E se i nostri figli non volessero, a tutti i costi, essere delle star del web?

Il fenomeno è ormai diffuso, consolidato e ampiamente conosciuto, stiamo parlando del sharenting, share + parenting, che tradotto letteralmente indica l’attività da parte dei genitori, eccessiva e a volte quasi ossessiva, di condividere fotografie e immagini dei bambini e delle loro attività quotidiane.

Il fenomeno riguarda tutti, o quasi, i genitori tecnologicamente alfabetizzati e bramosi di condividere la loro vita e i momenti della giornata su Facebook, Instagram e altri social network. E fin qui, niente di male. Sappiamo bene di vivere in quell’epoca dove “è più importante condividere che vivere”, come afferma una celebre canzone.

Ma finché c’è consapevolezza, scelta e libero arbitrio, chi siamo noi per giudicare tutte le persone che vogliono condividere i momenti più importanti o le tappe della loro vita? Il discorso però si complica un po’ quando, a queste tappe, si aggiunge la nascita del figlio e la conseguente esposizione mediatica.

Foto scattata a un bambino pronta da condividere

Foto scattata a un bambino pronta da condividere

Bambini sui social: una tappa da raccontare?

Con questa lunga e doverosa premessa abbiamo lanciato le basi di un discorso ben più ampio che parte proprio dal fatto che, i figli, non sono una tappa della vita di coppia o individuale. Iniziare a comprendere che i bambini sono persone con propria dignità, propri diritti, e propria privacy esattamente come gli adulti, apre degli scenari assai più complessi.

Sappiamo che, finché i figli restano minorenni, è la potestà genitoriale a esercitare i loro diritti. Ma questo vuol dire che quindi i genitori possono scegliere di trasformare i loro figli in star sul web senza il loro consenso? E se un giorno il piccolo Leone rinfacciasse a mamma Chiara Ferragni e a papà Fedez tutta questa esposizione?

Quello dei Ferragnez, intendiamoci, è solo un esempio al quale se ne sommano tanti altri che coinvolgono Vip, Celeb e anche Nip.

Che poi probabilmente, davanti a quella fotocamera, ormai diventata parte integrante della giornata di tutti, i bambini si divertono anche. Ma non è quello il punto. Dovremmo invece chiederci se un bambino di 3 o 4 anni ha la consapevolezza di quello che sta facendo. E conosciamo tutti la risposta. E, di conseguenza: quanto è giusto che i genitori abbiano totale libertà di scelta nel condividere le fotografie dei bambini su Facebook e Instagram?

Un po’ di dati tratti da una storia vera

Prima di analizzare i dati ufficiali, provate a dare un’occhiata ai vostri social feed, siamo certe che tra i contatti avrete sicuramente degli eccessi. Un’amica o un conoscente che pubblica un selfie al giorno col proprio bambino, anche nelle situazioni più intime e imbarazzanti; che poi, ammettiamolo, ci fanno persino sorridere.

Quello dello sharenting è un fenomeno analizzato da diversi anni, al punto tale da aver prodotto una letteratura massiccia e più o meno completa. Basta googlare la parola per trovarsi davanti a editoriali, libri, saggi e ricerche di ogni genere. E tutte presentano più o meno lo stesso monito, quello di essere moderati nella pubblicazione perché i rischi sono dietro l’angolo.

Però, i dati raccontano un’altra storia, molto più vera delle pubblicazioni. Secondo uno studio condotto dalla London School of Economics, tre genitori su quattro pubblicano regolarmente foto e video dei loro figli.

Secondo una ricerca condotta da Mitchell K. Bartholomew, ricercatore presso l’Università dell’Ohio State University, il 98% dei genitori attivi su Facebook posta foto dei loro figli. Un’altra ricerca condotta nel 2014 dall’Università del Michigan, ha rivelato, a seguito di un intervista fatta a 569 genitori, che il 56% delle madri e il 34% dei padri avevano postato sui social network fotografie e informazioni riguardanti i figli.

E ancora, un sondaggio condotto dal Family Online Safety Institute, condotto su un campione di 589 genitori, ha rilevato che il 20% di questi ha condiviso sui social fotografie o informazioni che i figli potrebbero trovare imbarazzanti in futuro. Il 10% degli intervistanti, invece, ha raccontato di aver ricevuto proprio da figli la richiesta di cancellare l’informazione che li riguardava.

Genitori da tenere a bada

L’educazione digitale, soprattutto quella che riguarda la condivisione, è oggi oggetto di discussione molto ampia. Tuttavia di strada da percorrere ce n’è ancora molta, basta pensare al fenomeno del cyberbullismo e alle vittime che miete ogni anno tra i giovanissimi. Ed è qui, davanti a parole così spaventose, che scatta il campanello d’allarme dei genitori.

Sì perché mamma e papà lo sanno che la rete può essere pericolosa, e le preoccupazioni su cosa possono fare i figli, con uno smartphone e una connessione quando sono da soli, dilagano. Tutto lecito, per carità, ma la verità è che anche i genitori dovrebbero essere tenuti a bada.

Preoccuparsi di cosa fanno i figli e non preoccuparsi di cosa si fa per loro è un paradosso. Uno studio sullo sharenting condotto da Davide Cino e Silvia Demozzi, e pubblicato sulla Rivista Italiana di Educazione Familiare, ha rivelato che l’88% delle mamme che pubblica foto dei figli non li ha mai consultati prima di farlo, mentre l’87% di loro ritiene che quello di postare le informazioni sia un diritto genitoriale.

Probabilmente, quando nel 2019 Gwyneth Paltrow ha pubblicato su Instagram un selfie con la figlia, avrà pensato la stessa cosa. Tuttavia Apple, figlia dell’attrice e del frontman dei Coldplay, era tutt’altro che d’accordo e, per mezzo social, ha ricordato alla madre che non può pubblicare le foto senza il suo consenso. Insomma, un classico scontro generazionale questo, dove però i figli insegnano la moderazione e la prudenza ai genitori.

Bambini sui social network

Bambini sui social network

La privacy, i rischi e il paradosso moderno

I motivi per non fare sharenting sono tantissimi e non staremo qui a fare un elenco, per questo ci pensa già la letteratura moderna. Sappiamo tutti che, pubblicare le foto dei bambini, sottopone loro a diversi rischi tra cui pedofilia, furto d’identità, cyberbullismo, ecc.

L’aspetto che vogliamo portare alla luce è quello che riguarda la volontà dei bambini, in una società che sembra essersi dimenticata di loro. Siamo certe che loro vogliano diventare delle star del web e apparire a tutti i costi? Tra i dati analizzati precedentemente, ricordiamoci che una buona percentuale delle fotografie pubblicate dai genitori potrebbero risultare imbarazzanti in futuro. Oltre al fatto che c’è una buona parte di ragazzi che chiede esplicitamente ai genitori di non postare le loro informazioni.

Ma allora, che bisogna fare? Non pubblicare più niente che riguardi i propri figli o coprire le facce con le emoji più divertenti del web per mostrare che ci sono e che stanno crescendo bene? Una risposta assoluta, noi non ce l’abbiamo, tuttavia l’invito è quello di riflettere su cosa vogliono davvero i nostri figli in quanto titolari di bisogni, esigenze, diritti e doveri.

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