Egitto: 6) Il Tempio di Karnak, Luxor, la Valle Dei Re.

Il Grande Tempio di Amon – Il Tempio di Luxor – I Colossi di Memnone – Il Recinto di Amon, Mut,Monyu – La Valle dei Re – il Tempio della regina Hatshepsut.

La città di Luxor si trova in Egitto, nella Valle del Nilo, ed è situata sulla riva destra del fiume. Il centro urbano conta quasi 500.000 abitanti e dista circa 700 chilometri dal Cairo.

Considerata un vero e proprio museo a cielo aperto, Luxor è situata nell’area dove sorgeva l’antica città di Tebe, la quale fu un’importantissima capitale faraonica al tempo del Medio regno.

Questa zona è di grandissima importanza per i suoi incredibili siti archeologici e per i due complessi templari per i quali Luxor è celebre in tutto il mondo, il tempio di Luxor e il tempio di Amon, situato nel villaggio di Karnak. La vasta area del sito archeologico di Tebe è stata inserita nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 1979.

Secondo l’interpretazione che si dava al mondo e alle divinità dell’eopoca, la sponda occidentale, quella dove spariva il sole la sera, era quella adibita a ospitare la necropoli. Il Regno dei Morti. Per questo ad ovest del fiume si trovano oggi le tombe dei faraoni nell’incredibile Valle dei Re.

Sulla sponda orientale sorgeva Tebe (oggi Luxor) che ospita ciò che resta dello straordinario complesso dei Tempi di Karnak, il viale delle Sfingi, e lo stesso Tempio di Luxor.

 Menù


  1. Il Grande tempio di Amon o di Karnak
  2. Il Tempio di Luxor
  3. I Colossi di Memnone
  4. Il Recinto di Amon – Mut – Montu
  5. La Valle dei Re
  6. Il tempio della regina Hatshepsut


lL GRANDE TEMPIO DI AMON O DI KARNAK .

Il tempio del karnak si considera uno dei templi più famosi e grandi in Egitto sopratutto nella storia egizia antica anche nella storia greca.

Il grande tempio di Amon, il luogo di culto più grande al mondo è situato nel villaggio di Karnak. Si trova a una manciata di chilometri da Luxor ed è un magnifico complesso templare che sorge sulla riva est del Nilo. 
Fu costruito praticamente per vari motivi relativi alla religione e alla storia antica, il motivo fondamentale per cui hanno costruito il tempio era per venerare il dio famoso “Amon”e la sua moglie “Mut “e il loro figlio che si chiamava “Khons ” in quanto dentro il tempio ci sono dei templi dedicati per ogni re`.

Il tempio comprendeva tanti edifici storici e tanti complessi in ogni angolo del tempio che hanno formato una foto intera per la storia egizia antica per un periodo grandioso arriva a 2 mila anni , il periodo in cui e`stato costruito il tempio del karnak era un periodo da rispettare assolutamente arrivando al governo dei Tolomei ,quindi possiamo dire che e` un posto da visitare al 100 per cento a Luxor.

Al suo interno si trova un complesso di templi minori tra cui: Il Tempio di Amon Ra, il Tempio di Monthu, il Tempio di Ptah, il Tempio di Ipt, il Tempio di Khonsu ed il Tempio del dio Osiride.

Forse il più esteso complesso monumentale mai costruito, Karnak è il sito più importante dell’Egitto faraonico. Ampliato da dinastie che si susseguirono, il suo sviluppo è continuato per oltre 1500 anni ed è oggi una collezione di santuari, piloni e obelischi, un vero archivio storico in pietra a cielo aperto.

Sicuramente c’è un gran segreto per cui hanno chiamato il tempio come il tempio del karnak.
Alcuni dicono che il nome del Karnak e` derivato da un nome arabo antico che si chiama “Khornaq ” e significa “il villaggio custodito “. e poi hanno considerato il “Karnak ” come un posto e una sede sacra per l`oblazione di Amon.

Questo enorme complesso templare fu il centro dell’antico culto religioso mentre il potere amministrativo si concentrava a Tebe (l’attuale Luxor) e tale significato si riflette nelle sue mastodontiche dimensioni. Al di là della funzione religiosa, il sito ha svolto anche la funzione di centro amministrativo e sede per i faraoni durante l’epoca del Nuovo Regno.

Karnak è probabilmente il più grande complesso monumentale mai costruito al mondo, sviluppatosi di generazione in generazione in un periodo di oltre 1500  anni,  e risultante come una composizione di templi, santuari e  elementi architettonici unica in Egitto.


Il tour guidato.

Dal momento che il complesso monumentale è vasto vale la pena di fare una anticipazione di quello che sarà la escursione. Se possibile date uno sguardo alla piantina come guida.

Si parte dal Viale delle Sfingi – si entra nel tempio attraverso il Primo Pilone – Il Grande Cortile – Il Secondo Pilone – La Grande Sala Ipostila – Il Terzo Pilone – Tribunale Centrale – Quarto Pilone – Quinto e Sesto Pilone – Santuario della barca sacra di Filippo Arrideo.

  1. Viale delle Sfingi
  2. Primo Pilone
  3. Il Grande Cortile
  4. Il Secondo Pilone
  5. La Grande Sala Ipostila
  6. Il Terzo Pilone
  7. Tribunale Centrale
  8. Quarto Pilone
  9. Quinto e Sesto Pilone
  10. Santuario della barca sacra di Filippo Arrideo.


Il Viale delle Sfingi

Il Viale delle Sfingi a testa di ariete, che proteggono un’immagine di Pinudjem I (XXI dinastia), collegava il pontile al tempio. Dal Primo Portale centrale del pilone si entra nel cortile.

Il Viale delle Sfingi luno 2700 metri fu costruito durante il regno del faraone Nextanebo I della tredicesina dinastie. Il viale è costeggiato da 1300 sfingi a testa umana con corpi di leoni recentemente restaurati.

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Il Primo Pilone

Il gigantesco Primo traliccio, costruito ai tempi dei re etiopi, è largo 113 metri con mura alte 15 metri e si erge ancora 43,5 metri di altezza. Rimasto incompiuto, sono ancora visibili frammenti dell’impalcatura di mattoni essiccati al sole utilizzati durante la sua costruzione.
La terrazza rettangolare di fronte al Pilone era soggetta a inondazioni in tempi antichi, come mostra i segni sul suo fronte che registravano le altezze raggiunte dall’inondazione sotto le 21a-26a Dinastia.

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Il Grande Cortile

Oltre il pilone, vieni al Grande Corte, che risale alla 22a dinastia. Ha una larghezza di 103 metri e una profondità di 84 metri con colonnati su entrambi i lati. Il colonnato sud è interrotto dalla parte anteriore del tempio di Ramses III.

L’area del Gran Cortile era il punto massimo cui potevano accedere i fedeli, il resto del tempio era riservato esclusivamente ai sacerdoti. All’interno del cortile sono presenti alcune costruzioni e templi.
A nord il Tempio costruito da Seti II dedicato alla triade tebana formata dagli dei Amon, Mut e Khonsu. All’interno degli stessi erano conservate le rispettive barche sacre.

Al centro del cortile si trova l’unica colonna superstite dell’antico Chiosco di Taharqa recante iscrizioni di Taharqa, Psammetico II e Tolomeo IV Filopatore. Le sfingi che attraversavano il cortile furono rimosse e spostate ai margini del cortile.

Sul lato sud del cortile, c’è il piccolo tempio di Ramses III. La più antica costruzione presente all’interno del cortile e preesistente allo stesso. Inscrizioni all’interno del tempio mostrano il faraone Ramses III uccidere i prigionieri nemici sotto lo sguardo di Amon-Ra.

Il portale che si apre nel secondo pilone e permette l’accesso alla sala Ipostila è affiancato da due statue in granito rosa raffiguranti Ramses II.

Oltre il tempio Pilone è un Tribunale, con passaggi coperti su entrambi i lati, i cui tetti sono supportati su otto pilastri Osiris.
Sul lato opposto della corte è il Vestibolo del tempio vero e proprio, che si trova su un livello più alto.

Lungo il fronte sono quattro pilastri Osiris, mentre sul retro sono quattro colonne con capitelli chiusi.

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Il Secondo Pilone.

Il Secondo Pilone fu costruito da Horemheb verso la fine del suo regno e solo in parte decorato da lui. In seguito Ramses I e Ramses II usurparono i rilievi e le iscrizioni sul pilone aggiungendovene delle proprie. La facciata orientale del pilone divenne il muro occidentale della nuova costruzione della Grande Sala Ipostila sotto Seti I che aggiunse alcune immagini onorifiche del tardo Ramses I per compensare numerose immagini che aveva distrutto nella costruzione della Grande Sala Ipostila.

Horemheb decorò l’interno della torre del pilone con migliaia di blocchi riciclati da monumenti smantellati di suoi successori, specialmente con blocchi di Talatat recuperati dai monumenti di Akhenaton a Tell el Amarna e da un tempio di Tutankhamon e Ay.

Questi reperti, circa 20000, furono recuperati dall’archeologo francese Henri Chevrier.

Il tetto del secondo pilone collassò già in epoca antica e fu restaurato in epoca Tolomaica.

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La Grande Sala Ipostila.

«È talmente al di là di tutto quello che ho visto finora, che non arrivo nemmeno a concepire un paragone.»

La parte più suggestiva rimane la Sala Ipostila del tempio di Karnak, dove una foresta di gigantesche colonne simboleggia una palude di papiri. Larga 103 m e profonda 52, offre uno spettacolo impressionante, essendo sostenuta da ben 134 colonne papiriformi di arenaria ordinate su 16 file.
Le 12 colonne della navata centrale, alta ben 23 m, presentano i capitelli col calice aperto. La circonferenza superiore di ogni capitello è di 15 m. Le rimanenti 122 colonne, col capitello a calice chiuso, sono più basse di circa 10 m. Le decorazioni sulle colonne sono semplicemente straordinarie. Raccontano storie antiche inimmaginabili per la loro concezione del mondo.

Si può camminare tra le sale dei templi, attraversare i cortili e arrivare fino al Lago Sacro dove i sacerdoti si immergevano per il rituale della purificazione.

Il muro è decorato con scene di battaglie con Seti I sulla parete nord e Ramses II su quella sud. Queste scene non rappresentano in realtà effettive scene di battaglia, ma veri e propri propositi bellici da intendere in chiave rituale.

Adiacente il muro meridionale decorato da Ramses II è un altro muro che contiene il testo del trattato di pace stipulato con gli Ittiti nel 21º anno del suo regno.

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Terzo Pilone.

Le decorazioni sul muro del Terzo Pilone di Amenhotep III, eretto all’interno della Sala Ipostila è quello maggiormente rovinato. Nonostante il notevole logorio, nell’antichità, era considerato splendido e spesso raffigurato sul vasellame d’oro del faraone Amenhotep III.

Un vestibolo fu aggiunto più tardi verso la fine del suo regno e parzialmente decorato con scene incomplete di Trionfi dal faraone Amenhotep IV/Akhenaten, suo successore, prima che abbandonasse il culto del dio Amon-Ra per portare avanti il suo progetto di religione monoteista.  

Costruito da Amenophis III. Incorporati nella sua struttura c’erano grossi blocchi decorati con rilievi di 13 templi precedenti. Sulla torre sud c’è una lunga iscrizione (la parte superiore distrutta) che dettaglia i regali fatti dal re ad Amun. Sulla torre nord sono gli ultimi resti di un rilievo raffigurante un viaggio cerimoniale sul Nilo (il Re sul sacro brigantino di Amon con un’altra nave).

Per erigere il Terzo Pilone Amenhotep III smantellò numerose costruzioni più antiche, compreso un piccolo portale che lui stesso aveva innalzato all’inizio del proprio regno. Riempì infatti con centinaia di blocchi tratti da precedenti monumenti la torre del Pilone. Ciò permise più tardi agli egittologi di ricostruire diversi monumenti altrimenti perduti come la Cappella Bianca di Sesostris I e la Cappella Rossa della regina Hatshepsut ora conservati nel Museo all’aria aperta a Karnak.

Le decorazioni del Pilone furono più tardi restaurate da Tutankhamen che inserì inoltre immagini di sé stesso (oltre a sculture quali la propria statua in posa da offerente, in granito nero). Queste furono poi cancellate da Horemheb. Le immagini cancellate di Tutankhamen furono a lungo considerate erroneamente rappresentazioni del faraone Akhenaten stesso.

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Tribunale Centrale.

Nel Tribunale centrale oltre il terzo pilone c’erano in precedenza quattro obelischi, due di loro creati da Tuthmose I e due da Tuthmosis II. Uno di questi è ancora in piedi, insieme alle basi degli altri tre. È alto 21,75 metri e ha un peso stimato di 143 tonnellate. Su ciascuna faccia dell’obelisco ci sono tre iscrizioni verticali, la centrale è l’iscrizione dedicatoria di Tuthmosis I; le altre due sono aggiunte di Ramses IV e VI.

Gli obelischi eretti da Tuthmosis I segnavano l’ex ingresso al tempio.

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Quarto Pilone

Uno stretto corridoio separa il terzo Pilone dal Quarto Pilone. Il Quarto pilone, costruito da Tuthmosis I, è in condizioni rovinose.
La porta, secondo l’iscrizione in rilievo, fu restaurata da Alessandro Magno.

Oltre il pilone c’è un colonnato, anch’esso in rovina, che in origine conteneva enormi statue di Osiride incastonate in nicchie e due obelischi in granito di Aswan eretti dalla regina Hatshepsut, le cui estremità erano ricoperte di elettrone (una lega di oro e argento).

Qui erano eretti due obelischi voluti da Thutmose I e Thutmose II per commemorare il Giubileo reale. Oggi solo uno è ancora eretto nella posizione originale. Si tratta di un immenso blocco di granito alto circa 22 metri e pesante alcune tonnellate. L’altro fu nel 330 portato a Costantinopoli dall’imperatore Costantino. Oggi è noto come l’Obelisco di Teodosio.

L’obelisco della mano destra (sud) giace a terra, la parte superiore su un mucchio di macerie a destra; sulla base vi sono lunghe iscrizioni che celebrano il potere della regina.

L’obelisco di sinistra si erge ancora a un’altezza di 29,5 metri e un peso stimato di 323 tonnellate.

Su ciascuna delle quattro facce vi è un’iscrizione verticale che registra la dedica degli obelischi e il fatto che sono stati costruiti in soli sette mesi. Nella parte superiore sono raffigurati rilievi raffiguranti Hatshepsut, Tuthmosis I e Tuthmosis III che fanno offerte ad Amun; i nomi e le figure di Amon furono deturpati da Amenophis IV ma restaurati da Seti I.

Contro il muro a sinistra c’è una statua in granito di Tuthmosis inginocchiata e con in mano un altare di fronte a lui.

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Quinto e Sesto Pilone.

Oltre il Quinto pilone, costruito da Tuthmose I, sono due piccole anticamere, ora in stato di rovina, costruite da Tuthmosis III di fronte al Sesto pilone. Alto 29,26 metri è il più alto obelisco dell’Egitto ed il secondo più alto del mondo dopo l’obelisco Lateranense (32,18 metri). Quando fu eretto era ricoperto quasi completamente di elettro. 

Thutmose III volle impedire la vista di entrambi costruendo un muro tutto attorno al fine di nasconderlo. L’altro obelisco, crollato, si trova presso il Lago sacro.

A destra e sinistra sono tribunali con colonne di 16 facciate e statue di Osiride – i resti della grande corte costruita da Tuthmosis I attorno al tempio del Regno di Mezzo.
Nel passaggio che porta alla corte nord è una colossale figura seduta di Amenofi II in granito rosso.

Anche il sesto pilone costruito da Tuthmosis III, l’ultimo e il più piccolo di tutti, è in rovina.

Sulle pareti a destra e a sinistra del portale centrale in granito sono elencate le città e le tribù sottomesse da Tuthmosis III: a destra, il popolo delle terre meridionali; a sinistra “le terre dell’Alto Retenu, che sua maestà prese nella misera città di Meghiddo”.

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Santuario della barca sacra di Filippo Arrideo.

Questo edificio in granito rosa nel quale era conservata la barca sacra di Amon, voluto da Filippo III Arrideo, sorge sul precedente santuario di Thutmose III, a sua volta costruito al posto di una precedente cappella eretta dalla regina Hatshepsut.
Questa cappella fu in seguito rinvenuta all’interno di uno dei piloni ed è oggi nota come la Cappella Rossa.

Conclusioni.

Dedicato alla triade tebana di Amon, Mut e Khonsu, il tempio fu eretto da Amenhotep III, (Amenofi III, il “Re Sole” della XVIII Dinastia) il cui lungo regno rappresentò l’apice del potere e del prestigio dell’antico Egitto.
Si estende su una superficie di quasi 300.000 mq.

Si tratta di una cittadella sacra fortificata dove ogni sovrano aggiungeva statue, monumenti obelischi tanto che oggi a distanza di quasi 4000 anni rimane una serie maestosa di rovine, di edifici religiosi, colonne e sfingi diretta testimonianza dell’avvicendarsi dei faraoni e sovrani.

Il Grande Tempio di Amon di Karnak, rimane un incredibile capolavoro di architettura e ingegneria fino ad oggi.
Questa casa degli dei fu costruita su una scala gigante con colonne colossali che raggiungevano il cielo e statue gigantesche che guardavano giù. E tutta questa pietra fuori misura è ricoperta da una quantità vertiginosa di arte intricata. Se i faraoni volevano impressionare, hanno capito bene.

I secoli potrebbero aver rovesciato alcuni pilastri e abbattuto alcune statue, ma oggi il Grande Tempio di Amon rimane una delle strutture artificiali più incredibili del mondo e una delle principali attrazioni turistiche dell’Egitto.

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IL TEMPIO DI LUXOR

Uno dei monumenti egizi più affascinanti ed antichi in Egitto sopratutto a luxor e rappresenta la bellezza e la potenza dell`epoca faraonica e l`effetto della volontà e il suo ruolo per costruire un monumento cosi grande.

Questo bellissimo tempio costruito sulla sponda orientale del Nilo da Amenothep III e dedicato alla triade tebana: il grande dio Amon-Ra, sua moglie Mut, e il loro figlio Khonsu è più famoso per la sua sfinge una volta collegato al tempo con il tempio di Karnak.

Il complesso comprende un imponente ingresso con due colossali statue di Ramses (in origine erano sei) e un obelisco di granito (gli obelischi erano due, ma uno è stato donato alla Francia nel 1830 e si trova a Parigi), il Grande Cortile di Ramses II (un cortile contornato da colonne a foglia di papiro e statue di Ramses II), il colonnato e il cortile di Amenhotep IIIil Santuario Romanoil Naos di Alessandro Magnoil Santuario di Amon la Moschea di Abū al-Hajjāj.

Hanno trovato anche le epigrafie per il re sulla prima porta del tempio e quelle epigrafie spiegavano gli eventi della storia e la civiltà faraonica e la vita del re`Ramsisi II e la sua vittoria nella battaglia di Qadesh e c`erano 6 statue sulle porte e c`erano 72 colonne costruiti in modo molto professionale .
La costruzione del tempio cominciò durante il regno di Amenhotep III nel XIV secolo a.C. Haremhab e Tutankhamun aggiunsero colonne e statue, ma l’espansione maggiore si ebbe con Ramses II circa 100 anni dopo l’inizio dei lavori. Luxor è l’unico tra i maggiori complessi templari egiziani ad avere i marchi di due soli sovrani sulle strutture architettoniche.

Il Primo Pilone.

La descrizione di questo tempio parte dal pilone d’accesso fino al santuari.
Un viale fiancheggiato da sfingi androcefale, mentre quelle che si incontrano oggi, a testa umana, sono una tarda aggiunta voluta da Nectanebo I. Alla fine del viale, si erge il grande portale, costruito da Ramses II.

Innanzitutto la lunghezza complessiva del tempio, dal pilone al muro di fondo è di 260 m. Il pilone d’ingresso di Ramesse II, è preceduto da un obelisco di granito rosa alto più di 25 m., il secondo della coppia originaria si trova attualmente a Place de la Concorde a Parigi.

Davanti al pilone erano posti due colossi statuari dello stesso re, due in posizione assisa (alti 15,60 m.) e quattro in piedi, i quali costituivano speciale oggetto di culto.
La facciata del pilone reca come unica decorazione sulle due torri “il poema di Qadesh”. Sulla torre occidentale il faraone fece rappresentare se stesso, mentre riceve i rapporti delle sue avanguardie e poi lo scompiglio del campo egizio sopraffatto dai nemici; sulla torre orientale fu rappresentata la battaglia nella quale il re respinse l’attacco e conquistò la vittoria finale.

Il Grande Cortile di Ramses II.

Dietro il pilone si apre il cortile a peristilio con 74 colonne papiriformi disposte su doppia fila e con colossi statuari di Amenophi III, usurpati poi da Ramesse II, posti tra gli intercolumni nella parte meridionale.

Entrando, sul lato destro addossata alla parete posteriore del pilone, fu costruita da Hatshepsut e da Tutmosi III, una cappella dedicata alla Triade tebana (cioè agli dèi Amon, Mut e Khonsu), costituita da tre celle precedute da un colonnato proveniente, probabilmente, da un monumento del Medio Regno. Ed è proprio per inglobare il colonnato preesistente che il cortile non si è costruito in perfetto asse con il resto del tempio.

Il colonnato e il cortile di Amenhotep III

Dopo il cortile, attraverso il pilone di Amenofi III, si accede ad un corridoio lungo 100 metri e fiancheggiato da 14 colonne con capitello a forma di papiro.

Le decorazioni furono eseguite per ordine di Tutankhamon, ma il suo nome fu sostituito con quello di Haremhab. Sulle pareti vi sono rappresentate le fasi della processione della barca sacra di Amon, durante la festa annuale di Opet. Altre decorazioni invece celebrano la vittoria dell’ortodossia religiosa dopo l’eresia del faraone Akhenaton.

Le colonne del lato orientale conservano ancora tracce dei colori originali. Il lato meridionale del cortile è occupato da una sala ipostila composta da 32 colonne, che dà accesso al santuario del tempio.

Il Santuario Romano.

La galleria immette nel grande cortile-peristilio, risalente alla costruzione originaria di Amenhotep III dove si svolgeva la cerimonia principale di Opet con le barche sacre. Poi queste erano portate all’interno del tempio.br>
L’area del santuario era quella preposta ad accogliere la barca sacra che, giunta dal Grande tempio di Amon, veniva qui deposta al termine della festa annuale di Opet.

All’interno del Santuario, probabilmente in età tolemaica, i sovrani ellenistici fecero costruire il naos dedicato ad Alessandro Magno in cui era presente una copia della sua barca sacra intesa però come barca funebre.

I muri della cappella sono ricoperti di decorazioni che raffigurano il sovrano al cospetto delle divinità egizie. In particolare della triade. Nella prima immagine Alessandro Magno è raffigurato in compagnia di Horus come Ra-Horakhty, caratterizzato dalla presenza del disco solare sopra la testa. Horus lo tiene per una mano mentre con l’altra gli porge l’Ankh, simbolo della natura divina. La scena si svolge al cospetto di Amon davanti al quale è stato condotto.

Il Santuario di Amon

Il Santuario di Amon si trova nella parte più profonda del tempio ed era il luogo in cui era custodita la statua di Amon. Questa era la destinazione finale della Barca sacra proveniente dal Grande tempio di Amon e qui la divinità si rigenerava.

La moschea di Abū al-Hajjāj

E’ una moschea delXIII secolo, edificata nell’antica città di Luxor in Egitto. È situata all’interno del Grande cortile di Ramses II, parte dell’antico complesso del tempio di Luxor. Il luogo religioso è continuatamente attivo da più di 3400 anni in quanto nel 395 d.C.

I Romani lo convertirono in chiesa, la quale venne riconvertita a sua volta in moschea nel 640

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I Colossi di Memnon.

Lungo la strada che porta a Tebe Ovest, in uno spiazzo polveroso tra i campi di canna da zucchero, i Colossi di Memnone (conosciuti dai locali come el-Colossat, o es-Salamat) sono una coppia di gigantesche statue che testimoniano la dimensione di uno dei più grandi templi egizi.

Due enorme figure sedute rivolte verso il Nilo, ovvero dove sorge il Sole. Le statue alte 18 metri e ricavate da blocchi di pietra del peso di 1000 tonnellate.

Circa 3400 anni fa il faraone Amenhotep III, della XVIII dinastia, fece edificare uno dei più sontuosi e grandi templi d’Egitto. Si trattava di un complesso funerario concepito come centro di culto delle divinità, dove il faraone, ancora in vita, veniva reputato la reincarnazione in terra del dio.

Ancora oggi, le statue lo rappresentano seduto su un trono, con le mani sulle ginocchia e lo sguardo indirizzato al sole che sorge. Scolpite alla base, due figure minori: la madre Mutemuia e la moglie Tiy, “grande sposa reale”, regina intelligente e saggia.

La funzione originale dei Colossi era di stare a guardia dell’entrata del Tempio di Milioni di Anni di Amenhotep: un gigantesco centro di culto costruito quando il faraone era ancora in vita, dove venne riconosciuto come reincarnazione in terra del dio, sia prima che dopo la sua partenza da questo mondo. Ai suoi tempi, questo tempio era il più grande ed opulento nell’intero Egitto.

Con una superficie di 35 ettari, anche i rivali successivi come il Ramesseum di Ramesse II o il Medinet Habu di Ramesse III non reggevano il confronto, non raggiungendone l’area; anche il tempio di Karnak, all’epoca di Amenhotep, era più piccolo.

Ad ogni modo, con l’eccezione dei Colossi, molto poco resta visibile al giorno d’oggi di questo tempio. Essendo costruito sul bordo della pianura alluvionale del Nilo, le ripetitive esondazioni annuali ne hanno danneggiato con il passare dei secoli le fondamenta.

Nonostante fossero state costruite nel 1350 a.C., le statue rimasero intatte fino al 27 a.C., quando un terremoto danneggiò il colosso posto a nord, causandone una frattura nella parte inferiore e il crollo di un frammento dalla sua sommità.

Sui pannelli laterali è raffigurato Hapy, dio simbolico della fecondità della terra e del rinnovamento della vita grazie alle inondazioni del Nilo.

Ci sono strane leggende da raccontare. Da una di esse (alla quale è stato dato talvolta il nome Colosso di Memnone) le statue emanavano all’alba singolari rumori.

Illustri turisti e studiosi dell’epoca, provenienti dal mondo greco-romano, attraversavano il deserto per assistere all’insolito evento. Gli storici greci credettero che le statue rappresentassero l’eroe mitologico Memnone, figlio mortale di Eos e di Titone, principe di Troia. Memnone fu ucciso da Achille nell’Iliade. Ritennero che il canto sovrannaturale, che si propagava dalle viscere della statua, fosse il saluto che Memnone riservava ogni mattina a sua madre, dea dell’Aurora.

La scienza moderna attribuisce il fenomeno all’evaporazione della rugiada intrappolata nelle fessure interne della statua. Grazie al calore dei primi raggi mattutini, si generavano delle vibrazioni che, echeggiando attraverso l’aria pura del deserto, ne evocavano una melodia.
Nel 199 d.C. il colosso fu messo a tacere.

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Il Recinto di Amon

Nel cuore dell’immenso complesso di Karnak sorge il tempio di Amon. Il maestoso edificio sconvolge per le sue dimensioni e il suo dedalo di cortili, sale, colossi, e per l’imponente lago sacro. Un tempo, un canale collegava il recinto al Nilo per consentire il transito delle barche sacre.

Ramesse II fece costruire un pontile d’approdo vicino al canale ed è questo fiancheggiato da un breve viale di sfingi a testa di arietei, che costituisce il grandioso accesso al primo pilone d’ingresso. L’imponente statua di Ramses II, raffigurato con una figlia ai suoi piedi, sorge di fronte all’entrala alla grande sala.

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Il Recinto di Mut. Molte delle statue dissepolte a Karnak sono esposte davanti al pilone più a sud dell’asse secondario che ne conta quattro e dal quale si diparte il viale di sfingi che conduce al recinto sacro di Mut, in gran parte distrutto.

Il Recinto di Montu. Passato il portale della cinta di Amon, si giunge al recinto sacro di Montu, il più piccolo dei tre complessi monumentali. Montu era il dio guerriero a testa di falco, protettore di Tebe, dove il suo culto resterà vivo anche dopo l’avvento della supremazia di Amon. L’area è stata fortemente saccheggiata, ed è spesso chiusa al pubblico.

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La Valle dei Re

La cosiddetta Valle dei Re è un’area geografica dell’Egitto, di rilevante importanza archeologica, situata nei pressi dell’antica Tebe (Waset, o Uaset, per gli egizi), l’odierna Luxor, il cui accesso è a meno di 3 km dalla riva occidentale del Nilo.

Per circa 500 anni, a partire dalla XVIII sino alla XX dinastia, ovvero dal 1552 a.C. al 1069 a.C.[3], fu scelta quale sede delle sepolture dei sovrani del Nuovo Regno d’Egitto.

La valle copre un’estensione di circa 0,7 km² ed è costituita da uno wadi scavato da antichi fiumi e dalle piogge che erosero il calcare. Dal punto di vista della sicurezza, la Valle presenta un solo accesso, il che ne consentiva il facile presidio a cura di sentinelle che venivano poste sui crinali che la sovrastano.

La valle in sé non appare particolarmente spettacolare ad una prima occhiata superficiale: niente di più che una gola di roccia rossastra battuta dal sole, ma al di sotto del livello del suolo si trovano le tombe della valle di circa settanta faraoni. Gli scavi in alcuni punti sono ancora in corso, ma una gran parte delle tombe sono già di fatto aperte ai visitatori, gli ingressi sono organizzati secondo dei turni per permettere sia le visite che le attività di restauro continuino.

È Sicuramente utile sapere che le tombe più famose non sono necessariamente le più suggestive. Tutankhamon fu infatti un faraone relativamente minore, ciò che lo ha reso famoso è in realtà il fatto che la sua tomba scoperta sia stata l’unica della valle scoperta col suo contenuto ancora intatto e integro al suo interno, la famosissima e magnifica maschera funeraria, emblema della ricchezza ed eleganza dell’antico Egitto, e il tesoro sono ora esposti nel Museo Egizio al Cairo. Infatti secondo le ricerche degli egittologi hanno confermato che la tomba di Tutankhamon e` l’unica tomba che non e`stata rubata dai ladri dei tombaroli.

Il numero delle tombe che sono state scoperte dentro la valle dei re e` 64 tomba come le tombe di Ramses e Seti l e Tuhotmos. E la valle dei re ha ospitato tutte le sepolture del tempio funerario che fu diviso dalla tomba e si scavava nella roccia delle alture della catena libica che circondavano la vasta piana di Tebe.

Per concludere, tra le diverse decine di tombe scoperte nella valle, ne segnaliamo alcune che per bellezza e notorietà, meritano senz’altro di essere visitate: Tutankhamon (KV 62), Ramses II (KV7), Seti I (KV17), Amenofi I (KV35), Thutmosi III, (KV34) e Ay (KV23).

La vastità del patrimonio rinvenuto nella Valle dei Re ha tenuto gli archeologi impegnati per quasi due secoli, basti pensare che se anche tutte le tombe presenti nel sito fossero aperte ai visitatori, una visita completamente esaustiva non sarebbe in ogni caso possibile, ma tale problema, almeno per il momento, non si pone, per via degli scavi ancora in corso all’interno di molte di esse.

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Il Tempio della regina Hatshepsut

Il tempio funerario di Hatshepsut, noto anche come Djeser-Djeseru (“Santo fra i Santi”), è un tempio situato sotto le scogliere di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, vicino alla Valle dei Re in Egitto. Il tempio funerario è dedicato alla divinità solare Amon-Ra, e si trova vicino al tempio di Mentuhotep II, entrambi serviti come fonte di ispirazione e, in seguito, come fonte di materiale edilizio.

È considerato uno degli “incomparabili monumenti dell’antico Egitto“.  Il tempio fu il luogo in cui il 17 novembre 1997 avvenne il massacro di 62 persone, soprattutto turisti, per mano di estremisti islamici.

Quando fu scoperto verso la metà del XIX secolo, il tempio era in uno stato di completa rovina, ciò si deve soprattutto alle ripetute devastazioni ordinate da Tuthmose III, quasi certamente come strumento di vendetta contro la memoria della sua matrigna.
Il sito venne riconvertito a monastero durante i primi secoli d.C., il che contribuì al suo ulteriore deterioramento. Di conseguenza, il tempio è stato oggetto di un’intensiva attività di restauro durante il XX secolo. La maggior parte delle colonne oggi presenti non sono originali e molte delle pitture murarie in bassorilievo non sono state adeguatamente recuperate.
Per questa ragione il tempio potrebbe risultare piuttosto deludente, specialmente rispetto alla sua popolarità come meta turistica.

In termini di impatto visuale, nulla eguaglia il Tempio di Hatshepsut. Questa struttura a più piani è situata lungo le rupi di roccia calcarea alle spalle della valle del Nilo, in un panorama spettacolare.
Si trova per l’esattezza sotto le scogliere di Deir el-Bahari, sulla riva occidentale del Nilo, in prossimità della Valle dei Re in Egitto, di fronte a Luxor.

L’unicità della sua struttura rispecchia quella del faraone che ne aveva voluto la sua costruzione. Il tempio funerario di Hatchepsut è noto anche con il nome di Djeser-Djeseru, ovvero “Santo fra i Santi”. La vera particolarità è che a differenza della quasi totalità dei faraoni, Hatshepsut era una donna. Una delle pochissime donne nella storia dell’antico Egitto a ricoprire la carica di faraone, la seconda dopo la regina Nefrusobek della XII dinastia. 

Nel tempio di Hatshepsut vi era una lunga terrazza colonnata che diverge dalla struttura centralizzata del tempio di Mentuhotep, un’anomalia che potrebbe essere stata causata dalla posizione decentrata della camera funeraria. Vi sono tre livelli di terrazze per un’altezza totale di 35 metri. Ogni livello è formato da una doppia fila di colonne quadrate, con l’eccezione dell’angolo nordoccidentale della terrazza centrale, che usa colonne protodoriche per ospitare la cappella.

Queste terrazze sono collegate tra loro tramite lunghe rampe un tempo circondate da giardini con piante esotiche, tra cui alberi di franchincenso e mirra. La struttura a livelli del tempio di Hatshepsut corrisponde alla classica forma tebana, che utilizza piloni, corti, ipostili, corti solari, cappelle e santuari.

L’area di Deir el-Bahari era luogo sacro alla dea Hator e per questo motivo all’estremità sud del secondo colonnato vi è una cappella dedicata alla divinità. La costruzione è costituita da due sale ipostile con pilastri e da un santuario profondo scavato nella roccia preceduto da un vestibolo e dalla stanza per la barca sacra.
La dea Hator è raffigurata spesso come giovenca che esce dalla montagna con la funzione di accogliere i morti. All’estremità opposta (estremità nord) è presente una seconda cappella dedicata ad Anubi, più piccola rispetto a quella dedicata ad Hator.

La terrazza superiore è costituita da un portico con 24 statue osiriache della regina (Hatshepsut viene in questo caso ritratta come un uomo) e dall’entrata al santuario principale. Quest’ultimo era composto da tre stanze che si succedevano: la prima era la sala della barca, la più grande, che aveva 6 nicchie nelle pareti nord e sud. Da tre gradini si accedeva alla sala della statua di culto (di Amon) e a metà delle due pareti laterali si aprivano due piccoli stretti ambienti per la grande enneade heliopolitana.

L’ultima stanza era la sala per la tavola delle offerte dove venivano fatte offerte solo ad Hatshepsut. Il santuario venne successivamente ampliato come luogo di culto di due architetti (Amenofi figlio di Apu e Imhotep) mentre la corte dell’ultimo terrazzo fu usata come sanatoio.

Il tempio è uno dei momenti più famosi della propaganda di Hatshepsut, con la quale la regina intendeva auto legittimare il suo potere, è il mito sulla sua nascita. La stessa fece immortalare i dettagli della sua propria mitologica nascita in un ampio ciclo iconografico raffigurato sulle pareti del tempio, così da giustificare indiscutibilmente i propri diritti al trono.

La composizione delle immagini e dei testi di tale mito meravigliosamente raffigurato, evocherebbe la consacrazione con la quale il dio Amon, protettore della dinastia, secondo tale propaganda il vero padre di Hatshepsut, l’avrebbe designata dall’alto della sua autorità a regnare.   

Anche se statue ed ornamenti sono stati rubati o distrutti, sappiamo che la struttura un tempo conteneva due statue di Osiride, un viale costellato di sfingi e molte altre sculture della regina in pose diverse: in piedi, seduta o in ginocchio.
Molti di questi ritratti furono distrutti per ordine del figliastro Thutmose III dopo la sua morte.

Il tempio funerario doveva avere anche un tempio a valle che però non è stato ancora trovato.

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