Il fallimento delle energie alternative

Si è cominciato a parlare di energie alternative rinnovabili attorno agli anni settanta a seguito delle crisi petrolifere che avevano fatto vedere in maniera chiara le problematiche poste da un mondo dell’energia troppo dipendente dal petrolio e, in generale, dall’approvvigionamento di fonti fossili.

Negli ultimi trent’anni sono state investite nella ricerca in tal senso ingenti risorse umane ed economiche. Inoltre, ad oggi sta aumentando, da parte di numerosi ricercatori la sensibilità riguardo al futuro energetico dell’umanità, il cosiddetto problema energetico globale. Secondo modelli previsionali la produzione globale di petrolio potrebbe essere prossima o aver superato il picco di produzione mondiale.

Poi quasi all’improvviso scoppia la emergenza inquinamento, il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici; tutte cause attribuite all’uso dei combustibili fossili.

Poi arriva il trattato di Parigi del 2015 che punta a limitare l’aumento a 1,5°C della temperatura atmosferica a partire dal 2020 con l’obiettivo di emissioni zero di CO2 entro il 2050 puntando sulle fonte alternative rinnovabili.

Ora dopo 50 anni a che punto siamo?

Leggo statistiche trionfaliste sull’utilizzo delle fonti rinnovabili: “l’utilizzo delle fonti alternative ha superato ogni ottimistica previsione”.

Partendo da zero e sotto la spinta degli incentivi era prevedibile attendersi una crescita delle fonti alternative. Il fatto è che oggi l’alternativo non cresce secondo le aspettative. E’ andato a sbattere contro una soglia, un muro che sembra difficile superare.

LA SITUAZIONE.

World_energy_consumption,_1970-2025,_EIANel 2004, il consumo mondiale di energia è stato pari a 15 TW·yr (Terawatt·anno), Nell’anno 2019 il consumo mondiale di energia ha raggiunto i 153.000 TWh (Tetrawatt ora), con un aumento del 16% in quindici anni.

Stando al rapporto della Ember (The World’s First Temperature Control Mug) nei primi sei mesi del 2020 l’eolico e il solare hanno prodotto il 10 per cento di tutta l’elettricità richiesta al mondo: l’Italia per il 18%, la Gran Bretagna per il 22%; seguono la Turchia (13%), gli Stati Uniti (12%), la Cina, il Giappone, il Brasile e l’India col 10% . Praticamente le “alternative” non vanno avanti, siamo fermi al palo. Bene, ma non basta.

Ora mettendo a confronto questi dati e guardando la linea di tendenza nel grafico qui sopra, notiamo una linea stabile delle alternative (linea verde). Se le alternative non cresceranno nei prossini anni in maniera esponenziale, la domanda da farci è come riusciranno le fonti alternative a soppiantare il 90% della energia attualmente fornita dal fossile, nucleare, gas metano. Come faranno ad azzerare l’anidride carbonica nell’atmosfera.

Le energie rinnovabili non riusciranno mai da sole a coprire il futuro della produzione elettrica mondiale, ad azzerare il CO2 nell’atmosfera.

IL FALSO RACCONTO DELLE RINNOVABILI

energie alternative 1Vediamo come stanno le cose in Italia.
Guardando questa tabella a lato sembrerebbe che le energie alternative rinnovabili la fanno da padrone nella fornitura della energia totale messa in rete. Ma se osserviamo bene tutto il contributo in surplus delle fonti verdi è dovuto all’idroelettrico. Se togliamo l’idroelettrico ci rimane ben poco; ritorniamo al punto di partenza: le alternative non riescono a superare il muro del 18% totale del fabbisogno nazionale.

Con i dati di maggio 2017 di Terna c’è un’ulteriore conferma del calo della produzione elettrica da rinnovabili. Nel periodo gennaio-maggio coprono il 32,8% della domanda contro il 34,5% del 2016. Rispetto al 2014 la generazione verde cala di 8,6 TWh.

energie alternative 3Questa tabella mostra in maniera inequivocabile l’involuzione delle alternative che comprendono anche il nucleare, l’idroelettrico. 

A questo punto possiamo dire che i trionfalismi sono infondati.

LE CAUSE

Fotovoltaico. Qui ci troviamo di fronte ad un duplice problema. Fotovoltaico privato, fotovoltaico pubblico.

  • Installare un impianto fotovoltaico privato è piuttosto costoso; l’impegno economico varia a seconda delle esigenze, ma in ogni caso si tratta di un investimento da valutare per il medio e lungo periodo.
  • Un altro aspetto da non sottovalutare è la non continuità della produzione energetica giornaliera, che banalmente cambia a seconda dell’esposizione dell’impianto ai raggi solari. Per questo motivo è necessario dotarsi di sistemi di accumulo. Gli impianti fotovoltaici con accumulo costano di più e necessitano di uno spazio apposito per ospitare le batterie che sono piuttosto ingombranti. Non trascurabile è il problema delle smaltimento delle batterie che sono altamente inquinanti.
  • Gli Incentivi, bonus e detrazioni non dureranno per sempre.
  • Fotovoltaico pubblico. Da qui al 2027 dovranno essere installati 60 GWatt in pannelli solari, ovvero 60 milioni di watt. Ora se ci facciamo un po’ di conti significa 600 milioni di metri quadri.
    Se ora vogliamo fare una giga factory per installare i pannelli dovremo disporre di un’area pari a 2 volte l’Italia (301.000 Km2). Se ad oggi abbiamo realizzato zero metri quadrati capite la illusorietà del progetto.
  • Gli impianti fotovoltaici rientrano nella normativa RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) come ad esempio televisori, computer, telefoni cellulari e molti altri elettrodomestici.

Eolico. Il più grande problema dell’eolico è il vento, i costi, e il degrado ambientale

  • Un recente rapporto della E.On tedesca – la principale installatrice di impianti eolici in Germania – afferma chiaro e tondo: «Dovremmo avere almeno 24mila turbine eoliche per sperare di chiudere un solo impianto convenzionale».
  • L’aritmetica è facile: per produrre 1 Gw-anno di energia elettrica l’anno sono necessarie 6.000 turbine che costano più di 6 miliardi e durano 20 anni, alla fine dei quali saranno stati prodotti 20 Gw-anno di elettricità. Per produrre i quali, però, basterebbe meno di 1 miliardo di euro in combustibile nucleare. A questi si aggiunge che è necessario coprire ogni spazio disponibile, montagne, pianura, coste, mare, di pale eoliche.
  • L’esperimento delle rinnovabili della Germania, che fa da guida all’uso del voltaico, è effettivamente finito. Entro il 2025, il Paese avrà speso 580 miliardi di dollari per rendere la sua elettricità quasi due volte più costosa e 10 volte più ad alta intensità di carbonio rispetto a quella della Francia.
  • L’energia elettrica necessaria per mezzo milione di famiglie, quante sono quelle residenti, per esempio, nelle tre province della Romagna, potrebbe essere prodotta nel mare al largo della costa di Ravenna con 65 pale eoliche e 60 ettari di pannelli solari galleggianti. Un progetto con un costo di realizzazione che supera il miliardo di euro. Con evidente scempio del paesaggio.
  • Oggi l’efficienza massima di un impianto eolico si calcola attraverso la Legge di Betz, che dimostra che l’energia massima prodotta da un generatore equivale al 59,3% dell’energia generata dal vento che lo attraversa e si azzera in assenza di vento.
  • La Bundesverband WindEnergie (BWE, ente di energia eolica tedesco) ha stimato tempo fa che, da qui al 2025, saranno demolite dalle 1.000 alle 2.500 pale all’anno. Tra cinque anni potremmo avere dunque un cimitero di circa 17.500 pale che corrispondono a 140.000 tonnellate di rifiuti. I numeri appena descritti riguardano solo la Germania. Se guardiamo le statistiche mondiali, arriviamo a più di 2 milioni e mezzo di tonnellate di materiale composito prodotto dalla dismissione di parchi eolici.

Biomasse. L’energia da biomassa è l’energia che deriva dalla materia organica e quindi da piante e animali appositamente trattate per essere utilizzata come biocombustibile nelle centrali elettriche. La biomassa può essere una grande fonte principalmente per la produzione di combustibili alternativi. 

  • L’energia da biomassa è una delle tipologie più controverse di energia alternativa che vengono utilizzate oggi. Infatti che le emissioni di CO2 delle biomasse siano “del tutto equivalenti al fotovoltaico” è un clamoroso falso. L’inquinamento prodotto è assimilabile a quello che deriva dalla combustione del carbone e di altri tipi di fonti fossili.

Conclusione

  1. Le energie alternative non potranno mai da sole coprire il fabbisogno mondiale o di una singola nazione.
  2. Le energie alternative non potranno mai alimentare impianti industriali ad alta energia (siderurgia)
  3. Le aree per le energie alternative sottraggono terreno destinato alla coltivazione di alimenti umani e animali.
  4. Costi elevati e durata limitata.
  5. Le energie alternative non riducono l’inquinamento. Il fine vita dei pannelli solari e pale eoliche produrrà un cimitero di rifiuti scarsamente riciclabili.
  6. Deturpazione ambientale.

Le nazioni moderne non possono fare affidamento su fonti di energia dipendenti dalle condizioni meteorologiche per alimentare le loro economie ad alta energia.

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