I 10 eventi meteorologici più distruttivi del 2020

Uragani, cicloni, tempeste, incendi e invasioni di insetti: non solo Covid-19, il 2020 è stato un anno catastrofico sotto molti punti di vista, anche quello ambientale. Gli effetti del riscaldamento globale si fanno sentire, e non con piccoli indizi, ma tramite veri e propri disastri. Come spiega alla Bbc Sarah Perkins-Kirkpatrick del Climate Change Research Centre dell’Università del New South Wales in Australia: “abbiamo visto la temperatura media del globo aumentare di un grado, e questo è strettamente legato agli eventi meteorologici disastrosi di quest’anno: è proprio attraverso eventi distruttivi che osserveremo l’impatto del cambiamento climatico. E sfortunatamente ci aspettano molti anni simili al 2020, se non peggiori, man mano che la temperatura globale crescerà ancora” Gli accordi di Parigi, infatti, avevano stabilito un piano per contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, ma un recente rapporto dell’Onu mostra che in realtà entro questo secolo si prospetta un aumento della temperatura globale di 3 gradi, che renderebbe completamente inabitabili intere aree del pianeta, causando un’estinzione di massa.

Christian Aid, un ente benefico inglese, ha pubblicato un report dal nome “Counting the cost 2020, a year of climate breakdown” in cui classifica i dieci eventi meteorologici più distruttivi dell’anno che sta finendo. Come suggerito dal nome del report, il criterio usato dalla Christian Aid per soppesare i danni è quello economico: quanto ci sta costando il riscaldamento globale? La risposta è: oltre cento miliardi di dollari l’anno, per lo meno di danni calcolabili, ma la perdita effettiva, evidenzia l’ente benefico, è probabilmente molto maggiore. Ecco, in ordine cronologico, gli eventi meteorologici che si sono meritati di entrare nella classifica dei più disastrosi del 2020.

Gli incendi in Australia

Il 2019 è stato per l’Australia un anno molto caldo, e l’estrema siccità e le alte temperature aumentano il rischio di incendio. Tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo, si sono susseguiti, infatti, nella regione sud-orientale dell’Australia una serie di grandi incendi, talmente intensi da avere un impatto sul meteo locale. Gli incendi hanno causato la morte di 34 persone, portato a effetti disastrosi per l’ambiente, distruggendo 85 mila kmq di foreste, centinaia di abitazioni e ucciso miliardi di animali selvatici. Il fumo tossico è anche arrivato in grandi città come Sydney, Melbourne e Camberra compromettendo la salute dei cittadini. Il costo totale del disastro, secondo Christian Aid, è di circa 5 miliardi di dollari.

L’invasione delle locuste in Africa

In clima umidi, le locuste si riproducono velocemente, ed è quello che è successo tra gennaio e giugno in alcuni Stati dell’est dell’Africa. Un cambiamento del Dipolo dell’Oceano Indiano (ovvero della temperatura della superficie del mare), causato dal riscaldamento globale, ha portato a piogge e inondazioni, che a loro volta hanno aumentato il numero di locuste nel deserto di 8 mila volte. Gli sciami di quelli che la Fao ha definito “i parassiti migratori più pericoloso al mondo” hanno distrutto raccolti, vegetazione e pascoli, minacciando la sicurezza alimentare di una popolazione già in crisi. “L’Africa è il continente che ha contribuito di meno al riscaldamento globale, ma è anche il più vulnerabile”, scrive Christian Aid. La stima delle perdite è di circa 8,5 miliardi di dollari.

Le tempeste Ciara e Alex in Europa

Anche l’Europa quest’anno non è stata immune dai disastri ambientali insoliti, notevoli sono state le tempeste: forti venti accompagnati da raffiche di pioggia e neve. Le più costose sono state Ciara a febbraio, prima in Inghilterra e poi in Francia e Germania, che ha causato la cancellazione di diversi voli e la morte di 14 persone, e poi Alex a ottobre nel nord dell’Italia, che ha ucciso 16 persone e causato danni a infrastrutture. La perdita economica, secondo Christian Aid, è di circa 5,9 miliardi di dollari.

Il ciclone Amphan nel Bengala

Il Golfo del Bengala è particolarmente soggetto ai cambiamenti climatici perché le condizioni della baia sono ideali per la formazione di cicloni, e oltretutto la grande densità di popolazione aumenta la probabilità che i danni siano disastrosi. A maggio, uno dei cicloni più forti mai registrati prima della stagione dei monsoni ha devastato città in India, Bangladesh, Sri Lanka e Butan, e ha ucciso 128 persone. “Abbiamo visto temperature record nel Mar Arabico e nel Golfo del Bengala, tra i 30 e i 33 gradi”, ha detto alla Bbc Roxy Mathew Koll, ricercatore dell’Indian Institute of Tropical Meteorology di Pune,“queste alte temperature avevano le stesse caratteristiche delle ondate di calore marine che causano i monsoni, e potrebbero aver portato a uno sviluppo più rapido e intenso dei cicloni”. I danni sono di circa 13 miliardi di dollari.

La stagione degli uragani atlantici in America

La stagione degli uragani atlantici è un periodo che va da giugno a novembre in cui la differenza di temperatura tra la superficie e il fondo del mare crea dei fortissimi venti che si abbattono sulle coste americane. A causa del riscaldamento globale, quest’anno è stata da record: sono stati catalogati trenta uragani, tra cui Eta, che ha ucciso 153 persone nell’America centrale, e Sally e Laura negli Stati Uniti, che oltre a uccidere 77 persone, hanno costretto molte altre a spostarsi. Il costo è stato di circa 40 miliardi di dollari.

Le inondazioni in Cina

Più il riscaldamento globale aumenta, più aumentano anche gli acquazzoni che causano le inondazioni. In Cina, che è il Paese che secondo uno studio del 2016 è quello più a rischio in questo senso, a giugno è iniziata una stagione di forti piogge e alluvioni, che ha avuto il suo picco con quella del fiume Yangtze, il più lungo dell’Asia, sulle cui rive vivono 30 milioni di persone, 100 mila di queste sono state evacuate. I morti sono stati più di 278 e il costo riportato da Christian Aid di 32 miliardi di dollari.

I monsoni in India

È il secondo anno consecutivo in cui in India le piogge sono particolarmente devastanti durante la stagione dei monsoni. Quest’anno hanno causato inondazioni e frane, con oltre 2000 morti e 3 milioni di persone allontanate dalla loro abitazione. Solo in Kerala, Stato dell’India meridionale, una singola frana in una piantagione di tè ha causato la morte di 49 persone. Le perdite complessive sono di 10 miliardi di dollari.

Le inondazioni del Kyushu in Giappone

A luglio, le piogge non hanno risparmiato nemmeno il Giappone, dove, in particolare nell’isola di Kyushu, 82 persone sono morte, 14 delle quali in un singolo evento in cui una casa di cura è stata allagata. 250 mila persone sono state evacuate. “Le piogge intense sono una delle conseguenze più accertate dei cambiamenti climatici, perché con l’aumento della temperatura l’atmosfera può trattenere più vapore acqueo”, scrive Christian Aid. Il costo del disastro è di 8,5 miliardi di dollari.

I monsoni in Pakistan

410 sono le morti in Pakistan, sempre a causa delle piogge monsoniche, che hanno causato alluvioni e frane nei mesi di luglio e di agosto. A Karachi, la città più popolosa del Pakistan, non si registravano piogge così intense dal 1931. La perdita economica, secondo Christian Aid, è di più di 1,5 miliardi di dollari. “Gli scienziati dicono che, con il pianeta che si riscalda, la pioggia monsonica non potrà che aumentare”, scrive l’ente benefico nel report, “alcune aree avranno meno precipitazioni a causa dei cambiamenti nel vento, ma le forti piogge come quelle che abbiamo visto quest’anno in Asia diventeranno sempre più frequenti”.

Gli incendi nelle coste occidentali degli Stati Uniti

Da luglio a novembre in California, Colorado, Arizona, Washington e Oregon sono bruciati 8 milioni di acri e sono morte 42 persone. Gli incendi fanno parte del normale ecosistema in alcuni territori, è vero, ci ricorda il report, ma è il riscaldamento globale che ha aumentato la loro estensione e la pericolosità. Basti pensare che nella Death Valley, un’area desertica degli Stati Uniti, quest’anno è stata rilevata la temperatura di 54,4 gradi, che è la più alta mai registrata. Il fumo degli incendi è tossico e ha causato moltissimi ricoveri ospedalieri, arrivando anche in Canada. I danni sono di oltre 20 miliardi di dollari.

Riferimenti: Christian Aid

Credits immagine: Nguyen Kiet on Unsplash

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