Fase 2, le mascherine servono ora più che mai, ma la loro efficacia dipende da noi

E’ uno degli hot topic di questa pandemia da coronavirus, le mascherine: inizialmente sottovalutate dagli esperti, che ne sconsigliavano l’uso nella popolazione generale, con il lockdown sono divenute, in Italia, obbligatorie per tutti ogni volta che ci troviamo in un luogo chiuso, tranne a casa propria se non in presenza di malati covid. Un cambio di rotta suggerito da una review delle prime prove di efficacia raccolte durante la pandemia firmata Jeremy Howard dell’Università di San Francisco. Lo studio, in pre print, dimostra che se la maggior parte delle persone indossa una mascherina in pubblico, il tasso di trasmissibilità (“R effettivo”) può scendere sotto 1 rallentando la diffusione della malattia. Anche se non standardizzate, ha spiegato Howard in un articolo firmato insieme alla ricercatrice Trisha Greenhalgh dell’Università di Oxford, mettendo in conto tutti gli aspetti – fisici, biologici, sanitari, etici, antropologici ed economici, l’uso di mascherina chirurgiche o, meglio ancora, di stoffa è una precauzione sensata e raccomandabile: fatelo!


Mascherine di stoffa fai da te: di cotone sono più efficaci di quelle chirurgiche


Un ragionamento di buon senso peer review che sembra aver convinto gli scienziati. “La lezione è molto chiara: le mascherine, come sappiamo almeno dal 1918 (spagnola) costituiscono un presidio efficace”, ha commentato Enrico Bucci, epidemiologo della Temple University di Filadelfia, in un post su Facebook. “Sono limitanti del nostro comportamento, pesanti da un punto di vista sociale, forse pure non sostenibili nel lungo periodo; ma, finché circola il virus, aiutano eccome”, “possono fare il grosso del lavoro preventivo“.

MASCHERINE.Un interessante manoscritto, sottoposto a PNAS, fa alcune semplicissime considerazioni sull’uso delle…

Gepostet von Enrico Bucci am Sonntag, 17. Mai 2020

“Gli autori”, scrive Bucci soffermandosi su grafico tratto dalla review di cui è primo firmatario Howard, “considerano due variabili: il potere delle mascherine di bloccare il virus (da 0 a 100%, sull’asse delle x) e la frazione di popolazione che utilizza la mascherina (sull’asse delle y, da 0 a 100%)”. La sfumatura di colori nel grafico riporta il valore assunto dal cruciale “parametro R per ogni coppia di valori possibile” mentre nella zona blu, i casi in cui R scende al di sotto di 1, e quindi l’epidemia si spegne. “Una mascherina che filitri il virus al 60%, adottata dall’80% della popolazione, per esempio, determina un valore di R al di sotto di 1, che ricade nella zona blue del grafico; l’epidemia quindi si spegne”, riassume Bucci.

I lavori di questo genere hanno dei limiti ben precisi, ricorda il ricercatore, “dovuti all’estrema semplificazione nel modellare le mascherine su un solo parametro (il potere filtrante)”, che in realtà dipende da diversi fattori estremamente variabili: da come sono fatte ai materiali, certo, ma anche da come vengono utilizzate, più o meno regolarmente e correttamente. Insomma, non abbiamo scuse, la loro efficacia nella lotta al coronavirus responsabile della pandemia Covid-19 è provata, ma dipende in buona parte da ciascuno di noi.

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