I nuovi vaccini contro omicron non convincono

La messa a punto e il probabile prossimo rilascio di nuovi vaccini aggiornati contro la variante omicron sta facendo discutere la comunità scientifica. A svilupparli sono le due case farmaceutiche Pfizer e Moderna, in prima linea nella produzione di vaccini anti Covid-19, che alla fine di gennaio hanno annunciato l’inizio dei primi test su volontari. Tuttavia, sulla base dei primissimi dati, ottenuti su animali, il booster aggiornato non sembra associato a una maggiore protezione rispetto a quello tradizionale, o comunque i benefici aggiuntivi sarebbero piuttosto ridotti. 

Dunque non cambierebbe significativamente la situazione. Per questo, come raccontano due articoli su Nature, qualche scienziato ha sollevato dubbi e si sta interrogando sulla reale opportunità di questi nuovi vaccini. Le aziende sottolineano che la loro produzione è guidata da un principio di precauzione e non dal pensiero che siano per forza necessari.

Cosa sappiamo dei vaccini contro omicron

I risultati preliminari sono ottenuti su pochi animali e non sono ancora peer reviewed, ovvero revisionati dalla comunità scientifica. Lo sappiamo: la pandemia ha cambiato anche il modo di fare ricerca e di divulgare i dati, con lavori che vengono pubblicati nella versione pre-print, precedente la pubblicazione ufficiale. Nell’emergenza questo approccio può essere utile, anche se non bisogna dimenticarne i limiti

Fatta questa premessa, uno studio su 8 macachi vaccinati con due dosi del vaccino tradizionale segnala che effettuare una terza dose (un booster) con un vaccino mirato contro omicron non sembra cambiare le carte in tavola. Tutti i macachi, infatti, hanno presentato una buona risposta anticorpale contro diverse varianti, inclusa omicron. La ricerca è disponibile in pre-print su bioRxiv.


Variante Omicron, dose booster o meglio aggiornare i vaccini?


I ricercatori hanno osservato risultati simili in altri due studi nei topi. Da una delle ricerche (su bioRxiv) emerge che negli esemplari in precedenza non vaccinati si produce una risposta anticorpale contro omicron maggiore, ma a fronte di una minore attivazione degli anticorpi nel contrastare le altre varianti. Un quarto studio, sempre su questi animali, disponibile in pre-print su biorXiv, ha dimostrato che nei topi vaccinati con una dose tradizionale e le altre due con il vaccino nuovo mirato su omicron hanno effettivamente una risposta maggiore contro questa variante. 

Insomma, è una questione di equilibrio e si dovrà capire se e quanto spostarsi su vaccini specifici contro una forma virale invece che un’altra. Il punto sarà anche capire con maggiore precisione qual è la durata della protezione del booster e come muoversi in futuro. Secondo David Montefiori, a capo del laboratorio per la ricerca di un vaccino contro l’Aids all’università Duke, negli Stati Uniti, la soluzione non è probabilmente quella di effettuare un singolo booster con un vaccino mirato su una variante. Ci sono delle questioni importanti da comprendere, secondo l’esperto, e l’auspicio è che i trial clinici su volontari possano fare chiarezza. 

Un problema anche di tempo

A causa delle caratteristiche e del loro design, i vaccini a mRna possono essere aggiornati piuttosto rapidamente. Per questo Pfizer e Moderna hanno puntato a rilasciare una nuova versione contro omicron, la variante oggi più mutata e diversa dalle precedenti e più trasmissibile. La veloce preparazione di questi nuovi prodotti non elimina comunque la necessità di tempo per le sperimentazioni e, qualora vada tutto come desiderato, per le valutazioni e l’approvazione da parte delle autorità regolatorie. 

Per questo motivo il vaccino potrebbe arrivare quando omicron è già in discesa, come ricorda in un altro articolo su Nature Kanta Subbarao, a capo di un gruppo per i vaccini anti Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Nel frattempo omicron potrebbe eventualmente soppiantata da una ulteriore variante di coronavirus. Questa nuova variante, inoltre, potrebbe non somigliare alla precedente. Questo, peraltro, è quanto si è verificato con delta e omicron: ci si aspettava che la forma subentrante sarebbe stata simile a delta ma non è stato così.

Via: Wired.it

(Foto: Towfiqu barbhuiya on Unsplash)

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