Egitto: 7) Djeserkheperura Horemhab

NOME:                                        Djeserkheperura Horemhab
DINASTIA:                                  XVIII (1548 – 1292)
ANNI DI REGNO:                        1320 – 1292 a.C.
COLLOCAZIONE STORICA:        Nuovo Regno (1567 – 1080 a.C.)

Quattordicesimo e ultimo faraone della XVIII dinastia può essere a buona ragione considerato una sorta di Napoleone dell’antico Egitto.
 

Capo dell’esercito durante il regno di Tutankhamon, ancora leader militare sotto il successore Ay, Horemhab divenne sovrano quando quest’ultimo morì senza eredi.
Infatti egli non appartiene in realtà a questa dinastia, né per sangue né per parentela; anche se probabilmente sua moglie aveva un qualche legame con Amenofi IV.  Horemheb venne alla luce ad Henes, con una certa probabilità in una famiglia agiata. Studiò, diventando scriba reale.

Optò per la carriera militare conseguendo importanti incarichi già durante il regno di Akhenaton. Però fu sotto Tutankhamon che diventò generale delle forze armate terrestri, svolgendo inoltre tutta una serie di mansioni di straordinaria importanza. Essendo anche Sovrintendente a tutti i lavori del Re riedificò e ripristinò i templi di molti dèi andati in rovina durante l’epoca amarniana, ristabilendo l’insieme di credenze e manifestazioni con cui l’uomo riconosceva l’esistenza di numerose divinità. Nulla si sa della sua parentela né nulla della sua giovinezza. 

Comparve nell’annotazione storica che serve sotto Amenhotep III, ma, poiché questo riferimento è chiaro, potrebbe avere iniziato la sua carriera sotto Akhenaton. 

Sembrerebbe, tuttavia, che dato che fu rapidamente promosso da Akhenaton al grande comandante dell’esercito, egli avrebbe fornito servizio al trono prima.

Capo dell’esercito durante il regno di Tutankhamon, ancora leader militare sotto il successore Ay, Horemhab divenne sovrano quando quest’ultimo morì senza eredi. Infatti egli non appartiene in realtà a questa dinastia, né per sangue né per parentela; anche se probabilmente sua moglie aveva un qualche legame con Amenofi IV.

Horemhab prese il potere grazie a un oracolo di Amon e favorito dal matrimonio con Mutnegemet, forse sorella della regina Nefertiti, moglie di Tutankhamon.
Giunto al potere per meriti e non per sangue, forte di una mentalità militare acquisita al servizio dei precedenti faraoni, Horemhab improntò il suo regno sotto il segno dell’ordine, della disciplina e della obbedienza.

Comunque sia, è nota l’attività di Horemhab, in qualità di scriba delle reclute, nell’area siro-palestinese.

Il suo regno dovrebbe essere durato circa 33 anni ma alcune datazioni arrivano ad attribuirgli 59 anni di regno.
Di fatto, Haremhab, eseguendo una “damnatio memoriae” dei suoi predecessori (Akhenaton, Ankhtkheperura, Smenkhkhara, Tutankhamon, Ay), si “appropriò” dei loro anni di regno così da far apparire che la sua ascesa al trono seguisse direttamente dal regno di Amenhotep III (considerato l’ultimo sovrano non ancora in lotta aperta con il clero amoniano).

Discendente di una famiglia di monarchi, sembra che si sia specializzato molto presto nella carriera militare diventando capo degli arcieri sotto Amenofi IV e poi comandante dell’esercito durante i regni di Tutankhamon e Ay. Guidò una spedizione militare contro gli hittiti nel tentativo di bloccarne l’espansione verso i territori palestinesi rimasti fedeli agli egiziani.

Non si hanno molte altre informazioni su questo personaggio che, dopo essere stato favorevole ai due re che lo hanno preceduto, una volta preso il potere si fece notare per la sua reazione contro la famiglia di Amenofi IV.
Un decreto emesso (l’Editto) all’inizio del regno pose fine al periodo di disordine iniziato con l’epoca amarniana del culto unico ad Aton, inaugurata da Ekhnaton, e decretò la restaurazione del potere sovrano. Cancellò il nome di Tutankhamon dai monumenti sostituendolo con il suo, e fece partire la datazione del suo regno da Amenofi III , come se i faraoni successivi non fossero esistiti.

Se dobbiamo credere a un editto promulgato durante il suo regno, avrebbe restaurato l’autorità centrale e represso gli abusi dei funzionari. Non sembra che, dopo la sua ascesa al trono, abbia proseguito le campagne militari; fu lui il fondatore della XIX dinastia, di cui sembra abbia scelto il primo faraone.

A questo sovrano è attribuibile una rilevante attività edilizia  Tra le opere edilizie intraprese durante il suo regno, sono da segnalare l’inizio dei lavori al secondo, al nono e al decimo pilone del tempio di Karnak, e la realizzazione di un tempio rupestre a Gebel Silsila.
 

La grande sposa reale Mutnedjemet non generò figli, benché abbia fatto di tutto per averli. Pertanto Horemheb, preso atto che non avrebbe avuto un erede, stabilì che il suo successore fosse il comandante Pramesse (scelta oculata e allo stesso tempo opportuna), divenuto Ramesse I (primo sovrano della XIX dinastia, che governò solamente per due anni).

I faraoni della XIX dinastia esaltarono le doti e le capacità di Horemheb, arrivando a considerarlo un dio. Infatti vi erano dei ministri ufficiali del suo culto che lo veneravano come una divinità.

La tomba di Horemhab

Gli archeologi hanno riportato alla luce due tombe appartenenti ad Horemheb: la prima a Saqqara, edificata prima che divenisse faraone e mai adoperata, la seconda (di dimensioni grandiose, aspetto solenne e che non è stata terminata) individuata nella Valle dei Re (KV57).

La sua tomba fu scavata nella Valle dei Re. La sua mummia non è stata scoperta all’interno dei vari nascondigli delle mummie regali.
La sua ricchissima tomba nella Valle dei Re ricorda Horemhab come il faraone che sulle pareti del suo sepolcro sostituì le iscrizioni del Libro di Am-Duat con quelle tratte dal Libro delle Porte.
La liturgia funebre dei faraoni prevedeva che brani liturgici venissero recitati ma non scritti nelle camere sepolcrali, sul sarcofago e negli stessi amuleti che adornavano la mummia regale. Inizialmente il testo riservato al faraone era il libro dell’Amduat, una vera e propria guida per agevolare il viaggio nel mondo dell’oltretomba.

Horemhab decise invece di utilizzare per la prima volta il Libro delle Porte, che descrive il viaggio notturno del dio solare Ra. “Il sole, oltrepassato l’orizzonte occidentale, naviga con la barca in mezzo al fiume dove incontra cinque porte, ciascuna abitata da genietti e serpenti sputafuoco, che lasciano passare solo coloro che non hanno offeso Maat (la dea dell’ordine e della giustizia) nel corso della loro esistenza”.

Per disporre di una manovalanza ampia ed esperta per costruire le tombe della Valle dei Re, i faraoni della XVIII dinastia (quella di Horemhab) fondarono addirittura un intero villaggio: Deir el-Médineh, che prosperò per quasi quattrocento anni in una valle della montagna tebana.

Mariette nel 1870 aveva scoperto la tomba di Horemhab e descritto due stipiti e due tamburi di colonne (due tamburi sono al Museo del Cairo, gli stipiti sono introvabili).

I lavori di scavo non furono terminati e la sabbia ricoprì la tomba. Alla fine del secolo la trovarono i ladri che asportarono bassorilievi parietali e altri frammenti che ora sono sparsi nei vari musei del mondo. Cinque lastre parietali in calcare con stupendi bassorilievi sono al Museo Civico di Bologna.

Si tratta di una grande tomba con sovrastruttura di 60×20 m. Preceduto da un cortile, un pilone dà accesso ad un secondo cortile a peristilio, poi ad una sala detta “delle statue”, infine ad un terzo cortile a peristilio che sbocca su tre cappelle. Due pozzi conducono a due appartamenti funerari sotterranei.

La scoperta di questa tomba è di grande importanza storica ed artistica. La tecnica con cui sono stati eseguiti i bassorilievi indica un compromesso tra l’arte raffinata dell’epoca di Amenofi III e il realismo dell’epoca armaniana.
La tomba, infatti, riportata alla luce nel 1908 dall’egittologo Edward Ayrton è diventata adesso oggetto di una particolare attenzione per il fatto che le pitture che la ornano sono incompiute, così come per la loro qualità estremamente raffinata e innovativa.
Gli artisti incaricati di abbellire la sua tomba, infatti, lasciarono incompiuta una buona parte delle opere. Su alcune pareti delle camere sepolcrali, dove dovevano splendere colori vivaci e figure ben distinte, essi lasciarono disegni abbozzati, rifiniture interrotte, sculture appena iniziate. Quello che per l’epoca fu certamente un fatto inconsueto e ancora non spiegato, specie per la tomba di un faraone, oggi invece si è rivelato un tesoro prezioso.

Nella sua tomba Horemhab fece sviluppare diverse innovazioni artistiche rituali, che furono poi ereditate dai sovrani della dinastia successiva, la XIX (1295-1186 a.C.). Introdusse, ad esempio, i dipinti su bassorilievo in sostituzione delle semplici pitture su fondo piatto che si incontrano nelle sepoltureprecedenti. Proprio la condizione di opere incompiute, consente poi di apprezzare in pieno questo nuovo procedimento messo a punto dagli artisti del suo regno.

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