Vi sarà capitato di parteciparvi o di vederlo on line, quanto meno di averne sentito parlare più volte, ci stiamo riferendo al gender reveal party che, negli ultimi anni, è passato da semplice trovata creativa a vero e proprio fenomeno culturale globale. Nato negli Stati Uniti, come non poche cose, per le quali saremmo felici di pagare i dazi, si è diffuso rapidamente anche in Europa. Passando sugli schermi immersivi di mamme influencer, ha poi conquistando famiglie, comuni genitori in attesa, desiderosi di annunciare con originalità il sesso del nascituro. Ma dietro fumogeni azzurri e torte rosa adorante con brillantini, un’epifania che passa dal Carnevale di Rio in pratica, si cela un dibattito molto più profondo al quale cercheremo di dare risposta. Cos’è davvero un gender reveal party e perché ha preso piede così velocemente? Ma, soprattutto, quali implicazioni culturali e sociali porta con sé?
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Cos’è un gender reveal party e come funziona
Partiamo dalle basi, immaginando che ci sia qualcuna o qualcuno fra noi che non abbia mai sentito parlare di questo fenomeno molto instagrammabile, prima di ogni cosa!
Il gender reveal party è una festa organizzata per rivelare pubblicamente – spesso in modo spettacolare – il sesso biologico del nascituro. Non si tratta quindi di un classico baby shower, le cui origini sono sempre a stelle e strisce, ma semmai di un suo spin-off!
Il momento clou della festa, è caratterizzato da un gesto simbolico come il taglio di una torta dal ripieno colorato, lo scoppio di palloncini, l’apertura di scatole o l’uso di fumogeni che rivelano il colore azzurro o rosa. Ripresi in video, pubblicati sui social e pensati per essere virali, questi eventi hanno ragione di essere nella loro condivisione. Ci sono buone ragioni nel pensare che, se non esistessero i social, verrebbe meno la voglia di organizzarne uno! Non si tratta di celebrare tanto una nuova vita, che si sta allargando insieme al pancione, ma piuttosto di un auto-narrazione digitale. In pratica, il nascituro o la nascitura, senza firmare alcun consenso, si è già visto bruciare i famosi 15 secondi di celebrità promessi da Andy Warhol!
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Le sue origini: da un blog-post a fenomeno globale
Il primo gender reveal party documentato risale al 2008, quando Jenna Karvunidis, una blogger americana, condivise il sesso della sua prima bambina, arrivata dopo gravidanze precedenti che si erano infelicemente interrotte, con una semplice torta con il ripieno rosa. Parliamo di quasi un ventennio fa. Un ventennio che ha fatto poi riflettere la stessa ideatrice su come la sua iniziativa, nata più per celebrare la gravidanza che finalmente stava procedendo meglio delle altre che il sesso della figlia, ha preso pieghe eccessive ed inaspettate.
L’idea infatti piacque subito per la sua creatività e fu rapidamente adottata da altre famiglie americane, alcune resesi responsabili anche di importanti incidenti con tanto di alberi in fiamme! Ma è stato con con l’esplosione successiva di facebook, instagram e tiktok, che la pratica si è trasformata in una vera tendenza virale. Anche in Italia, qualcuno lo ricorderà, qualche anno fa fu allestito lo stadio Olimpico di Roma per permettere a Zaccagni di scatenare un’esplosione di coriandoli azzurri, con un calcio alla palla. Nessuna famiglia, ormai, anche se sprovvista di spuntina blu, può dirsi al sicuro dalla tentazione di essere visualizzata (più che vista) ad ogni costo, se c’è un pancione in rapida crescita.
Oggi esistono anche agenzie che si occupano esclusivamente di organizzare gender reveal professionali, con effetti scenici, fotografia, video editing e persino fuochi d’artificio. Ma proprio l’evoluzione spettacolare di questo evento ha portato a critiche crescenti, sia etiche che ambientali.
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Il lato controverso: stereotipi e binarismo di genere
Se da un lato il gender reveal può sembrare un evento innocuo, dall’altro solleva importanti questioni culturali. Il principale nodo è che questi party rinforzano un sistema binario – maschio o femmina – senza considerare la complessità del concetto di genere.
Associare il colore rosa alla femmina e l’azzurro al maschio, oppure giocattoli e ruoli già prestabiliti, contribuisce a trasmettere stereotipi di genere anacronistici. Inoltre, molte persone sottolineano come il sesso assegnato alla nascita non determini l’identità di genere futura, sollevando dubbi sull’opportunità di costruire un evento attorno a una classificazione così rigida.
Per non parlare del fatto che tanto più questi eventi diventano spettacolari, usando strumenti non alla portata delle braccia e delle menti più distratte, tanto più si possono causare incidenti o danni ambientali, generando ulteriore polemica sull’eccessiva spettacolarizzazione. Pensiamo ad un eccesso di brillantini sulla torta, se non sono edibili. Oppure ad un incendio in caso di fuochi d’artificio o lanterne, in ambienti pieni di vegetazione.
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Perché il gender reveal è un trend
Premesso che esiste sempre un buon motivo per festeggiare, per creare dei riti nuovi, se diventano occasione per rallegrarsi, gioire, ed anche condividere nuovi passaggi come belle notizie, l’ascesa del gender reveal party va ritrovata in qualcosa di diverso dal semplice piacere di avere in mano il risultato della morfologica.
La ragione principale del successo dei gender reveal party sta nel potere dei social media, sta nell’essere presenti su questi schermi come se al di fuori non ci fosse vita. In un’epoca in cui ogni momento del più banale quotidiano viene condiviso, la gravidanza diventa contenuto da narrare, abbellire e rendere memorabile. Il gender reveal è perfetto per questo: è visivo, emotivo, virale. E, per diventare virale, ormai anche torta e palloncini, per quanto glietterati e colorati, sono diventati poca cosa. Il format si deve evolvere, per lasciare sempre più a bocca aperta gli spettatori.
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Opinioni a confronto: tra celebrazione e critica sociale
Ovviamente ciascuno di noi può avere opinioni piuttosto divergenti su questo fenomeno. Del resto, potremmo dire, è solo una festa, che male potrà mai esserci dietro? Il dibattito attorno ai gender reveal party è acceso.
C’è chi li difende sottolineandone il carattere festoso ed emozionante, e il fatto che siano un modo per rendere speciale un momento unico della gravidanza. Spesso i genitori non hanno intenzioni ideologiche, ma solo il desiderio di celebrare, questo va detto perché qui non si colpevolizza alcuno.
Dall’altro lato, c’è chi li critica denunciandone la superficialità del messaggio intrinseco, l’insistenza su ruoli di genere preconfezionati e la mancata inclusività. Alcune persone transgender o non binarie li considerano persino una forma di misgendering precoce, che rischia di compromettere la libertà individuale del nascituro.
Ora è chiaro che tutte noi abbiamo comunicato in qualche modo il sesso del nascituro ad amici e famiglia, non appena l’ecografia non ce ne abbia dato riscontro, e da quando la scienza ha permesso di scoprirlo qualche mese prima del parto. Ciascuna di noi avrà usato il proprio modo, il proprio linguaggio. Il rosa come l’azzurro si sono sempre usati nei fiocchi nascita, ad esempio, e di quei fiocchi si è persa traccia nei bauli della mamma o della nonna, senza che potessero questi essere ostacolo all’affermazione della propria identità di genere, molti anni dopo.
Il punto cruciale, forse, potrebbe essere quello di volerci sottomettere tutte e tutti uniformare alla legge dei social. Quella che tende ad influire pesantemente anche sui nostri momenti più intimi, spingendoci a raccontare di noi più di quanto non faremmo con il vicino di casa, che incrociamo sul pianerottolo da decenni. Più di quanto il nostro gusto personale non farebbe. Ci dimentichiamo, e questo non vale solo per il gender reveal party, che il mondo nel quale ha senso vivere è quello nel quale respiriamo e che ciò che vediamo sugli schermi nasconde anche forme di pubblicità, di autopromozione di personaggi pubblici. Per non parlare di quanto lavorio ci possa essere dietro a quella che pare una rapida ripresa su una futura mamma, in un abito da red carpet, mentre volteggia tra brillantini e fumogeni. Vale davvero la pena rimanere intossicate, come stessimo in una curva ultras, per comunicare alle poche persone alle quale interessa davvero la nostra vita, chi sta scalciando nel nostro ventre?