Disturbi dell’apprendimento, del linguaggio, disgrafia dislessia, disortografia, discalculia, difficoltà di concentrazione: termini e diagnosi con le quali abbiamo preso tutti molta confidenza, rispetto al passato. L’attenzione e la conoscenza verso alcuni di questi fenomeni si è affinata negli anni, e per un bambino/a che oggi ne soffra ci sono specifici paramenti identificativi dei sintomi quanto terapie risolutorie ed efficaci.
I disturbi dell’apprendimento sono molteplici, presentano caratteristiche diverse come diverse saranno le terapie da mettere in campo, qui abbiamo deciso di approfondire disgrafia e disortografia per comprendere bene come gestirle, grazie all’aiuto dello psicologo dottor Pierluca Nicolò.
Disgrafia e disortografia: cosa sono, le differenze
Disgrafia e disortografia sono due disturbi differenti che possono affliggere bambini e bambine creando non pochi problemi scolastici come anche di relazione e di autostima.
Ma non dobbiamo allarmarci, né correre a fare diagnosi affrettate. Alcune abilità richiedono un graduale miglioramento che il tempo garantisce ad ognuno di noi, con l’accrescimento delle normali competenze in base all’età. Per questo, ultimamente è la scuola stessa, raggiunta una determinata fascia di età , come vedremo in seguito, a verificare la presenza di eventuali segnali identificativi di disgrafia o di disortografia.
“La disgrafia è una difficoltà di scrittura che riguarda, nello specifico, la riproduzione dei segni alfanumerici. Il bambino che presenta disgrafia ha una scrittura molto irregolare, l’impugnatura della penna è spesso scorretta e la scorrevolezza della mano, sul piano di scrittura, risulta difficoltosa.
I bambini disgrafici presentano difficoltà nelle seguenti abilità o competenze:
- grafo-motorie
- di orientamento e integrazione spazio-temporale
- di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica generale
- di discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale
- metafonologiche.
Le abilità di base compromesse sono:
- percezione organizzazione spazio-temporale
- integrazione spazio – temporale (ritmo)
- conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo
- equilibrio e coordinazione
- rilassamento
- coordinazione visuo – motoria e oculo – manuale”.
Prima di leggere le parole del dottor Pierluca Nicolò, su cosa sia la disortografia, possiamo spingerci a fare una riflessione sull’incidenza che possano avere i tanti dispositivi in mano ai nostri bambini, già in tenera età.
Se i bambini, sin da piccolissimi, interagiscono quotidianamente con i vari schermi, dunque con gli occhi, la mente e le dita, le normali abilità che si conquistano con l’esercizio manuale, la concertazione dei giochi e nelle attività ludiche tradizionali, non saranno traguardi facili da raggiungere.
La sedentarietà, l’esposizione alle luci blu, a contenuti non adattai all’età, accompagnata da una postura errata, causata dal tablet o dal cellulare, provocano molti danni, come gli esperti non mancano mai di raccontarci. Danni fisici, psicologici, come quelli relativi alla mancanza di concertazione, come quelli anche legati alla coordinazione. L’argomento è assai ampio, qui basta dire che certamente, alcuni disturbi vanno anche valutati specificatamente in relazione ai nativi digitali.
“La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.
I sintomi principali sono:
- omissioni (mancanza di parti di parole come la doppia consonante per es.)
- confusione tra fonemi e grafemi simili (es. suoni alfabetici F vs V, b vs p)
- inversioni (difficoltà a rispettare la sequenza dei suoni all’interno delle parole es. dinosauro vs disanouro).
Risultano compromesse alcune abilità di base come il linguaggio, e si presentano anche difficoltà metafonologiche, difficoltà nell’organizzazione e nell’integrazione spazio-temporale, scarsa capacità percettiva e discriminazione uditiva e visiva, lentezza nella simbolizzazione grafica”.
A che età riconoscerle e come trattarle
Come dicevamo, bisogna essere attenti a non farsi prendere da dubbi, prima di aver raggiunto una certa soglia di età. Bambini e bambine che frequentano ancora la scuola dell’infanzia, seppur possano già essere in grado di leggere, scrivere e verbalizzare in modo fluido, non possono essere soggetti ad una diagnosi relativa ai disturbi dell’apprendimento.
Fare una diagnosi corretta è importante per il relativo trattamento riabilitativo volto a gestire il disturbo. Non è positivo affrettare i tempi, poiché non è questo che darà risultati efficaci. La cosa importante è non rimandare il trattamento una volta che la diagnosi sia arrivata tempestivamente ma senza briciare le tappe. Non tutti bambini e le bambine, lo sappiamo, sviluppano le competenze nello stesso momento, nello stesso arco temporale, dunque, prima della fine della seconda elementare è inutile fasciarsi la testa, di fronte ad alcuni dei sintomi sviscerati in alto, grazie al dottor Nicollò.
“Se la diagnosi, effettuata al termine della classe seconda della scuola primaria, circa 7-8 anni, accerta la presenza di disgrafia o disortografia, è bene iniziare un trattamento logopedico e psicologico a cadenza settimanale, fino al raggiungimento di obiettivi dichiarati in sede di progetto terapeutico.
Il trattamento può essere condotto con l’uso di tecnologie informatiche (prevalentemente programmi di videoscrittura con sintesi vocale); si possono effettuare esercizi motori per migliorare la coordinazione occhio-mano; si può lavorare sul potenziamento lessicale, che porta con sé anche un’evoluzione delle abilità ortografiche. Ovviamente, gli esercizi saranno via via sempre più complessi in linea con l’evoluzione delle abilità dei bambini.
Poi si parlerà anche di una didattica personalizzata: oltre al lavoro individuale con gli specialisti, la Legge 170/2010 prevede l’introduzione di strumenti compensativi e misure dispensative a scuola per consentire allo studente di raggiungere gli stessi obiettivi scolastici dei compagni, cercando sempre di lavorare anche con incontri specifici di gruppo a scuola. Questo lo si fa per destrutturare l’idea che i disturbi specifici di apprendimento siano malattie da cui guarire e anche l’errata convinzione che le difficoltà scolastiche dei ragazzi e delle ragazze con DSA siano dovute alla semplice mancanza di impegno”.
Rispetto al passato, a quei decenni in cui eravamo noi sui banchi di scuola, la scienza e la psicologia hanno fatto passi da gigante e la sensibilità verso questi temi si è decisamente alzata. Riconoscere tali disturbi ci permette di evitare di etichettare il bambino o la bambina come quello o quella che non studia, che non è interessato all’apprendimento. Coloro che presentano i disturbo dell’apprendimento richiedono uno sguardo diverso da parte della scuola, dei docenti, ma anche da parte dei compagni di classe che devono sempre avere un atteggiamento inclusivo. Ciò potrà essere più facile se i nostri figli vedranno negli educatori e nel mondo adulto in genere, a cominciare dai propri genitori, un comportamento non giudicante, ma aperto alla conoscenza.
Fonti Bibliografiche:
Vio, C., Tressoldi, P., E., Lo Presti, G., Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento, Erikson, Trento, 2022
Pratelli, M., Disgrafia e difficoltà grafo-motorie, Valutazione, intervento e prevenzione, Erikson, Trento, 2022.
AA.VV., Disortografia, disgrafia e altre difficoltà di scrittura, Erikson, Trento, 2017.