Il rapporto madre-figlio è un legame unico, speciale che, per sempre, segnerà la vita adulta del ragazzo. Un rapporto importante non solo dal punto di vista affettivo e di accudimento, ma anche per quello che lascerà, nel bambino, quando costui crescendo dovrà relazionarsi con ragazze e donne adulte. Come per quello che riguarda il duo padre-figlia, anche questo è caratterizzato dalla prima relazione con il sesso opposto, per cui l’assenza o i diversi tipi di presenza e di interazione con la madre influenzeranno, nel figlio, la considerazione ed il rapporto con le donne che in futuro faranno parte della sua vita.
Per esplorare questo mondo speciale, fatto di sentimenti forti, amore ma anche contrasti, abbiamo chiamato la dottoressa Clara Lapi, psicologa e psicoterapeuta, al fine di aiutarci a capire qualcosa in più sul legame madre-figlio.
Rapporto madre-figlio: il complesso edipico
Prima di esplorare la specificità del rapporto madre- figlio, con l’aiuto della dottoressa Lapi, non possiamo non far cenno, seppur brevemente, al complesso edipico. Freud analizza il rapporto madre – figlio in relazione alla storia di Edipo, a significare proprio la specialità e la complessità di questa relazione viscerale.
In sostanza, e per necessaria esigenza di sintesi, quando si parla di complesso di Edipo, ci si riferisce al bambino che, vedendo nella madre il genere diverso da sé, cerca di sedurla imitando il padre che ha raggiunto lo scopo al quale anelerebbe anche il figlio. Il rapporto figlio-padre sarebbe dunque strumentale ad attirare l’attenzione della madre, invano per il figlio che, non riuscendoci, reagirebbe attraverso attacchi di rabbia e capricci.
Il complesso di Edipo spiegherebbe come nasce l’identità maschile nel bambino e la relazione con l’altro sesso diverso da sé e ciò avverrebbe, sempre secondo Freud, nei primissmi anni di vita del figlio. In sintesi, il rapporto madre-figlio, nel complesso di Edipo determina una competizione inconscia che il figlio ha verso il papà, dovuta all’amore per la mamma.
Come la madre si rapporta al figlio maschio
Sicuramente è facile constatare, ancora oggi, un rapporto molto speciale e differente fra madre-figlio rispetto a quello madre-figlia. Nonostante fra queste due non manchino anni e fasi di complicità, spesso, il rapporto potrebbe rivelarsi più conflittuale, rispetto al primo. Sicuramente maggiormente in pubertà ed in adolescenza quando, alla ricerca della propria identità, la figlia potrebbe allontanarsi dal modello femminile che ha a casa e verso il quale potrebbe non lesinare anche aspre critiche, con un normale atteggiamento oppositivo che fa parte della fase adolescenziale. Ciononostante, il forte legame affettivo non viene messo in crisi, come del resto, i modi in cui la relazione genitore-figlio prendono forme diverse, famiglia per famiglia.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Lapi, come si caratterizza questo rapporto mamma-figlio maschio, anche a livello educativo, e rispetto a quello che la donna potrebbe avere con la figlia femmina.
“Il genitore di sesso opposto fornisce al figlio il modello relazionale e si pone come palestra nella quale sperimentarsi e interpretare i diversi ruoli nei rapporti, dall’altra parte il genitore dello stesso sesso invece fornisce un modello col quale identificarsi, indicando come pensa, sente, si relaziona e agisce un individuo dello stesso sesso.
Partendo da questo presupposto è implicito che il rapporto che una madre può avere con un figlio dello stesso sesso o del sesso opposto cambia, poiché cambia la funzione e il ruolo che va a riproporre in quella stessa relazione.
Con una figlia femmina costituirà il modello al quale ispirarsi od opporsi ma partendo sempre da quella stessa figura genitoriale, suscitando in infanzia magari sentimenti di ammirazione e tendenza all’imitazione e successivamente, in adolescenza, la spinta ad opporsi per quel distacco evolutivo tipico della fase adolescenziale.
Nello scenario opposto, cioè madre-figlio, il rapporto costituirà il modello relazionale al quale ispirarsi e dalla quale apprendere come sentirsi in una relazione con un/una partner.
Per esempio, adolescenti maschi con madri supportanti e orgogliose delle loro conquiste sentimentali, troveranno ben confermato il loro senso di sicurezza in sé e in sé stessi nelle relazioni; al contrario, figli maschi con una madre marginale e il genitore omologo ben presente e affettivamente in primo piano, teoricamente risulteranno insicuri e sprovvisti di strategie interpersonali.
Uscendo dalla cornice teorica, certamente sono essenziali anche le differenze soggettive, di temperamento e personali che entrano in gioco nella relazione.
Alcuni studi ci dicono che sono i figli maschi, di solito, ad essere considerati più mammoni rispetto alle figlie femmine. Nella prima infanzia, infatti, ovvero prima dei tre anni, ricercherebbero maggiormente il contatto fisico e la presenza fisica della madre, sia in situazioni ricreative e di gioco e affettività, sia nella ricerca attiva di sicurezza e rassicurazione in momenti di esplorazione e difficoltà. Di conseguenza queste richieste solleciterebbero maggiormente il cosiddetto istinto materno, ovvero il sistema di accudimento da parte della mamma. Ciò è quello che gli studi e le misurazioni statistiche ci dicono ma, come affermato poco fa, ciò che conta nel rapporto tra figli e genitori sono le differenze soggettive, la storia di vita e la capacità di elaborazione delle proprie esperienze personali nel ruolo di figlio e nel ruolo di genitore, l’incontro delle personalità nella diade che determineranno il tipo di rapporto di un genitore con i propri figli, siano essi maschi o femmine”.
Il rapporto madre – figlio maschio: il dialogo
Per ragioni diverse, come abbiamo visto, il rapporto figlio/figlia – genitore opposto come quello dello stesso sesso, è importantissimo per lo sviluppo della propria personalità, per la sicurezza personale, per lo sviluppo dell’ empatia e per le relazioni future amicali e sentimentali.
La presenza o l’assenza di una delle due figure genitoriali influenza la crescita del figlio come della figlia, in modalità differenti che ovviamente risentiranno anche del carattere e delle esperienze di vita dell’individuo.
Come per il rapporto padre-figlia femmina, anche in questo caso, il dialogo è necessario affinché avvengano tutti quei passaggi atti a rendere il legame importante e determinante. Ecco cosa ci dice Lapi a tale proposito.
“Fin dalla nascita, gioca un ruolo molto importante nello sviluppo di un attaccamento sicuro e nella creazione di un senso di fiducia reciproco nella diade madre-figlio, un tipo di comunicazione collaborativa e contingente. Questo genere di comunicazioni collaborative e contingenti è ciò che permette alle nostre menti successivamente di esplorare ed espandersi attraverso la conoscenza delle menti altrui e di altri punti di vista, rivalutando eventualmente anche i nostri, che troviamo riflessi nelle risposte degli altri.
Grazie a ripetuti scambi di questo genere, nella mente del bambino inizierà a disegnarsi l’idea del proprio sé “visto dall’altro”, ovvero quando i segnali altrui riflettono chiaramente i segnali che si sono inviati e ciò va a rinforzare la percezione di essere “visto”, ascoltato e accolto senza giudizio. Di conseguenza quel senso di amabilità fondamentale per far sì che si stabilisca solidità e sicurezza nella relazione di attaccamento e nelle reti sociali che il figlio andrà a costruirsi da solo.
È necessario, dal lato del genitore del sesso opposto la capacità di percepire e leggere il proprio figlio come diverso da sé, proteggendolo da eventuale intrusività e mancata differenziazione, importantissimo per lo sviluppo della propria identità in adolescenza. Il rispetto degli spazi altrui, delle differenze, la capacità di accogliere senza giudizio ma aperti all’accettazione, i gusti e le attitudini del proprio figlio getteranno le basi affinché egli possa sentirsi compreso e libero di potersi raccontare nel rapporto con la propria madre, che servirà in futuro come modello relazionale e come stile comunicativo appreso, da riproporre nelle proprie relazioni future, siano queste romantiche, amichevoli o di qualsiasi genere”.