Egitto 5) Sarapeum di Saqqara

Quando si dice Egitto si pensa subito alle piramidi e al Nilo, alla Sfinge e Tutankamon, ai tesori e ai misteri della Valle dei re; ma vi sono altri luoghi pervasi di misteri ancora non svelati.

Saqqara fu la necropoli più importante di Menfi dalla prima dinastia fino all’epoca cristiana. Ospita la celebre Piramide di Djoser, considerata la prima piramide del mondo.

Costruita da Imhotep, il primo architetto riconosciuto della storia, nel 2630 a.C. durante il mandato del faraone Djoser, appartenente alla dinastia III, la piramide a gradoni è il luogo più importante del complesso funerario del faraone. La piramide, lunga 140 metri, larga 118 metri e alta 60 metri, è composta da piccoli blocchi calcarei.

La Piramide di Djoser, che consiste di sei mastabe di dimensioni decrescenti costruite una sull’altra, riveste un’enorme importanza architettonica, perché rappresenta l’origine delle piramidi egiziane.

Oltre alla piramide a gradoni di Djoser (o Zoser), a Saqqara si trovano anche numerose piramidi più piccole e anche le tombe di alcuni nobili e governatori di prestigio che raggiungono quasi il livello della necropoli della Valle dei Re: le tombe di Mereruka, Kagemni, Ankhmahor, Idut e Ti!

SERAPEUM DI SAQQUARA

Il Serapeum di Saqqara è stato riportato alla luce da Auguste Mariette fra il 1850 e il 1852. Il luogo dove venivano sepolti i tori sacri di Apis.
Questo era il nome che veniva dato al toro simbolo di fertilità e potenza sessuale e fisica. Il Dio si incarnava nel toro e quindi poteva esistere solo un toro sacro alla volta; quando ne moriva uno si cercava un altro esemplare con le stesse caratteristiche. I tori morti venivano sepolti nel Serapeum con sontuosi funerali.

In Egitto vi erano due Serapeum: uno a Saqqara, dove si adorava Apis, e l’altro ad Alessandria, dedicato a Serapis. Serapeum difatti deriva proprio da Serapis.

Situato sulla riva ovest del Nilo, a circa 30 km a sud dal Cairo, si trova il sito di Saqqara (Saccara), una delle aree funerarie più antiche e vaste di tutto l’antico Egitto. Sull’immensa necropoli torreggia la piramide di Teti, il primo sovrano della VI dinastia d’Egitto. Il faraone costruì la piramide e il vicino tempio mortuario durante il suo regno, più di 4 mila anni fa.

Giganteschi sarcofagi di granito dal peso di 70 tonnellate, sono posizionati in anguste nicchie scavate nelle profondità della terra. È l’enigma di Saqqara, uno dei siti archeologici più antichi e vasti dell’antico Egitto. Ricercatori si domandano come è stato possibile posizionare questi mastodontici manufatti in spazi così ristretti e ad oggi rimane un mistero non risolto.
Ma quali sono i motivi?

La piramide di Teti è molto importante, in quanto contiene le iscrizioni più antiche del mondo, parte dei cosiddetti “Testi delle Piramidi”, una collezione di antichi scritti religiosi risalenti al 2400 a.C., contenenti passaggi su Osiride, il dio egizio dell’aldilà, e istruzioni su come preparare le spoglie del faraone in vista della sua ascesa al cielo dopo la morte.

Rimaste indisturbate sotto le sabbie del deserto per secoli, le rovine di Saqqara custodiscono il vero mistero di tutto il sito, un enigma situato ad appena 800 metri dalla piramide di Teti.
Il Serapeum è una tomba sotterranea, ingrandita durante il “nuovo regno” sotto la gestione di Ramesses II, che contiene sarcofaghi di granito e di basalto che si pensa siano stati trasportati dalla città di Assuan a circa 960 chilometri di distanza, con i resti dei tori Apis.

Queste scatole di pietra pesano almeno 70 tonnellate ciascuno e, con il coperchio, raggiungono 100 tonnellate. l Serapeum è scavato a dodici metri di profondità e si compone di tre passaggi; il master è lungo 68 m, 3 m di larghezza e 4,5 m di altezza, con 24 camere laterali tagliate nella roccia, di cui la più lunga va da 6 a 11 metri e da 3 a 6 m di larghezza, 24 bare contenenti 80 tonnellate ciascuno, con coperchi di 15 tonnellate fatti di granito e basalto di estrema durezza.

Rifiniti con elevata accuratezza, i sarcofaghi presentano superfici perfettamente piane e levigate tanto da potersi specchiare. Gli angoli sono esattamente retti in ogni lato e di conseguenza le pareti interne risultano parallele fra loro.

Il coperchio combacia in modo perfetto tanto da produrre una chiusura ermetica e impedire l’accesso dell’aria fra le due superfici. Queste 24 tombe dovevano avere uno scopo o un uso che nessuno è riuscito a capire. Si dice tra i ricercatori che il Serapeo oltre ad essere una necropoli è  piuttosto un luogo magico di cui non sappiamo nulla di più, dove appunto ci sono le famose scatole nere o sarcofagi. Nella parte estrena delle lastre rettangolari dei coperchi delle tombe, sono stati trovate varie scritte e disegni geometrici di diversi tipi. Ciascuno dei sarcofagi presenta intagli perfetti e incredibili.

Un lavoro di questa precisione appare estremamente difficile da realizzare con gli utensili ordinari che la scienza ufficiale assegna alla civiltà egizia. Quindi ci si domanda quali attrezzi siano stati usati e quale metodo di lavorazione sia stato seguito per ottenere tale risultato, in un epoca ove era conosciuto solo il rame. Per quale motivo si è dovuto estrarre un blocco di granito o di basalto di oltre 100 tonnellate e scavarlo all’interno con una esattezza maniacale e situarlo in un sottosuolo in stretti loculi scavati nel calcare, percorrendo angusti passaggi che non potevano certo ospitare le decine di lavoratori impegnati nel loro trasporto e collocazione.

Quale è stata la necessita di fabbricare 21, e in origine erano 24, sarcofaghi così perfetti? Difficile anche pensare che artigiani possano aver prodotto superfici finemente lavorate e precise nelle loro misure.
Non si può immaginare la mole di lavoro derivata dalla necessità di accostare perfettamente i blocchi fra di loro, posizionarli nel punto esatto, formare gli incastri con estrema precisione, preparare il terreno ove posizionare la costruzione.

A pensare che tutto ciò è successo più di 30.000 anni fa.

Inoltre a Saqqara vi sono 18 colonne di quarzite alte undici metri in un cortile del tempio di Pepi II. Anche adoperando la tecnologia moderna rimane difficile tagliare la quarzite.

L’egittologia non sa ancora spiegare come gli egizi abbiano prodotto smisurate colonne arrotondate in pietra dura. Ed allora azzarda ipotesi per farle diventare realtà. Il loro diametro non è sempre un cerchio perfetto e la mancanza di tracce di un sostegno per mantenerle in posizione orizzontale, mentre vengono modellate da un eventuale tornio, fa pensare a prodotti artificiali e quindi al cemento. Potrebbero anche aver usato uno stampo costruito con lo stesso cemento per la loro formazione.

Inoltre, il gigantesco macchinario immaginato dall’egittologo Dunn per levigare le colonne non poteva sparire in seguito ad un cataclisma. Quantomeno si doveva trovare testimonianza di queste stupefacenti macchine nei documenti antichi, nelle scritture, nei bassorilievi, nelle illustrazioni. Su questo non ci sono dubbi. Mancano tali testimonianze.

A questo non si può ammettere che, forse, potevano avere tecnologie avanzate oggi perdute e dimenticate. No, ci sarebbe da riscrivere un bel pezzo di storia antica, forse anche tutta…

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