contenenti pollame, devono essere accuratamente riscaldati prima di poter essere consumati.

La Toxoplasmosi è causata da l microrganismo Toxoplasma gongii che si trova nella carne cruda, nella latte non pastorizzato e nelle feci di gatto. L’infezione se contratta in gravidanza è in grado di provocare, in rari casi, gravi anomalie nel feto quali la cecità e il ritardo mentale.

La salmonella può essere molto pericolosa. Nei casi più gravi può provocare aborto spontaneo oppure un travaglio prematuro. La contaminazione avviene con grande probabilità da uova crude o da pollame poco cotto.

Escherichia Coli. È un batterio normalmente presente nel nostro intestino ma alcuni ceppi possono essere molto pericolosi. I ceppi patogeni colonizzano il nostro intestino attraverso l’acqua o il cibo infetti. Ad, esempio, il ceppo patogeno chiamato STEC è in grado di produrre la tossina Shiga che provoca diarrea, colite emorragica e sindrome emolitico-uricemica, caratterizzata da anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale acuta. Se non trattata rapidamente, l’infezione potrebbe determinare gravi conseguenze: parto pretermine, aborto o la morte del feto.

L’ Epatite A è causata dal virus HAV ed è una malattia del fegato che spesso decorre in maniera asintomatica. Il virus può essere contratto attraverso l’acqua contaminata, i frutti di mare come le cozze o i prodotti della pesca consumati crudi o non cotti a sufficienza. Anche la verdura o la frutta che non siano stati lavati bene sono in grado di veicolare il virus.

I Campylobacter sono una causa comune di intossicazione alimentare. Possono provocare parto prematuro, aborto spontaneo e nati morti. Le fonti alimentari comuni di infezione includono il pollame, il latte non pastorizzato, l’acqua non trattata, gli animali domestici e la terra.

Quali sono i sintomi delle tossinfezioni alimentari?

Le malattie di origine alimentare possono presentarsi in modi diversi e vanno da malattie clinicamente lievi, che richiedono cure ambulatoriali, fino a malattie gravi che richiedono il ricovero in ospedale. I sintomi dell’intossicazione alimentare possono iniziare poche ore dopo aver mangiato il cibo contaminato ma possono manifestarsi fino a uno o due giorni dopo (ma a volte possono trascorrere anche giorni o settimane). I disturbi più comuni includono la nausea, il vomito, la diarrea e crampi addominali. Infatti, i sintomi più comuni potrebbero essere scambiati per “disturbi” della gravidanza. Inoltre, può comparire un unico sintomo così come possono manifestarsi più sintomi contemporaneamente; ciò può sia ritardare sia l’attribuzione dei disturbi ad un’intossicazione alimentare in atto e sia ritardare l’identificazione dell’agente responsabile. I sintomi e il tempo di insorgenza possono aiutare a restringere la diagnosi differenziale.

Scopriamo quali sono i sintomi principali (fonte: Istituto Superiore di Sanità):

  • Nausea.
  • Vomito.
  • Diarrea (anche con sangue o muco).
  • Crampi allo stomaco e dolore addominali.
  • Debolezza.
  • Perdita di appetito.
  • Febbre.
  • Muscoli doloranti.
  • Brividi.

Allora, quando bisogna allarmarsi? Se i sintomi quali il vomito e la diarrea persistono, se compare la febbre alta, se i dolori addominali sono forti, se osservate la presenza di sangue nelle feci, se compaiono segni di disidratazione, oliguria o anuria, vertigini ecc. allora è necessario contattare immediatamente il proprio medico di riferimento.

Come prevenire le tossinfezioni alimentari in gravidanza

Osservare scrupolosamente le pratiche igieniche aiuta a ridurre il rischio di contaminazione. Tuttavia, è bene specificare che il rischio, inteso come probabilità che un effetto avverso possa verificarsi, pari a zero non esiste. Fortunatamente, una donna in gravidanza non dove assolutamente allarmarsi a condizione di escludere dalla dieta alcuni alimenti e di rispetti alcune semplici regole. Inoltre, le restrizioni possono essere più o meno stringenti in funzione dell’avvenuto contatto, o meno, con alcuni patogeni da parte della donna.

Come regola generale, una donna in dolce attesa deve evitare di consumare alimenti crudi, alcuni in particolare, preferendo invece cibi ben cotti. Infatti, è risaputo che la cottura degli alimenti uccide la maggior parte dei microrganismi, che mediamente non resistono a temperature superiore ai 70°, anche se le spore di alcuni microrganismi possono resistere a temperature superiori.

Alimenti da evitare in gravidanza:

  • Pesce crudo e affumicato, crostacei e frutti di mare crudi in particolare.
  • Carne cruda o poco cotta, ad es. insaccati, i paté di carni fresche e non inscatolate, i carpacci o la bistecca al sangue, le salsicce poco cotte e le frattaglie. Quindi, non consumare il prosciutto crudo, il salame, la bresaola, il wurstel e lo speck, a meno che non vengano cotti nelle pietanze. Tuttavia, se una donna in gravidanza ha già contratto in passato l’infezione da Toxoplasma gondii allora non è necessario che rinunci al prosciutto crudo, allo speck, alla bresaola ecc.
  • Uova crude o poco cotte e la maionese fatta in casa.
  • I formaggi molli maturati con le muffe, come il brie e il camembert e i formaggi erborinati (per esempio Roquefort e Gorgonzola). In generale, i formaggi molli come le tome e i tomini freschi, a meno che sull’etichetta non ci sia scritto che sono prodotti con latte pastorizzato.
  • Tè e tisane fatti con estratti vegetali.

I principali comportamenti da seguire per ridurre il rischio di intossicazioni alimentari:

  • È importante separare in frigorifero gli alimenti crudi da quelli cotti per evitare contaminazioni crociate.
  • Non scongelare gli alimenti a temperatura ambiente, in particolare la carne ed il pesce.
  • Gli alimenti cotti devono essere conservati in frigorifero ma prima devono essere raffreddati a temperatura ambiente e “le eccedenze cucinate vanno poste a temperatura controllata entro due ore dalla preparazione”.
  • Evitare di scaldare un cibo più di una volta.
  • Leggere attentamente le etichette degli alimenti facendo attenzione alla data di scadenza.
  • Evitare il contatto con gli animali da fattoria e lavarsi accuratamente le mani anche nel caso di contatto con animali domestici.
  • Lavare bene le mani con acqua e sapone. Lavare accuratamente gli utensili ed i piani di lavoro.
  • Lavare accuratamente con acqua e bicarbonato di sodio la frutta e la verdura.

Fonti bibliografiche

 

 

 

 

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